L'analisi

Giovani e anziani insieme per un «patto tra generazioni» a tutela dei più deboli

Ettore Jorio

Guardando la bussola nautica della politica: scomparsa a ponente la sinistra di un tempo, a levante la destra tradizionale

Guardando la bussola nautica della politica: scomparsa a ponente la sinistra di un tempo, a levante la destra tradizionale. Esposti alla tramontana e all’ostro gli estremismi, più per abitudine ed esibizionismo che per convinzione, diseducativi per i giovani e efficaci per protesta corretta. Con tutto questo la politica è divenuta come una squadra senza coach e senza atleti: spesso evanescente. Per un ritorno ad una buona politica occorre pertanto rintracciare nuove formule riconducibili alle protezioni reali della società civile, ma nel perseguimento degli obiettivi di interesse generale. Solitamente: più sociali quelli sostenuti dai progressisti; più imprenditoriali e segnatamente economici quelli dei conservatori. Oggi entrambi devono fare lo sforzo di avvicinarsi il più possibile, mantenendo le distinzioni caratterizzanti. A fianco di tutto questo percorso occorre considerare: 1) una Ue che non riesce a trovare una corretta foggia istituzionale e un copione federale da recitare; 2) l’esistenza di un pericoloso reazionario, che risponde al nome di Donald Trump, che danneggia l’USA e il mondo intero con i suoi dazi d’année, riesumando atteggiamenti risalenti all’epoca liberty. Non solo. Che aspira alle sue effigie sul dollaro funzionale all’arricchimento di famiglia; 3) 55 guerre che circondano il Globo, con quella che contrappone la Russia all’Ucraina che fa morti ed enormi danni sui costi delle materie prime e con quella di Gaza che rade al suolo il popolo palestinese e la sua apprezzata dimensione fisico-religiosa; 5) un ceto politico europeo che naviga senza una meta precisa, disposto a fare naufragare il progetto di Altieri Spinelli per difendersi dalle difficili rielezioni (Macron) ovvero per tentare una proficua retromarcia dalla Brexit; 6) una assurda volontà di riarmare la Germania, nella consapevolezza di cosa sia stata nel suo passato nazista.

Un tale scenario socio-politico esige un cambio di rotta da concretizzarsi a cura di un soggetto intergenerazionale che, da solo, riesca a pretendere da se stesso di mettere insieme i problemi dei giovani e degli anziani, risolvendoli gradatamente. I temi politici sul tappeto, quelli che appartengono intimamente alla Nazione europea, sono due: fare fronte alla denatalità crescente e alla longevità che si consolida via via su numeri, rispettivamente, più preoccupanti e sempre più importanti. Due problemi che per essere risolti esigono l’esistenza di un soggetto politico nuovo ma pieno zeppo di verità sostanziali e soluzioni concrete. Esso non può che rappresentare e dedicarsi alla difesa delle debolezze. Quelle sopportate dalle nuove categorie che compongono la cifra del sociale europeo e quindi nazionale: a) i giovani in crescita under 18; b) quelli maturi per affrontare la vita; c) quelli in cerca di lavoro; d) i diversamente giovani che hanno sostituito un segmento consistente degli anziani di ieri; e) gli anziani di oggi over 70; g) i vecchi tra gli 80/90; h) i centenari e gli ultra centenari, testimoni di quella longevità guadagnata sul campo che impone rinnovate categorie di chi va ben oltre la gioventù tradizionale.

A fronte di questo fabbisogno generale ma differenziato, occorre andare ben oltre la sinistra e la destra. Necessita rintracciare una nuova formula riconducibile alla dimensione del fenomeno che pretende un impegno sui più deboli da proteggere, che poi sono diventati - con i bisogni tipici che esprimono - la maggioranza relativa della pretesa sociale intergenerazionale, cui la politica deve dare risposta e soddisfazione. Con questo deve esprimere una vis «ideologica» che esiga che si lavori per ciò che è la società di oggi e per quella che sarà domani, dominata dalla integrazione delle etnie oggi invadenti l’occidente del mondo intero. Questo sarà un momento storico fondamentale per la società che, proprio per essere tale, abbisogna di statisti per governarlo. Di soggetti di grande cultura, esperienza e sensibilità che sappiano coniugare il presente con il futuro, quest’ultimo già condizionato dai cambiamenti che le tecnologie imporranno. Riguardo a queste ultime, tenuto conto che ad essere prioritarie saranno quelle governate dalla IA, il maggiore condizionamento lo si avrà nell’area dei servizi, raggiungibili ovunque con metodologie già in corso di apprendimento e applicazione. Tutto questo cambierà il mondo, il mercato e l’esistenza produttiva delle aree, specie di quelle più disposte a subire questa invasione tecnologica.

Da qui, lo statista come soggetto governativo delle aree poste a sud dell’Europa, tra le quali quelle del Mezzogiorno mediterraneo, che dovrà compiere lo sforzo di incentivare ivi la presenza di produzione manufatturiere, favorendone un attrazione attraverso il clima favorevole, una natura più ideale e la individuazione di forme di finanziamento più convenienti, anche sotto il profilo fiscale.

Due gli strumenti necessari: un patto tra le due generazioni, giovani e anziani, istanti delle loro esigenze, da fare prevalere su quelle delle generazioni intermedie, disattente a creare lottando ricchezza sociale; l’esistenza e lo sviluppo delle politiche lasciate in mano ad uno statista che lavori soprattutto per le generazioni che verranno e per la tutela di quelle attuali nel segmento più debole. Un obiettivo che non può assolutamente delegato alla IA, di certo incapace ad elaborare il futuro secondo le necessità reali e non su dati del passato e del presente, verosimilmente non affatto corrispondenti alla realtà, perché desunte e mai correttamente rilevate.

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