La riflessione

Disattesa l’Agenda 2030, ora serve il tagliando alle città metropolitane

Antonio Troisi

L’iniziativa di Silvia Salis, sindaca di Genova, di convocare a Genova gli Stati Generali delle Città Metropolitane è resa necessaria dalla bocciatura di Agenda 2030 delle strategie regionali di sviluppo sostenibile

L’iniziativa di Silvia Salis, sindaca di Genova, di convocare prossimamente a Genova gli Stati Generali delle Città Metropolitane è resa necessaria dalla bocciatura di Agenda 2030 delle strategie regionali di sviluppo sostenibile, determinata dalla mancata concertazione di obiettivi strategici d’interesse comune tra Città Metropolitane e Regioni. Infatti gli ostacoli incontrati nell’applicazione della normativa che ha sostituito il Patto di Stabilità con l’equilibrio di Bilancio, hanno finito, troppo spesso, col continuare ad applicare gli schemi burocratico-amministrativi del Patto di Stabilità, determinando appunto la carenza contestata dall’Agenda 2030.

Che fare? Per governare questa fragilità, tipicamente italiana, va tenuto conto che la maggiore importanza riconosciuta agli aspetti ambientali e sociali della gestione della Pubblica Amministrazione ne ha sottolineato anche la responsabilità sociale che significa, anzitutto, svolgere le proprie funzioni nel migliore dei modi, dato un certo contesto di conoscenze e di vincoli.

Pertanto, nel nostro caso, bisogna anche prendere atto che il contesto di difficolta applicative rende necessario il coinvolgimento nei processi decisionali pubblici dei cd Portatori «Interessi istituzionali» (Stakeholder). Trattasi di soggetti da coinvolgere direttamente nella realizzazione di Citta Metropolitane per il «vantaggio competitivo» di aver saputo dimostrare che è possibile superare gli ostacoli interpretativi del nuovo contesto normativo, traendo cosi beneficio non solo dall’esistenza, ma anche dal funzionamento e dal continuo miglioramento delle istituzioni.

A tal fine mi sembra poter distinguere due categorie di Stakeholder: 1) nuova generazione di amministratori locali del Nord nati al Sud. Emersa proprio dalle Citta Metropolitane un nuovo «ideal-tipo» di mobilita collettiva sociale di lungo periodo ad una classe sociale diversa da quella di origine, determinata dal «vantaggio competitivo» di saper trasformare un vincolo (necessita di emigrare dalla terra di origine per assicurarsi un degno avvenire) in opportunità (diventare classe dirigente della terra di elezione). Ha, pertanto, il merito di aver saputo interpretare la normativa che sostituisce il Patto di Stabilita con l’equilibrio di bilancio, dandone compiuta attuazione. Infatti attenta alla conformità alla legge ma anche ai risultati dell’attività amministrativa, in conseguenza dell’essere riuscita a comporre ad unità la strutturale discontinuità tra la sensibilità di «amministratore» legata al territorio meridionale di origine e la diversa segmentazione della domanda di servizi pubblici locali proveniente dal territorio di elezione, che dovevano saper intercettare. Di qui l’abilitazione a Portatori d’interesse istituzionale (Stakeholder) perché dimostrano ai cittadini che è possibile superare gli ostacoli interpretativi del nuovo contesto normativo traendo cosi beneficio non solo dall’esistenza della Citta Metropolitana, ma anche dal suo funzionamento e continuo miglioramento. Per brevità mi limito a citare Stefano Lorusso il primo sindaco di Torino di origine meridionale (padre nato a Bitonto); Gabriella Nardelli, nata a Giovinazzo (Ba) assessora al Bilancio del comune di Torino; Dario Nardella ,sindaco di Firenze nato a Torre del Greco (Na); Virginio Merola, nato a Santa Maria Capua Vetere (Caserta) Sindaco di Bologna; Francesco Vassallo nato a Lauria (Pz) vice sindaco Citta Metropolitana di Milano.

2) Fondazioni di origine bancaria. in questo caso il «vantaggio competitivo» è collegato all’origine di dette fondazioni, nate dalla scissione tra la gestione dell’attività creditizia e la proprietà conferita in capo alla Fondazione, regolamentata dalla legge n219/1990. Trattasi dell’esperienza d’integrazione dell’aspetto giuridico con quello economico, maturata 26 anni prima della sostituzione del Patto di Stabilità con l’equilibrio di Bilancio che ha determinato una netta evoluzione dall’originario tratto identitario di «ente di beneficenza» dedito alla mera erogazione di contributi, al ruolo sempre più nevralgico di propulsore ed innovatore di progettualità territoriali degli enti locali.

In conclusione mentre la gestione delle fragilità istituzionali richiede i tempi lunghi delle innovazioni normative (R. Gatofoli / B. Mattarella 2025) l’attuale contesto di conoscenze e vincoli consente di rimediare in tempi brevi alla fragilità istituzionale delle Città Metropolitane, ricorrendo alla collaborazione delle due citate categorie di Stakeolder. La loro testimonianza realizzerà per gli amministratori lo stato di conoscenza necessario per rendersi conto di non dover rimanere legati ai meccanismi burocratico-amministrativi del Patto di Stabilità, essendo agevolmente superabili le difficolta incontrate nella sua sostituzione con l’equilibrio di bilancio. Con questa assistenza facilmente le città metropolitane potranno ricorrere al criterio di oggettiva virtuosità finanziaria, imposto dall’evoluzione normativa, col quale realizzare le mediazioni compositive necessarie ad attuare la concertazione di obiettivi strategici d’interesse comune tra Città Metropolitane e Regioni, richiesta dall’Agenda 2030.

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