L'analisi

Quella coscienza civile rinata con i cortei a sostegno della Flotilla

Gino Dato

In centomila? O un milione? Poco importano le cifre o le polemiche strumentali di fronte a quello che è apparso come il fenomeno veramente nuovo: il coagulo di una umanità repressa e sacrificata, di una opinione pubblica amorfa e non partecipe

In centomila? O un milione? Poco importano le cifre o le polemiche strumentali di fronte a quello che è apparso come il fenomeno veramente nuovo: il coagulo di una umanità repressa e sacrificata, di una opinione pubblica amorfa e non partecipe. L'una e l'altra, il patrimonio di coscienza civile e di democrazia critica, sono maturate in questi giorni di ansia per la Global Simud Flotilla e sono diventate le vere protagoniste della protesta.

Ma non è casuale che a rappresentare questo risveglio la mutazione sia passata attraverso il rinforzo di simboli semplici, che appartengono alla storia del mondo e all'evoluzione dell'uomo: il mare e la barca.

Poco alla volta si sono svuotati di ogni valore mortifero per le rotte del Mediterraneo, cimitero di persone e anime, per diventare segni del riscatto, della riscossa, della coscienza di una umanità calpestata.

“Quando si varca l’arco di ingresso al tempio dei sogni, lì, proprio lì, c’è il mare…”

La citazione dello scrittore cileno Luis Sepúlveda sgorga prepotente alla vista per abbracciare i vari significati che in queste settimane si sono andati addensando nelle scene finali dell’avventura e nelle metafore che ha sedimentato.

Man mano che si avvicinavano a Gaza, le 44 barche e le centinaia di attivisti si sono scrollati di dosso il senso esclusivo di una missione strumentale solo alla salvezza e alla cura di migliaia di palestinesi, già di per sé grandiosa, per assurgere a tacito simbolo di una umanità più larga e comprensiva che si ritrova unita in un percorso accidentato per la vita e per la libertà.

Oltre i codici giuridici e bellici, le strategie politiche e le schermaglie militari, fuori dalle scaramucce e dai linguaggi diplomatici , al risveglio dai soprusi ci hanno aiutato le metafore del mare e della barca, che sono i veri protagonisti di questa assai semplice ma evocativa pagina di storia.

I due segni, la barchetta e il mare, antichi come l'acqua e come il viaggio, hanno finito così con il prevalere, con il liberare quella carica di significati che nella storia hanno sempre rappresentato.

Il mare che da “monstrum” prova a tornare “nostrum” è l’origine della vita e dell'avventura, declinato in tutta la sua potenza. La barca ci offre nella sua fragilità anche il gioco delle alterne vicende. Ma l'uno e l'altra si amalgamano e ci amalgamano, ci uniscono in un abbraccio materico con gli elementi, fraterno e umano. Dimentichiamo persino le vittime che la guerra ha seppellito ma che attendono di essere restituite alla memoria degli uomini.

Intorno a questi due segni assai scarni, abbiamo ritrovato coagularsi anche la potenza di una opinione pubblica che finalmente, in modo sovranazionale, universale, ricompone la forza di impennarsi e di dire no, di affermare “basta”, di opporsi in qualche modo ai signori della guerra.

E per un tratto scompaiono le angosce e il terrore, la fame e la sete per le vittime e per i milioni di disperati che lasciano una terra che non sarà mai la propria. La barca che galleggia e sfida con il suo sballottio i barcollanti potenti la spunta su tutti gli altri oggetti di uso più o meno comune in questo nuovo funesto secolo. A volerne cercare di eloquenti e appropriati ai nuovi tempi, non ne troviamo: le barche sono più cariche di significato persino dei droni perché vengono dal passato.

Troneggia solo lei, la barca, nel suo duplice profilo, che rassicura ma allo stesso tempo spinge all’azione, come metafora della vita e delle avventure e dei pericoli che noi viviamo quando siamo in equilibrio in una barca.

La barca è la guerra e la pace, il simbolo delle incertezze ma anche del coraggio e del viaggio.

Si il nostro mondo ha mutato attraverso i viaggi e le grandi intelligenze di grandi navigatori ed è ancora il moto il tema di fondo delle grandi epopee.

Per questo una barca è l'avventura ma anche la sfida e diventa la protagonista della scena che lascia all'uomo uno spazio limitato.

La barca diventa così anche la metafora della fortuna e della corte.

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