L'analisi
Tradurre-tradire? Per un premier l’inglese è importante
Giorgia Meloni ha dimostrato di sapersela cavare molto bene con l’inglese, fino al punto di correggere la sua interprete e su una questione peraltro delicatissima come la spesa militare
Giorgia Meloni ha dimostrato di sapersela cavare molto bene con l’inglese, fino al punto di correggere la sua interprete e su una questione peraltro delicatissima come la spesa militare. Tra l’altro, la netta precisazione della Presidente del Consiglio ha evitato una eventuale replica di Trump che avrebbe potuto mutare il corso di tutto l’incontro.
Avrà ripensato Meloni al disastroso confronto tra Trump e Zelens’kyj reso ancora più complicato dalla pretesa del leader ucraino di esprimersi in inglese, lingua che probabilmente non padroneggia del tutto.
Quello della scarsa o nulla conoscenza dell’inglese per i leader italiani è una storia antica e disseminata di equivoci se non di veri e propri incidenti.
Celebre il colloquio tra Aldo Moro ed Henry Kissinger tra il 25 e il 29 settembre del 1974. In piena fase del Compromesso Storico, Moro, all’epoca Ministro degli Esteri, incontrò il Segretario di Stato. Due settimane prima, il New York Times aveva pubblicato le rivelazioni di William Colby, direttore della Cia, sul coinvolgimento dell’agenzia nel golpe cileno. Il 10 settembre in un’intervista alla Washington Post, Kissinger aveva affermato: «Non vedo perché dobbiamo starcene fermi a guardare un paese diventare comunista per l’irresponsabilità del suo popolo».
Il giorno dell’arrivo di Moro a Washington l’editoriale della Washington Post attesta: «La visita giunge in un momento in cui, per la prima volta dopo il 1948, il ruolo del partito comunista nella politica italiana è apertamente discusso tra gli altri partiti».
Ancor più esplicito il New York Times del 27 settembre che riporta un’affermazione di Kissinger nell’audizione davanti al Congresso sui fatti del Cile: «Voi ci rimproverate per il comportamento della Cia in Cile, ma siete sicuri che non ci rimproverereste ancora più duramente se noi non facessimo nulla per scongiurare l'ingresso dei comunisti al potere in Italia e in altri paesi dell’Europa Occidentale?».
Insomma, i media americani fecero di tutto per spiegare a Moro quale fosse la posizione della Casa Bianca sul Compromesso Storico.
Leggeva Moro i giornali americani? C’era qualcuno che glieli traduceva?
L’interprete nel colloquio con Kissinger sarà stato in grado di tradurre il complesso e sfumato eloquio di Moro? E veramente Kissinger minacciò Moro con le parole che lo stesso Moro riferì alla moglie? Kissinger ha smentito due volte di avere minacciato Moro. Ma chissà.
Anche Craxi non parlava inglese e nella celebre e tempestosa Notte di Sigonella fu proprio una traduzione infedele delle sue parole a Reagan a rischiare la catastrofe. Peraltro a palazzo Chigi non si preoccuparono neppure di registrare la telefonata cosa che fecero invece alla Casa Bianca. Il che consentì a Reagan, cui successivamente vennero rese le esatte parole di Craxi, di riconoscerne la posizione. Magari non condivisibile ma corretta.
Le parole «tradurre» e «tradire» hanno l’identica etimologia.
Giorgia Meloni, per fortuna sua e nostra, è stata in grado di fare da sé.