Il processo

Foggia, la vittima racconta: «Volevano un regalino per trovare la macchina rubata»

Redazione Foggia

Il geometra pagò il pizzo per conto della ditta: «L’azienda per il mio tramite ha pagato 700 euro»

FOGGIA - «L’azienda per il mio tramite ha pagato 700 euro quale regalino a Giovanni Russo per recuperare l’auto rubata». Ci sono anche le dichiarazioni della vittima oltre alle intercettazioni telefoniche tra gli elementi d’accusa raccolti da carabinieri del nucleo investigativo e Procura nell’indagine sfociata il 30 dicembre nell’esecuzione di 4 ordinanze cautelari ai domiciliari nei confronti di Giovanni Russo, 47 anni, cui sarebbe riconducibile la società “Security” che si occupa della vigilanza nel cantiere della ditta proprietaria dell’auto rubata; Giuseppe Bruno, 30 anni; Antonio Lanza, 46 anni; e Pompeo Piserchia, 40 anni. I 4 foggiani sono accusati di concorso in ricettazione di una “Fiat Panda” rubata lo scorso 2 aprile, e di estorsione perché per il ritrovamento dell’utilitaria avvenuto 48 ore dopo il furto sarebbe stata pagata una tangente di 700 euro da un geometra della ditta che aveva in uso la macchina.

I carabinieri che avevano in corso intercettazioni per un’altra indagine, hanno potuto seguito passo dopo passo tutta la vicenda e poi interrogato il geometra che ha confermato «in pieno quanto emerso dalle intercettazioni, ossia l’interesse di Russo per il ritrovamento dell’auto previo pagamento di 700 euro» scrive il gip Marialuisa Bencivenga che ha firmato le ordinanze cautelari e che nei prossimi giorni interrogherà i 4 indagati. «In due circostanze abbiamo subito il furto della Panda» disse il dipendente dell’impresa edile lo scorso 3 giugno rispondendo ai carabinieri: «Il primo furto avvenne il 2 aprile; due giorni dopo io e un mio collega su indicazione di Russo ritrovammo l’auto in viale degli Aviatori. A Foggia abbiamo un’azienda che si occupa della sicurezza per la ditta, la Security; Giovanni Russo» (familiare del titolare della società estraneo alla vicenda) «si propose per la vigilanza e sicurezza nei nostri cantieri e con la Security abbiamo fatto un contratto».

Dopo il furto «chiamai Russo; lui poi mi indicò la zona dove è stata rinvenuta l’auto» aggiunse il geometra: «Prima di attivarmi per cercare di recuperare l’auto, mi confrontai con il mio superiore e l’azienda per il mio tramite pagò 700 euro quale “regalino” a Russo: glieli diedi in contanti subito prima del rinvenimento dell’auto. Russo dopo il furto venne da me in cantiere e disse che sarebbe stato in grado di far recuperare l’auto, pagando però per il suo “fastidio”: mi disse che doveva accontentare qualcun altro senza fare nomi. Inizialmente mi chiese 1500 euro, poi ci accordammo per 700 euro: disse che per meno di questa somma la macchina non si sarebbe recuperata».

La stessa auto fu rubata di nuovo la notte sul 20 aprile e ritrovata la sera stessa. «In maniera arrabbiata mi rivolsi anche questa volta a Russo, telefonandogli» disse ai militari il dipendente della ditta: «Lui ci fece recuperare la macchina senza però farci pagare nulla: la trovammo a Candelaro sempre su indicazione di Russo. Non mi fece nessun nome» (per il ritrovamento dell’auto dopo i due furti) «so soltanto che doveva comunque rivolgersi ad altre persone».

L’avv. Carlo Alberto Mari difensore di Russo sostiene che l’indagato si attivò per far ritrovare l’auto nell’interesse del derubato senza alcun tornaconto personale.

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