Le indagini
Foggia, attentati ai fratelli Vigilante: movente non collegato al loro ruolo di testimoni
Sugli episodi del 3 e 16 gennaio la Dda di Bari ha in corso accertamenti a più ampio raggio
FOGGIA - I due attentati dinamitardi compiuti ai danni dei fratelli Cristian e Luca Vigilante potrebbero non essere legati al loro ruolo di testimoni dell’accusa nel processo a carico di un clan mafioso di Foggia dedito alle estorsioni anche in loro danno. Lo ipotizzano gli investigatori per due motivi: sia perché le dichiarazioni rilasciate dai due sono già agli atti del procedimento giudiziario della Dda, sia perché sarebbe controproducente per la mafia foggiana compiere azioni così eclatanti ai danni dei due testimoni mentre è in corso un processo in cui gli imputati rischiano condanne pesanti.
Per questo la Dda di Bari ha in corso accertamenti a più ampio raggio per poter risalire al movente dei due attentati dinamitardi del 3 e del 16 gennaio. Nel primo caso è stato fatto esplodere un ordigno sotto l’auto di Cristian Vigilante, nell’altro è stata fatta deflagrare una bomba davanti ad un centro diurno per anziani gestito da Luca. I due fratelli gestiscono il gruppo sanitario «Sanità più».