Palco
«Odissea» a Foggia: il mito va in scena
La riscrittura di Anna Laura d’Ecclesia: «Ognuno può essere Ulisse»
Per la sua riscrittura dell’Odissea, in scena l’1 e il 2 febbraio al Teatro della Polvere di Foggia, l’attrice e regista Anna Laura d’Ecclesia sceglie come sottotitolo la parola «Nessuno». La ragione della ventottenne drammaturga è dentro un ossimoro: «Nessuno è ognuno di noi. Nessuno è invece qualcuno esistito, Odisseo, che mitologicamente potrebbe apparirci irreale ma che, attraverso un’opera vecchia oltre 2500 anni, ci dimostra che qualunque eroe, nella realtà di oggi, prova amore, paura, scappa dai mostri e ama l’avventura. Ognuno di noi può essere un Ulisse». Commenta così la «sua» Odissea d’Ecclesia, che all’età di 13 anni iniziò a seguire la scia epica del tumultuoso viaggio scolpito da Omero, vincendo il premio speciale dell’Accademia mondiale della poesia di un concorso condiviso con grandi autori come Wim Wenders, Theo Angelopulos e Tonino Guerra: «Tu sbocchi nel mare per poi ritornare, da una goccia, oceano puoi diventare». Da quella lirica acerba, quindici anni dopo, sboccia una ricostruzione teatrale dell’Odissea che vede la stessa d’Ecclesia in scena assieme agli interpreti Deborah Carlucci, Tony Mancini e Luciano Maria Riccardo Veccia. «Pezzi» di quel Teatro della Polvere, presieduto da Marianna Bonghi, che nel rione «Quartieri Settecenteschi» di Foggia, quotidianamente, compie un’opera di educazione sociale.
La penna di d’Ecclesia ambisce ad ammodernare l’Odissea (riletta con la figura esperta di Marco d’Ecclesia) «affrontando, attraverso i tanti personaggi incontrati da Ulisse durante il viaggio di ritorno verso Itaca, i temi della società attuale - spiega la regista -. Come il libero arbitrio, quando ci chiediamo se certe azioni dell’eroe siano frutto della coscienza o dell’Olimpo. O l’identità di genere, che emerge dall’ambiguità sessuale dell’indovino Tiresia. Oppure il valore umano che ho voluto evidenziare, approfondendo la figura di Penelope, alla quale Odisseo vuole ritornare, mostrando l’inedito sentimento, per i tempi antichi, della nostalgia, contrapposta all’immortalità garantitagli dagli Dei. Ancora: il sacrificio, quando Odisseo, giunto nello Stretto di Messina, preferisce affrontare Scilla piuttosto che Cariddi, evitando la fine dell’intero suo equipaggio, vedendosi giustiziare solo sei uomini valorosi». E nell’Odissea di Anna Laura d’Ecclesia, l’equipaggio «sarà il pubblico», perché lo spettacolo, attraverso le scenografie realizzate dall’Accademia di belle arti di Foggia ed un caleidoscopio di registrazioni, delle voci di Stefano Corsi e Marcello Strinati, di luci, ombre e proiezioni, si presenterà reale.