Impresa
Manfredonia, nell’ex area «Enichem» arriva il rombo delle supercar
L’obiettivo dell’azienda Mazzanti: da 50 ai 500 operai a regime
MANFREDONIA - Non risolverà i problemi dell’area industriale ritagliata nel bel mezzo della piana di Macchia, lussureggiante riserva di uliveti secolari asservita negli Anni settanta del secolo scorso dalla statale Eni all’industria chimica, ma una svolta la determina. In quel famigerato crogiuolo di iniziative industriali che destano preoccupazioni e timori nel territorio sipontino, si va facendo largo il rombo di motori di automobili. Proprio le classiche quattro ruote. Insomma: una fabbrica di supercar. L’iniziativa imprenditoriale è partita e sta percorrendo la pista della burocrazia per realizzare quello che forse mai si sarebbe sospettato avvenisse in quell’area tormentata e bistrattata da attività che l’hanno sfruttata a morte. Una iniziativa che naturalmente guarda al futuro del settore, alla trazione elettrica.
«Abbiamo già acquisito da EniRewind i terreni dell’isola Cinque e dell’isola Nove dell’ex stabilimento di Macchia» annuncia Marco Monaco, presidente della «Mazzanti Industries», l’azienda di auto artigianali nata a Pontedera nel 2002, la quale ha pensato di investire al Sud Italia, esattamente nella piana all’ombra del Gargano. «Si tratta di un’area - spiega Monaco - di 95mila metri quadri dei quali 55mila destinati alla costruzione dei capannoni ove realizzare le macchine elettriche premium, quali Suv, Supercar, Hypercar e naturalmente della complessa componentistica automobilistica elettrica e di altre applicazioni sempre volte alla mobilità sostenibile. Si tratta - chiarisce Monaco, fondatore della Mazzanti con Walter Faralli - di un progetto ambizioso per un investimento da 120milioni di euro coperto da banche internazionali, con una previsione di fatturato nel 2024 di 50 milioni di euro per salire progressivamente fino a raggiungere nel 2007 il miliardo e mezzo di euro. Naturalmente anche il personale addetto crescerà progressivamente: si partirà da 50 unità per arrivare a regime a 500 unità».
Quella della «Mazzanti Industries» si presenta come una iniziativa del tutto innovativa nel panorama delle attività industriali fin qui arrivate sulle sponde del Sipontino, che rompe quella tendenza che ha visto sino ad ora il prevalere di industrie che al fianco di opportunità di lavoro, hanno prodotto una scia di danni al territorio e alla gente. Se le premesse e le promesse saranno quelle annunciate, con questa nuova idea si prevede una salutare inversione di tendenza che apre nuove prospettive. Una svolta auspicata e resa possibile dalla presenza delle «ZES», ovvero le Zone Economiche Speciali, istituite con Decreto legge nel 2017 nell’ambito degli interventi urgenti per la crescita economica del Mezzogiorno eppertanto dotate di speciali privilegi economici e procedurali governati da un Commissario Governativo. Un effetto attrattore di investimenti che sta funzionando.
Le «ZES» appetite sono quelle lasciate da Enichem ben strutturate con le dotazioni tecniche e logistiche pronte per essere attivate in progetti operativi, comprensive del molo altri fondali ovvero porto industriale. Ma fanno parte delle Zes del golfo anche le aree «D46» e Pip della zona industriale Coppa del vento alla periferia ovest di Manfredonia, dove si allocarono una sessantina di aziende del Contratto d’area scomparse per la mancanza di alcuni servizi che la sprovvedutezza dei governanti locali non ha saputo riparare. Se completate in tutte le loro parti come previsto (ci sono anche i fondi), potrebbero costituire una risorsa straordinaria di attrazione per piccole e medie attività economiche. Anche questa una opportunità che Manfredonia continua a trascurare.