mafia garganica
Foggia, agguato al boss Sinesi: ecco i nuovi scenari
Il pentito Francavilla smonta la versione di 4 collaboratori di giustizia che accusano Albanese e chiama in causa due «cadaveri eccellenti»: Romito e Ricucci
L’ultimo pentito della “Società”, il boss Giuseppe Francavilla “scagiona” Giuseppe Albanese e sostiene d’aver saputo che non era lui uno dei killer che il 6 settembre 2016 al rione Candelaro cercarono di uccidere il capo clan Roberto Sinesi mentre era in auto con la figlia Elisabetta Sinesi e il nipotino di 4 anni: il mafioso e il bambino rimasero feriti. Albanese, 43 anni, detto “Prnion”, detenuto da novembre 2018 anche per altre vicende, è sotto processo dal 4 luglio 2023 in Tribunale a Foggia per il triplice tentato omicidio aggravato dalla mafiosità collegato alla guerra del 2015/2016 tra il clan Moretti/Pellegrino/Lanza e i rivali Sinesi/Francavilla che in 13 mesi contò 10 agguati con 3 morti e 11 feriti/scampati. A dire del pentito, il boss Rocco Moretti in un incontro faccia a faccia poco prima di Pasqua 2017 rivendicò la paternità dell’agguato al proprio gruppo, motivandolo come vendetta per il ferimento di Vito Bruno Lanza del 17 ottobre 2015 attribuito a Roberto Sinesi; sarebbe stato invece il garganico Pietro La Torre del clan Lombardi/Ricucci/La Torre (ex gruppo Romito) a confidargli in carcere nel 2022 che a sparare a Sinesi erano stati il foggiano Massimo Perdonò (non imputato); e i manfredoniani Mario Luciano Romito, poi assassinato nella strage di mafia garganica con 4 morti del 9 agosto 2017; e Pasquale Ricucci, alias “Fic secc”, ucciso a Macchia l’11 novembre 2019.
4 pentiti contro - A accusare Albanese del triplice tentato omicidio (tre o 4 killer da una “Fiat 500” rossa spararono con mitra e pistola contro Sinesi che era in auto con figlia e nipotino, il boss si salvò rispondendo al fuoco e mettendo in fuga i sicari) sono 4 pentiti: il foggiano Carlo Verderosa; l’ex boss di Altamura Pietro Antonio Nuzzi; il sammarchese Patrizio Villani già interrogati nel processo; e il brindisino Andrea Romano (nell’articolo a fianco le loro dichiarazioni ndr). Giuseppe Francavilla, 45 anni, esponente di primissimo piano dell’omonimo clan, collabora con la Giustizia dal 31 gennaio: sconta 12 anni per mafia e estorsione nel processo “Decimazione”, è in attesa di giudizio in “Game over” per traffico e spaccio di cocaina. Le dichiarazioni di Francavilla rese al pm della Dda Bruna Manganelli il 19 febbraio sono state depositate dal pm nel processo a Albanese a disposizione del difensore, l’avv. Francesco Santangelo che chiederà di sentire i pentito o d’intesa con la Dda di acquisire il verbale d’interrogatorio.
“Siamo stati noi…” – “Qualche giorno prima di Pasqua 2017 ebbi un incontro con Rocco Moretti” il racconto di Giuseppe Francavilla: “eravamo io, mio fratello Ciro” (pentitosi a dicembre scorso), “Moretti, Rodolfo Bruno” (cassiere del clan Moretti ucciso il 15 novembre 2018) “Massimo Perdonò e Franco Tizzano. Ci incontrammo in un deposito sulla circumvallazione, l’incontro lo chiese a me Moretti. Roberto Sinesi non era presente perché detenuto. La prima cosa che disse Rocco Moretti fu: ‘chiedo scusa per il fatto del bambino’ che non era stato visto da chi ha dato il via; aggiunse che la responsabilità era sua e non delle persone presenti in quella riunione. Aggiunse: ‘lui’” (riferito a Roberto Sinesi) ‘è stato l’autore dell’agguato a Bruno Lanza’” (per il quale furono arrestati e condannati due foggiani, tra cui un nipote di Sinesi) “’e adesso noi abbiamo fatto questo, quindi abbiamo pareggiato i conti. Lui non è morto, Lanza non è morto, aspettiamo che esce’” (Sinesi) ”’, poi se vuole chiudere chiudiamo, altrimenti andiamo avanti’”.
“Albanese non c’entra“ – A parlare a Giuseppe Francavilla di esecutori e dinamica dell’agguato fallito a Sinesi sarebbe stato invece “Pietro La Torre che fa parte del gruppo Lombardi/Ricucci, ex gruppo Romito. Nel 2022/2023 eravamo in carcere a Vicenza. La Torre non appartiene a un gruppo vicino al mio” (gli ex Romito sono alleati su Foggia con i Moretti; mentre i loro rivali Libergolis sono alleati dei Sinesi/Francavilla) “però in carcere si instaurò un rapporto tra noi. Mi fece la confidenza che a sparare a Sinesi, per quanto gli fu riferito dal cognato Pasquale Ricucci, erano stati Ricucci stesso poi ucciso nel 2019; Mario Luciano Romito, che voleva morto Sinesi perché diceva che era una persona che mette zizzania, fa fare delle cose e poi lui si tira dietro; e Massimo Perdonò, di cui però Rocco Moretti aveva escluso il coinvolgimento. Ricucci imprecava per il fatto del bambino e disse: ‘Sinesi non è morto perché c’era il bambino’. La Torre categoricamente disse che Albanese non c’era nell’azione, ma tutti avevano in bocca il nome di Albanese”.
La vendetta dei Sinesi – Il 29 ottobre 2016 il clan Sinesi/Francavilla per vendicare il ferimento del boss e del bambino decise di uccidere Albanese mentre si trovava all’interno del bar “H 24” di via San Severo. Vi fecero irruzione due killer con fucile e pistola ammazzando Roberto Tizzano, ferendo Roberto Bruno, parenti di esponenti del clan Moretti/Pellegrino/Lanza, mentre Albanese si salvò rifugiandosi nel bar. Condannati Francesco Sinesi, figlio di Roberto quale mandante; e Patrizio Villani, poi pentitosi a maggio 2022 quale esecutore. A dire di Francavilla “Francesco Sinesi sospettava del coinvolgimento di Albanese nell’azione omicidiaria del padre e decise di attentare alla sua vita. Contro Tizzano e Bruno non c’era nulla di concreto che li collegasse al ferimento di Sinesi; sospettavamo che Tizzano avesse potuto fare da bacchetta, cioè da osservatore ma senza alcuna certezza. L’agguato nel bar lo organizzò autonomamente Francesco Sinesi: disse che doveva dare una risposta”.