Anniversari
Foggia, l’altra faccia dell’onore per Francesco Marcone
La Legge incapace di fare giustizia a 29 anni dall’assassinio del direttore dell’ufficio del Registro
L’altra faccia dell’onore alla memoria di un servitore dello Stato, è l’”offesa” della Legge incapace di farsi Giustizia. All’omaggio a “un funzionario dello Stato distintosi per l’alto rigore morale, impegnato a contrastare ogni tentativo di illegalità”, come recita la motivazione della medaglia d’oro al merito civile assegnata il 31 maggio 2005 dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi a vedova e figli della vittima, fa da contraltare l’incapacità investigativa di dire chi e perché abbia “barbaramente assassinato nell’androne della propria abitazione in un vile agguato” Francesco Marcone, direttore dell’ufficio del Registro, ucciso a 57 anni con 2 pistolettate alla schiena il pomeriggio del 31 marzo ’95 nel palazzo di via Figliolia. Rincasava dal lavoro, volgendo le spalle a chi vigliacco non lo guardò nemmeno in faccia, foss’anche per dare alla vittima un barlume di verità sul perché stesse morendo.
Delitto contro lo Stato - L’anniversario numero 29 di quello che il questore dell’epoca Saverio Poli Cappelli definì “un calcio alle istituzioni, un delitto contro uno Stato che si vuole non faccia il proprio dovere, un’intimidazione per chi resta”, ripropone domande senza risposta destinate a rimanere tali; e risposte che la Storia non più cronaca ha dato. La morte di Marcone rimarrà uno dei tanti delitti impuniti in questa città, al vertice in Italia in una classifica del 2022 per omicidi irrisolti. L’omicidio è “un unicum a livello nazionale: non sono stati individuati né mandanti né esecutori” ha scritto la commissione parlamentare antimafia nella relazione di gennaio 2023 “e non c’è un accertamento giudiziario sulle radici o sulla partecipazione della criminalità organizzata, ma l’analisi del contesto, le modalità esecutive, la cappa omertosa che avviluppò le indagini sin dall’inizio, fanno ritenere plausibile un ruolo della mafia”.
L’ombra della Società Il sospetto, più un’intuizione che una concreta traccia investigativa percorribile, è che l’omicidio Marcone possa essere maturato in un intreccio affaristico-malavitoso che ruota intorno al mondo del mattone, con la vittima ostacolo da abbattere. L’Ufficio del Registro che Marcone dirigeva da 4 anni accerta, liquida, riscuote numerosi tributi; scova furbetti che frodano il fisco sottraendosi a imposte e inventandosi agevolazioni inesistenti. Se pure l’ombra della “Società foggiana”, si staglia, mai la Procura antimafia s’è occupata dell’inchiesta in mancanza di elementi che giustificassero la competenza a indagare. Antonio Catalano, killer del clan Sinesi/Francavilla pentitosi a gennaio 2005, disse d’aver saputo in carcere a Lecce da un omicida… che il boss… ricevette 500 milioni dal costruttore… (del cui nome il collaboratore di Giustizia non era nemmeno certo peraltro) per uccidere Marcone perché c’era qualcosa da nascondere su appalto sospetto scoperto dalla vittima. Dichiarazioni de relato così vaghe da non essere percorribili sul piano investigativo.
3 indagati, nessun colpevole – Cosa resta 29 anni dopo? Tre indagati, due ipotesi franate, l’archiviazione delle accuse. A luglio ’96 la Procura spedì 2 informazioni di garanzia per omicidio a un imprenditore ex consigliere provinciale e a un funzionario del ministero delle Finanze, immaginando (il gip archiviò perché l’ipotesi investigativa era priva di consistenza) che Marcone fosse stato eliminato perché voleva disporre verifiche sulla compravendita di un terreno venduto dall’imprenditore a un costruttore. Cinque anni dopo nel 2001 seguendo la traccia della “scientifica”, nuovo avviso di garanzia a un ex impiegato dell’ufficio del Registro, sospettato d’aver avuto il possesso del revolver calibro 38 marca Gamma usato per l’agguato. Arma mai trovata: faceva parte di un lotto di pistole e fucili appartenute a un vigilante che forse ne aveva simulato il furto, forse cedendole all’ex impiegato che era amico di un malavitoso contiguo alla “Società foggiana”: perché mai poi il sospettato dovesse avercela con Marcone non si è mai capito/accertato. Tanti forse, nessuna certezza, tutto arenatosi davanti alla morte in un incidente stradale dell’impiegato. Ci vollero ben 2 anni per accertare balisticamente che quel revolver aveva sparato già due anni prima contro la porta di casa di un altro funzionario dello Stato per un avvertimento rimasto senza autori e movente. Funzionario che due malavitosi erano convinti di aver picchiato (lui smentì, i riscontri gli davano ragione) senza dire chi li avesse incaricati. Fumo tanto, arrosto niente. La Giustizia s’è arresa da anni nella caccia a killer e mandanti, la memoria glielo ricorda a ogni anniversario.
l’arcivescovo Anche monsignor Ferretti, nel discorso in piazza XX settembre a conclusione della processione dei misteri, ha ricordato Marcone insieme a Panunzio.