In Puglia
L’archeologia sposa l’accoglienza: a Siponto i profughi afghani impegnati negli scavi
Gli atenei di Bari e Foggia e Parco di Manfredonia nell’iniziativa che punta a costruire un legame fra patrimonio culturale e comunità di immigrati
Pochi luoghi sanno creare incontro, dialogo e accoglienza quanto un sito archeologico. Può suonare insolito, ma con la sua storia stratificata e palpabile invita al contatto fra comunità umane anche diverse e distanti. A Siponto, in occasione della terza campagna di scavi condotti dalle Università di Bari e di Foggia, con la direzione di Roberto Goffredo, Maria Turchiano e di chi scrive, è stato avviato, in collaborazione con il Parco Archeologico di Siponto-Direzione Regionale Musei Puglia, un progetto sperimentale che punta a costruire un rapporto tra patrimonio culturale e comunità di immigrati, per i quali può costituire un fattore di riconoscimento e radicamento.
Lezioni, scambi di idee, contributi creativi, visite, laboratori, esercitazioni di lingua italiana, a cura di un’archeologa e di una sociologa dell’immigrazione, Elena Carletti e Velia Polito, hanno visto la partecipazione di un gruppo di profughi afghani ospiti della Caritas di Manfredonia e un gruppo di giovani senegalesi, bengalesi, egiziani, ucraini e di altre provenienze, seguiti dall’associazione sociale Medtraining. Si tratta di un’attività non facile ma estremamente entusiasmante, per noi e per gli amici immigrati, che punta a sperimentare nuove forme di inclusione, parte del progetto CHLIPEOS (Cultural Heritage, Landscapes, Inclusion, Participation, Education, Occupation, Sustainability) e ora del grande progetto PNRR CHANGES (Patrimonio culturale Innovazione attiva per una società sostenibile; spoke 1: Paesaggi storici, tradizioni e identità culturali). Abbiamo chiesto una testimonianza a Del Aga Shakeeb, giornalista perseguitato in Afghanistan, giunto a Manfredonia da alcuni mesi attraverso i corridoi umanitari, che si è reso portavoce dell’esperienza vissuta.
Ecco la testimonianza del giornalista Del Aga Shakeeb:
«Siamo un piccolo gruppo di afghani, composto da persone che soffrivano per la mancanza di immunità nel nostro Paese e, per questo, costretti a lasciarlo. Con la collaborazione dell’ufficio Caritas, siamo stati coinvolti nel processo di scavo e scoperta degli antichi resti romani e medievali della città di Siponto. Inizialmente abbiamo visitato i resti archeologici, scoperti dagli attenti studenti del Dipartimento di Archeologia, che hanno scavato sotto la luce dell’intenso sole di questi mesi.
Durante gli scavi sono state rinvenute fondamenta di edifici, di mura cittadine, case, un edificio residenziale, una piccola chiesa che si trova accanto al cimitero e io mi congratulo con loro per questa vittoria. Storia significa indagare gli eventi della vita umana, registrare e preservare come la condizione umana si sia articolata negli aspetti della politica e della società. L’archeologia, invece, cerca di insegnare in modo concreto lo stile di vita di un tempo. Possiamo dire, dunque, che l’archeologia è una scienza che dimostra la storia o ne illumina quelle parti oscure, attraverso l’acquisizione e la conservazione di manufatti materiali. Archeologia e Storia sono, dunque, due scienze che si completano a vicenda.
Vedendo le rovine storiche e la civiltà degli antichi romani viene da chiedersi quanto fossero forti e intelligenti le persone che costruivano strutture come le mura attorno alla città romana, larghe due metri, come fu possibile costruire così grandi e massicci edifici e scolpire tali robuste torri di osservazione. Tutto questo è la dimostrazione della grandezza storica di un’epoca che, in assenza di moderni strumenti di costruzione come gru e ruspe, fu in grado di costruire una fortezza enorme per proteggere la sua città e il suo popolo. La storia dei grandi imperi mostra la grandezza di un paese e di come un popolo ha acquisito esperienza, ha costruito la sua idea di società, di collaborazione, di lavoro.
La cultura del passato è importante soprattutto per i giovani, che, mossi dallo spirito di emulazione dei loro antenati, possono fare uno sforzo fruttuoso per il progresso e l’eccellenza del proprio paese. Il team di archeologi per coinvolgere la comunità locale ha organizzato un Open Day, il 7 ottobre 2023, in un’atmosfera intima e piacevole sotto l’azzurro del cielo che si univa al verde del prato del Parco Archeologico di Siponto. L’evento ha visto anche la realizzazione di uno spettacolo teatrale, basato sull’opera «Le città invisibili», di Italo Calvino, mentre il dolce vento autunnale suscitava entusiasmo e gioia tra gli spettatori.
I cittadini di Manfredonia si sono accomodati e si sono divertiti guardando lo spettacolo teatrale eseguito dagli studenti del dipartimento di archeologia e dagli attori della compagnia Bottega degli Apocrifi del Teatro Dalla di Manfredonia. Dato il mio interesse per la cultura antica e la storia, anche io ho partecipato e, alla fine dello spettacolo, sono stato accolto dalla comunità con dignità e ospitalità, con grande gioia per me. Colgo l’occasione per esprimere la mia gratitudine e il mio apprezzamento al professor Giuliano Volpe e alle dottoresse Elena Carletti e Velia Polito per avermi permesso di partecipare a questo magnifico spettacolo, dove le parti recitate si alternavano a composizioni musicali adorabili. Fin dal primo mattino sono stati esposti su tavoli decorati i manufatti, gli oggetti d’epoca romana e medievale, anche gli strumenti militari e di difesa, per raccontare la cultura degli uomini che in passato avevano abitato queste terre. L’esposizione è stata visitata da cittadini, studenti, giovani, che si muovevano sul prato del parco assieme ai rievocatori, che indossavano vari costumi dell’epoca, assumendo le sembianze di guerrieri, mercanti, governanti, uomini religiosi, pastori, contadini.
La presenza dei rievocatori ha immerso i presenti nel modo di vivere, nel pensiero, nei progressi e nelle invenzioni nel campo della pittura, del tessile, dell’edilizia, della fabbricazione di strumenti di guerra. Vedere queste persone indossare abiti di un tempo remoto ci ha riportato indietro, a un’epoca ormai lontana. Non posso che concludere dicendo che studiare e conoscere la nostra storia, i suoi monumenti, i suoi attori e i suoi eventi è molto importante, affinché i giovani possano maturare la memoria dei loro antenati e continuare a coltivarla, perché la nostra storia è il nostro orgoglio».