Dopo la cattura
Boss Raduano confessa in aula: «Ho commesso 5 omicidi»
Il capoclan di Vieste: «Ho ucciso Cintaridd perché volevo prendere il suo posto»
VIESTE - La scia di sangue: “sono coinvolto in oltre 10 omicidi, di cui 5/6 eseguiti” e ha confessati gli omicidi di Angelo Notarangelo, Giuseppe Silvestri, Omar Trotta, Gianmarco Pecorelli; la lupara bianca di Pasquale Notarangelo; i tentativi di omicidio di Giovanni Caterino e Emanuele Finaldi. Le ragioni del pentimento: “per dare un futuro migliore a mio figlio, perché ho subìto vari tentativi di omicidio, perché mi sono stancato di fare questa vita di omicidi e latitanze”. L’appartenenza alla mafia garganica: “ero a capo dell’articolazione viestana rivale del gruppo Iannoli/Perna che era alleato dei Libergolis-Miucci; il mio clan era invece alleato dei Romito/Lombardi/Scirpoli, a loro volta alleati con i Moretti di Foggia: ci scambiavano killer, armi, auto, ci aiutavamo a vicenda per le latitanze”. Gli affari criminali: “omicidi, droga, estorsioni, rapine a portavalori”. Così la prima volta da pentito in aula di Marco Raduano, classe ’83, viestano detto “Pallotta”, già al vertice dell’omonimo clan, ergastolano catturato il 2 febbraio scorso a Bastia in Corsica dopo un anno di latitanza, iniziata il 24 febbraio 2023 quando evase dal carcere di Nuoro dove scontava 19 anni per traffico di droga; collabora con la Giustizia da metà marzo.
Raduano ha deposto in videoconferenza da una località segreta volgendo le spalle alla telecamera, nella tranche del processo “Omnia nostra” a 24 imputati in corso in Tribunale a Foggia. Raduano ha risposto per oltre 3 ore alle domande dei pm della Dda Luciana Silvestris e Ettore Cardinali; il controinterrogatorio dei difensori è fissato al 4 luglio. L’inchiesta “Omnia nostra” sul clan Lombardi/Ricucci/La Torre ex gruppo Romito, rivale dei Libergolis-Miucci di Monte Sant’Angelo, sfociò nel blitz di Dda e carabinieri del 7 dicembre 2021 con 32 arresti. Il processo a 45 imputati per 57 capi d’imputazione si è diviso in tre tronconi: abbreviato per 19 garganici, condannati lo scorso ottobre dal gup di Bari, tra cui lo stesso Raduano cui è stato inflitto l’ergastolo per mafia, 2 omicidi (Silvestri e Trotta) e il tentato omicidio Caterino; rito ordinario per 24 accusati in corso a Foggia; processo in Assise per ulteriori 2 imputati.
L’ex boss ha raccontato della sua iniziale alleanza con i Libergolis-Miucci di Monte Sant’Angelo, che lasciò quando seppe in carcere che proprio i suoi alleati insieme a Girolamo Perna (“inizialmente io e lui eravamo alleati”) erano coinvolti nell’omicidio del cognato Gianpiero Vescera, assassinato a Vieste a settembre 2016. Decise così di avvicinarsi al gruppo Romito ora denominato Lombardi/Ricucci/Lombardi, superandone le diffidenze. Tramite il viestano Danilo Pietro Della Malva (pentitosi 3 anni fa) entrò in contatto col mattinatese Francesco Scirpoli, quindi con i vertici del gruppo: Pasquale Ricucci alias “Fic sicc” (ucciso nel novembre 2019 nella guerra con i Libergolis-Miucci); Matteo Lombardi, alias “u carpinese” che sconta l’ergastolo per l’omicidio Silvestri; e Pietro La Torre. Li convinse ad allearsi con lui rivelando loro i segreti del gruppo Libergolis/Miucci a cominciare dai progetti di colpire i rivali.
Il collaboratore di Giustizia ha parlato di parte degli omicidi che ha confessato alla Dda, spiegando che “non colpivamo persone innocenti ma che si erano macchiate di delitti di sangue”. Ha ammesso che anche lui partecipò all’omicidio di Angelo Notarangelo, alias “Cintaridd”, per prenderne il posto, agguato (ancora impunito) che sarebbe stato concordato col i Libergolis-Miucci. Angelo Notarangelo era al vertice dell’omonimo gruppo poi scisso tra clan Raduano e rivali Perna/Iannoli: la sua morte violenta fu il primo di 19 fatti di sangue succedutisi a Vieste sino all’estate 2022 con 10 morti, 1 lupara bianca, una serie di agguati falliti. Il pentito ha ammesso il coinvolgimento nella lupara bianca di Pasquale Notarangelo, nipote di Angelo, scomparso a maggio 2017. Tra gli omicidi confessati in aula anche quello di Gianmarco Pecorelli, ucciso nel giugno 2018 in quanto ritenuto schierato con i Perna/Iannoli.
Raduano ha ribadito d’essere uno degli esecutori dell’omicidio di Giuseppe Silvestri, ritenuto vicino ai Libergolis, ucciso a colpi di lupara a Monte Sant’Angelo il 21 marzo 2017 da un commando di cui faceva parte anche Matteo Lombardi che per questo delitto sconta l’ergastolo. Ha detto d’essere coinvolto nell’omicidio di Omar Trotta assassinato a Vieste nel suo ristorante il 27 luglio 2017, in quanto ritenuto legato al clan rivale. Fece parte del commando di 3 sicari che la mattina del 18 febbraio 2018 a Manfredonia tentò di uccidere Giovanni Caterino legato ai Libergolis, agguato organizzato per vendicare l’omicidio del boss Mario Luciano Romito assassinato il 9 agosto 2017 nella strage con 4 vittime vicino San Marco in Lamis, mattanza in cui Caterino fece da basista, tanto da essere stato condannato all’ergastolo. Per questi tre fatti di sangue a Raduano è stato inflitto in primo grado il carcere a vita in “Omnia nostra”.
Si è parlato anche dell’omicidio di Giovanbattista Notarangelo ucciso a Vieste il 6 aprile 2018, omicidio per il quale lo scorso 12 aprile sono state arrestate 4 persone tra cui lo stesso neo pentito Raduano; e del tentato omicidio di Emanuele Finaldi del marzo 2015, in cui il collaboratore di Giustizia ha detto d’essere coinvolto, motivandolo con la presunta vicinanza della vittima alla vecchia guardia che si sarebbe riconosciuta in Angelo Notarangelo “Cintaridd”. Infine i pm hanno mostrato all’ex boss un album fotografico con decine di foto di garganici e non solo, chiedendo a Raduano chi riconoscesse e se sapesse di eventuali coinvolgimenti in affari criminali dei soggetti mostrati.