Fase 2

Foggia, «Sì ai tamponi, ma siero più sicuro»: parla il direttore generale del Policlinico Dattoli

Massimo Levantaci

«Vogliamo evitare le false negatività sul personale, abbiamo retto più di tutti»

Al Policlinico di Foggia infuria la polemica sui tamponi, se farli a tappeto o meno al personale ospedaliero. Il Tribunale per i diritti del malato insiste: «Si sta perdendo tempo prezioso non effettuando tamponi per test molecolare a tutti i dipendenti esposti, consentendo agli infettati asintomatici non riconosciuti di diffondere nell'ospedale, e nelle proprie famiglie, il contagio». Ma il direttore generale Vitangelo Dattoli, medico e manager sanitario di lunga esperienza, continua a ripetere che «non servono». Un ordine, «la determina del Patrimonio n.ro 1361 del 28 aprile 2020, per la procedura d'urgenza per l'acquisto di tamponi», secondo quanto riferisce il Tdm sarebbe rivelatore di un cambio di rotta nella metodologia sin qui adottata ai «Riuniti» per combattere il covid. Dattoli però nega: «Un ordine come ne facciamo periodicamente, non cambia nulla».

Direttore perchè non ha senso fare i tamponi a tappeto?

«Premesso che ne abbiamo fatti finora più di 10mila fra pazienti e personale, la norma regionale e nazionale è chiara in tal senso: fare i tamponi a tappeto non serve se non collegati al momento topico del contagio, sarebbero forieri di false negatività. Un errore clamoroso, lo dicono le leggi oltre che il buonsenso».

Ma il tampone ripetuto periodicamente rivelerebbe l’asintomatico positivo, il rischio che state cercando di combattere con i test sierologici.

«L’unico criterio che la legge consiglia per il tampone è l’individuazione del contatto stretto. È più sensato seguire i livelli di contagio, ma questo lo permette solo lo screening sierologico. Il tampone viene fatto ai dipendenti quando vi è il contatto stretto, un’ipotesi di contatto che la nostra azienda allarga: a Lucera invece di effettuare 20 tamponi alle persone direttamente coinvolte in un caso di contagio, abbiamo esteso i tamponi ad altre 86 persone».
Quanti tamponi eseguite al giorno?
«Circa 400 fra Policlinico e Asl, sui pazienti delle Rsa, gli operatori sanitari, i contatti stretti, le convalide. Fino a dieci giorni fa facevamo i tamponi anche per Casa Sollievo, ora divenuto autonomo».

Le accuse del Tdm come se le spiega?

«Mi sembrano gratuite e comunque credo dovute all’unico incidente grave in Medicina universitaria dovuto a un paziente risultato due volte negativo al tampone. Voglio precisare che siamo quelli che abbiamo retto di più in aderenza alle norme nazionali, questa azienda registra una delle migliori performance nel paese».

Ma allora perchè in provincia di Foggia abbiamo più contagi e più decessi che in Puglia?

«Due sostanzialmente i motivi, partiamo dall’alta incidenza di casi nelle Rsa (residenze sanitarie per anziani: ndr), circa il 60%, ma questo è un dato europeo. Poi scontiamo i contatti avvenuti in alcuni cluster del nord provincia che, sebbene siano stati isolati subito e nonostante tutti gli sforzi di controllo effettuati, hanno continuato a produrre contagi. È vero che il numero di contagi è elevato, ma è elevato anche il numero dei guariti: al Policlinico siamo già oltre cento e poi ci sono i tantissimi guariti, circa 300, nel proprio domicilio».

La sierologia non permette però di diagnosticare la malattia, lo screening sembrerebbe una perdita di tempo.

«La sierologia non è diagnostica, è vero: ma non significa che non sia precisa. Per l’analisi della malattia bisogna fare il tampone, la sierologia individua dunque i positivi: con il sistema a goccia vi è una conferma inferiore; col prelievo venoso, quello che abbiamo scelto di fare noi, la rilevazione è più alta. Ma chi non presenta immunoglobuline è sicuramente esente».

I post-acuzie, le stesse terapie intensive, sono ad oggi sovradimensionate rispetto all’affluenza. Il Covid alla fine avrà sottratto molte risorse all’assistenza ordinaria?

«Questo lo vedremo a consuntivo, ricordo che la battaglia non è ancora vinta e che comincia una fase 2 anche per la nostra sanità. Domani (oggi: ndr) apriremo il reparto post-acuzie al Policlinico, ma è anche vero che molti pazienti stanno guarendo già in fase acuta e che il quarto modulo della terapia intensiva lo abbiamo utilizzato finora solo per due giorni. Tutto è collegato al tempo, siamo pronti a diversificare i target ospedalieri».

Quanto costerà il Covid al Policlinico Riuniti?

«La rendicontazione avrà un costo generale, non aziendale».

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