L'analisi

Pensioni e sanità: lo sfascio e le occasioni perse

Michele Tassiello

Le responsabilità del governo nazionale sono più che evidenti. Si continuano a propagandare interventi da attivare con la legge di bilancio che non portano ad alcun miglioramento reale della condizione delle persone

La grande partecipazione alla manifestazione della Cgil dello scorso 25 ottobre: «Democrazia al lavoro», è il segnale più eloquente di una insofferenza presente nel Paese rispetto a condizioni diventate insopportabili sul fronte della perdita del potere di acquisto di salari e pensioni, della precarietà del lavoro, delle retribuzioni basse, della sanità, del fisco.

Le responsabilità del governo nazionale sono più che evidenti. Si continuano a propagandare interventi da attivare con la legge di bilancio che non portano ad alcun miglioramento reale della condizione delle persone.

Se non sarà cambiata si tratterà di un’altra occasione persa.

Basti pensare all’operazione sulle pensioni. Tutte le promesse di Salvini per il superamento della legge Fornero hanno portato addirittura a peggiorarla, con l’aumento dell’età pensionabile, l’eliminazione di quota 103 e di Opzione donna, che nonostante i limiti comunque garantiva una via di uscita a chi al lavoro non poteva starci più.

Per non parlare di quello che avevano promesso sulle pensioni minime. La montagna ha partorito il topolino: l’aumento sarà di appena 12 euro mensili. Davvero una presa per i fondelli!

E intanto la rivalutazione delle pensioni viene erosa dal fisco. I pensionati pugliesi sono poco più di un milione. Di questi la metà sono ex lavoratori dipendenti del settore privato con un importo medio di pensione di 1160 euro lordi.

Se, come previsto, ci sarà per il 2026 una rivalutazione dell’1,6 %, questo si tradurrà in un aumento di appena 18,5 euro al mese che non andranno nemmeno a finire tutti nella tasca del cittadino pensionato. Lo Stato infatti tratterrà a titolo di IRPEF e addizionali una quota che si aggirerà intorno al 25%. Per cui l’aumento netto sarà di circa 14 euro al mese, che rapportati al giorno fanno 45 centesimi. Di questo stiamo parlando! Quarantacinque centesimi! Ridicolo ma soprattutto drammatico! Lo Stato sta facendo cassa proprio sulla rivalutazione perché con una mano dà, ma con l’altra prende. Per questo la Cgil si batte con forza perché i cittadini ottengano la restituzione delle tasse che pagano in più per effetto dell’inflazione, con i pensionati penalizzati più di tutti, rappresentando la parte della popolazione maggiormente tartassata dal punto di vista fiscale.

Con quei soldi il pensionato pugliese oltre a poter vivere, dovrà pagarsi anche la sanità, se non vuole attendere più di un anno per una prestazione diagnostica. Non a caso sono 5,8 milioni gli italiani che rinunciano a curarsi, di cui 3,1 milioni per motivi economici. Continuando di questo passo la prevenzione e la cura diventeranno una sorta di privilegio di cui non tutti potranno godere.

Ma il governo prevede per il 2026 un aumento del finanziamento del servizio pubblico di soli 2,4 miliardi. Una somma erosa già dall’aumento della spesa per via dell’inflazione. Dovrebbe servire ad assumere circa 7mila unità di personale medico, a fronte di un fabbisogno di almeno 35mila, se si vuole realmente consentire di rendere adeguato il servizio negli ospedali, nei pronto soccorso, negli ambulatori.

In Italia per la Sanità si spende 727 euro per ogni cittadino in meno rispetto alla media europea.

Se effettivamente si vuole salvaguardare il servizio pubblico in Italia, serve un piano straordinario che preveda nuove risorse, investimenti, riorganizzazione. Invece accade che gli investimenti del PNRR messi in campo dopo il Covid registrano forti ritardi proprio in merito all’apertura delle case della salute, agli ospedali di comunità, all’assistenza domiciliare.

Così non se ne può più. Il Sindacato Pensionati continuerà a battersi con la Confederazione per un cambiamento radicale delle politiche del governo, fino allo sciopero generale. Dal 24 al 28 novembre lo Spi in Puglia terrà una serie di iniziative di mobilitazione per ottenere una modifica della legge di bilancio in discussione.

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