La sentenza
Foggia, condanne definitive per boss e affiliati ai clan della “Società”
Le contestazioni della Dda vanno dall’associazione mafiosa alle estorsioni, dal possesso di armi al tentato omicidio. In 17 a 140 anni di carcere.
FOGGIA - Ci sono boss e picciotti della “Società” molti dei quali già detenuti, tra i 17 foggiani coinvolti nel blitz “Decimazione” contro la mafia del pizzo del 30 novembre 2018, riarrestati ieri mattina da carabinieri del nucleo investigativo e squadra mobile dopo che le condanne a circa 140 anni di reclusione complessivi sono diventate definitive, non avendo gli imputati presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza della corte d’appello di Bari del 7 novembre 2022. Scelta difensiva quella di non ricorrere alla Suprema corte perché le richieste di liberazione anticipata tramite sconti di pena per buona condotta (90 giorni scontati ogni anno di detenzione) possono essere presentate solo quando la sentenza diventa definitiva. Come adesso è successo per i 17 imputati. Ieri mattina gli investigatori hanno così eseguito altrettanti ordini di carcerazione firmati dalla Procura generale di Bari. Tra i destinatari spiccano i nomi dei boss Rocco Moretti e Vito Bruno Lanza al vertice del clan Moretti/Pellegrino/Lanza e del loro rivale storico Roberto Sinesi, tutti e tre detenuti da tempo.
I 17 arrestati – Gli ordini di carcerazione sono stati notificati a Francesco Abbruzzese, 46 anni, detto “Stoppino” condannato in appello a 8 anni, 10 mesi e 20 giorni per mafia, armi e tentata estorsione (9 anni e 4 mesi in primo grado); Alessandro Moretti, 32 anni, nipote del boss Rocco, che sconterà 7 anni e 4 mesi per mafia (10 anni in primo grado); Rocco Moretti, 72 anni, detto “il porco” condannato a 10 anni e 8 mesi per mafia, estorsione e armi (11 anni e 4 mesi in primo grado); Raffaele Palumbo, 39 anni, condannato a 8 anni e 4 mesi per estorsione (11 anni in primo grado); Massimo Perdonò, 46 anni, condannato a 10 anni e 8 mesi per mafia, armi e 2 estorsioni (16 anni in primo grado); Patrizio Villani, 45 anni, di San Marco in Lamis, pentitosi nel maggio 2022, condannato a 4 anni, 10 mesi e 20 giorni per mafia (10 anni in primo grado); Alessandro Aprile, 39 anni, condannato a 12 anni e 8 mesi per mafia, 5 estorsioni e 1 tentativo di estorsione (13 anni e 8 mesi in primo grado); Emilio Ivan D’Amato, che oggi compirà 50 anni, condannato a 9 anni, 6 mesi e 20 giorni per mafia, 2 estorsioni e 3 tentativi di estorsione (10 anni e 8 mesi in primo grado); Ernesto Gatta, 49 anni, che sconta 10 anni per mafia, estorsione e 2 tentativi di estorsione (10 anni e 8 mesi in primo grado); Vito Bruno Lanza, 70 anni, detto “u lepre” condannato a 8 anni per mafia (14 anni in primo grado), i figli Leonardo e Savino di 43 anni e 40 anni, che scontano 7 anni e 4 mesi per mafia (10 anni per entrambi in primi grado); Antonio Miranda, 66 anni, condannato a 6 anni e 8 mesi per estorsione (6 anni e 8 mesi in primo grado); Francesco Pesante, 35 anni, detto “u sgarr”, condannato a 10 anni e 4 mesi per mafia e 3 estorsioni (13 anni); Fausto Rizzi, 43 anni, condannato a 7 anni e 4 mesi per mafia e tentata estorsione (10 anni e 8 mesi); Roberto Sinesi, 60 anni, che sconta 9 anni per mafia (14 anni); e il figlio Francesco, 38 anni, condannato a 20 anni per mafia in continuazione con le condanne ancora per mafia inflitte in Corona e quale mandante dell’omicidio di Roberto Bruno e del ferimento di Roberto Lanza dell’ottobre 2016 collegato all’ultima guerra tra clan con i rivali del gruppo Moretti/Pellegrino/Lanza.
Il blitz – L’operazione “Decimazione” scattò all’alba del 30 novembre 2018 quando carabinieri e poliziotti eseguirono 30 ordinanze firmate dal gip di Bari su richiesta della Dda. Al termine delle indagini la Dda chiese il rinvio a giudizio di 29 uomini accusati a vario titolo di 24 imputazione: associazione mafiosa quali affiliati a due dei tre clan della “Società” (Moretti e Sinesi/Francavilla); 11 estorsioni e 5 tentativi di estorsione aggravati dalla mafiosità; 5 contestazioni di possessi d’armi; 1 tentato omicidio collegato alla guerra tra i due clan del 2015/2016 (la vittima rimase paralizzata) contrassegnata da 10 agguati con 3 morti e 11 feriti/scampati. Il processo si sdoppiò al termine dell’udienza preliminare dal gup di Bari: 4 imputati furono rinviati a giudizio e processati in Tribunale a Foggia che il 3 maggio 2022 ne assolse 1 e condannò gli altri 3 a 60 anni complessivi (pende l’appello); 25 optarono per il giudizio abbreviato davanti allo stesso gup che il 26 novembre 2020 inflisse altrettante condanne per complessivi 275 anni di reclusione. I 25 condannati presentarono appello; la corte d’appello di Bari il 7 novembre 2022 assolse 1 imputato e condannò gli altri 24 a 217 anni, 10 mesi e 20 giorni. Di questi 24 condannati, 17 non presentarono ricorso in Cassazione: le condanne sono così diventate definitive e ieri sono stati eseguiti gli arresti-bis.