L’agguato di Nettuno
Foggia, Fratianni sotto processo per il tentato omicidio del boss
La Dda di Roma contesta l’aggravante mafiosa nei confronti dell’imprenditore che fece fuoco anche contro il figlio di Francavilla
FOGGIA - Inizierà a metà settembre davanti al Tribunale di Velletri il processo a Antonio Fratianni, 56 anni, costruttore di Foggia, detenuto dal 2 agosto 2022, accusato del duplice tentato omicidio aggravato dalla mafiosità del boss Antonello Francavilla di 46 anni e del figlio minorenne, avvenuto la mattina del 2 marzo 2022 nell’abitazione di Nettuno sul litorale laziale dove il capo-clan al vertice della batteria Sinesi/Francavilla della “Società foggiana”, era agli arresti domiciliari per estorsione.
Secondo la tesi accusatoria il costruttore voleva uccidere il malavitoso per non restituirgli un’ingente somma di denaro ricevuta due anni prima per costruire un palazzo; Fratianni si dice innocente e vittima di un tentativo di estorsione da Francavilla che avrebbe preteso un milione d’euro, un appartamento e un locale commerciale.
Se nel processo al Tribunale di Velletri nella cui giurisdizione ricade il territorio di Nettuno Fratianni veste i panni dell’imputato, è invece vittima e si è costituito parte civile nel giudizio abbreviato in corso al Tribunale di Foggia a 6 foggiani fermati il 22 luglio 2022 su decreti della Dda di Bari perché accusati del tentato omicidio del costruttore, programmato la sera del 26 giugno 2022 all’uscita dal casello autostradale di Foggia e sventato dalla squadra mobile.
L’accusa sostiene che i sei imputati in attesa di giudizio a Foggia, tra cui Emiliano Francavilla fratello minore di Antonello e come lui al vertice dell’omonima batteria, volevano ammazzare Fratianni sia per aver sparato al boss a Nettuno sia per non aver restituito i soldi provento di affari illeciti ricevuti dal clan per reinvestirli. I sei imputati - oltre a Emiliano Francavilla ci sono il genero Giovanni Consalvo; Mario e Antonio Lanza, padre e figlio; Michele Ragno e Giuseppe Sonnino - si dicono innocenti.
Nei giorni scorsi il gup di Roma ha accolto la richiesta della Direzione distrettuale antimafia della Capitale (tra i pm titolari dell’inchiesta c’è Alessandra Fini che per anni è stato sostituto procuratore a Foggia) e rinviato a giudizio Fratianni che si dice innocente: è difeso dall’avv. Francesco Ciacieri. Antonello Francavilla si è costituito parte civile. La Dda capitolina contesta a Fratianni di aver esploso almeno 10 colpi di pistola ferendo Antonello Francavilla a addome, torace e braccio e il figlio minorenne, colpito alla testa e al petto: entrambi furono ricoverati inizialmente in prognosi riservata. L’aggravante mafiosa viene contestata sia per il metodo utilizzato “avendo l’imputato agito indistintamente anche nei confronti del figlio minore dell’obiettivo dell’attentato, che è un soggetto stabilmente inserito in un clan mafioso”; sia per il movente “riconducibile a contrasti all’interno del clan, nel quale deve ritenersi orbitante Fratianni, che è transitato dall’essere imprenditore mera testa di legno asservita agli interessi del clan a collettore di somme di provenienza illecita del sodalizio mafioso”.
L’accusa poggia molto sul racconto di un dipendente dell’imputato, Domenico Sollazzo, foggiano, diventato testimone protetto dallo Stato nell’autunno scorso. Inizialmente fu fermato con gli altri 6 foggiani nel blitz del 22 luglio perché accusato d’aver preso parte al progetto per uccidere Fratianni, piazzandogli un gps sotto l’auto per monitorarne gli spostamenti; Sollazzo nell’immediatezza del fermo (accuse archiviate e status di teste protetto) disse a poliziotti e pm d’essere innocente; d’essere stato minacciato di morte e costretto da Emiliano Francavilla e Ragno a piazzare il gps sotto un veicolo; rivelò perché Fratianni dovesse essere ammazzato; raccontò i retroscena del ferimento di Antonello Francavilla per quanto a lui riferito da Ragno, versione sostanzialmente ribadita il primo dicembre nell’incidente probatorio davanti al gip di Roma chiesto dalla Dda per cristallizzare la prova e acquisirla in vista del processo.
«Ragno mi disse che Fratianni andò a Nettuno a casa di Antonello Francavilla; mentre questi gli preparava il caffè, Fratianni gli sparò alle spalle; Antonello scappò in camera da letto, dal bagno uscì il figlio minorenne, Fratianni sparò anche a lui. Per quanto mi riferì Ragno - aggiunse Sollazzo - Fratianni aveva ricevuto soldi in prestito da Antonello Francavilla e non li aveva restituiti».