il commento
Arriva il fotovoltaico e i 2mila ulivi tagliati «squarciano» il cuore
Così il presidente della Confederazione degli agricoltori pugliesi Gennaro Sicolo dopo l'espianto di 2mila alberi di ulivo, da un terreno agricolo di Bitontoper realizzare al loro posto un campo di pannelli fotovoltaici
«Uno squarcio nel cuore». Il presidente della Confederazione degli agricoltori pugliesi Gennaro Sicolo lo definisce proprio così: uno squarcio nel cuore. Ed ha ragione: estirpare 2mila alberi di ulivo, da un terreno agricolo di Bitonto, dove da sempre si produce olio tra i più buoni d’Italia, per realizzare al loro posto un campo di pannelli fotovoltaici, è davvero uno squarcio al cuore.
Ma anche uno sputo in faccia a chiunque abbia a cuore la nostra terra: la Puglia con le sue tradizioni e il suo legame identificativo e antico con gli ulivi. Persino un pugno in faccia al buonsenso di chiunque sa che gli alberi, oggi più che mai, per vivere meglio si devono piantare, non estirpare. Poco importa (o importa molto, fate voi) a questo punto della storia che sia cominciato il famoso ballo all’italiana delle (ir)responsabilità. Poco o molto importa, ma chi ricorda il decreto del ministero dell’Agricoltura dell’estate 2024, fatto proprio per evitare scempi simili, consentiti da una pessima direttiva della solita pessima UE? Ha posto una serie di limitazioni che escludevano i terreni agricoli indicando dove si potessero sistemare i pannelli: quello con i 2mila ulivi certo non era una cava, o una piazzola di autostrada, o un terreno incolto di zona industriale. E invece.
Poco o molto importa, ma c’è chi promette di reimpiantare altrove gli ulivi estirpati, come fossero birilli e non esseri viventi: quelli con rami grandi, anni e anni di vita, nodosi e resistenti più degli esseri umani chi li restituisce alla terra da cui sono stati strappati? Poco o molto importa, tuttavia c’è chi tenta di addossare lo scempio alla burocrazia delle istituzioni pubbliche di questo Paese senza vergogna che, notoriamente, riesce a muovere la mano sinistra senza sapere che cosa sta facendo la mano destra. Poco o molto importa, che il «non è di mia competenza», o il «non sapevo nulla», provengano proprio da chi doveva – per ruolo, per dovere, per stipendio - essere competente e sapere. Poco o molto importa, infine, che questa storiaccia brutta- brutta sì, gli ulivi sono il simbolo della Puglia, come il tricolore per l’Italia- finisca sul tavolo di qualche magistrato sensibile e fiducioso. Il quale magistrato, se dovesse decidere di acclarare le responsabilità e mettere fine al balletto, dovrà attendere fiduciosamente anni per una sentenza. Anni per avere Giustizia, ammesso che poi la si abbia.
Per intanto c’è solo la certezza di un danno irrimediabile: duemila ulivi sani, straordinari come solo gli ulivi di Puglia, persino salvaguardati da una legge regionale del febbraio scorso, sanno essere. Immaginate quanto a lungo si debba camminare, chilometri e chilometri, per percorrere una traccia composta da duemila alberi, vicini gli uni agli altri; immaginate quanto olio in meno sulle nostre tavole se ogni ettaro di uliveto regale (cioè curato e irrorato dalle sapienti mani dei nostri contadini) produce mediamente 300 quintali di olive, e a Bitonto ne sono stati eliminati 15 di ettari; immaginate quanto ossigeno, quanta ombra refrigerante, quanta Bellezza ci è stata – forse impunemente - sottratta per sempre.
Papa Francesco raccomandava di avere cura del Creato che ci circonda e consente all’umanità di vivere sulla Terra: e quei duemila ulivi lo erano, Creato, più di tanta umanità immeritevole.
E dunque, dinanzi allo scempio: come non si può provare uno squarcio nel cuore?