L'analisi

Care Giorgia ed Elly è tempo di una nuova «filosofia» europea

Umberto Sulpasso

Orfani di padre, Urss, e di madre, America, i cittadini europei scoprono improvvisamente con Trump che la guerra fredda ha i suoi benefici

Orfani di padre, Urss, e di madre, America, i cittadini europei scoprono improvvisamente con Trump che la guerra fredda ha i suoi benefici. A prescindere da quelli economici di parte - veramente notevoli - ottenuti con modalità differenti, ma soprattutto con filosofie differenti: sviluppare la ricchezza di mercato occidentale per fare muro alle utopie dell’est da parte di mamma America, incrementare le burocrazie partitiche orientali per fare muro alle propagande occidentali da parete da papà, meglio patrigno, Urss.

Sulla scacchiera di armamenti nucleari crescenti, questa era la partita in atto. Partita che per l’Europa, prima di 7 Paesi (grazie Ventotene) poi di 9, 19 e infine 28 meno uno, i benefici maggiori sono stati in ordine di importanza, la pace, la ricchezza delle classi medie (una scoperta per l’Europa occidentale abituata agli imperativi delle elités politico-religiose) e la visione neocolonialista che moderatamente torna a farsi largo fra piccoli e medi imprenditori (aggregati alle grandi imprese statali, evidente). Tutti questi privilegi crollano uno dopo l’altro nel momento in cui alla guerra fredda fra nemici (Urss e America) si sostituisce la guerra fredda fra amici (Putin e Trump). Perché non ci siano equivoci, non di fratelli si parla, ma di guerra fredda di pace.

La pace di cui l’Europa ha goduto era evidentemente un equilibrio fra arsenali nucleari. Incapace di procurarsela da sola, ha approfittato di equilibri del terrore.

La ricchezza delle classi medie europee era altrettanto evidentemente frutto dell’accesso privilegiato al mercato americano, ma anche della moneta unica mondiale dollaro più dipendente dai deficit Usa che dalle fortune economiche interne di mamma America. Ma la signoria del dollaro sarebbe durata per sempre? La visione neocolonialista tornava a farsi strada sulla scorta del grande trapasso coloniale da Gran Bretagna a Usa di intere regioni africane, approfittando di loro piccole incrinature diplomatiche. Il principio del Cash (a pronti) and Carry ( le armi) era stato modificato a seguito di Pearl Harbour in Paghi dopo (obblighi finanziari) e Carry ora (armi). Ma i debiti vanno pagati, specie se il creditore ha vinto la guerra. E con i soldi di chi? E quindi il trasloco colonialistico prese massicciamente piede con passo intermedio, la libertà e democrazia più tribale che di nazioni. Ma trasloco fu, e il neocolonialismo europeo riprese timidamente a farsi strada, anche qui con evidenza, non per fatto proprio ma derivato.

Queste tre evidenze che in visione prospettiva avrebbero dovuto alimentare la nascita di una classe europea politico-militare nuova, sono state colpevolmente trascurate. La crescita vertiginosa del benessere europeo, dilagata ad est nell’abbuffata di Paesi dell’Europa orientale del periodo prodiano, è stata data per scontata come fatto autonomo, e non come riflesso mediato della guerra fredda. È facile trascurare le evidenze quando il benessere materiale aumenta, ed è per questo che ora i popoli e i politici di 27 nazioni europee procedono in ordine sparso alla costruzione di un ordine politico militare nuovo del quale l’alternativa sembra essere: vittime o partecipi. E qui è sulle evidenze nuove che occorre ragionare.

Trump, evidentemente, non fa pace con Putin. Trump - in nome dell’imperativo diplomatico di sempre: discussione e dibattito - colloquia grazie a Dio (per i laici da scrivere con la d minuscola), con Putin, avversario diretto dell’America in guerra fredda, e per procura Nato nel post caduta muro di Berlino.

Ma il crollo delle tre evidenze trascurate non lascia le bocce ferme. Al contrario. Porta al suo interno forze dilanianti difficili da gestire, anche perché sono questi i casi in cui forze eversive riprendono a giocarsi la loro partita. Che certe destre sognino Adolf mon amour o certe sinistre, Peppino sei sempre la stella polare, è innegabile. Ma con il loro emergere la guerra è vicina. E non più quella fredda. Ma calda, eccome! 80 anni quasi di di pace europea sono accantonate con rapidità. Ma questa volta non fra Russia e per procura Nato, Ucraina. Ma per faziosità incontrollate interne. E il crollo è più semplice di quello che si creda. Si pensi alla frantumazione rapida (e sanguinosa) della Jugoslavia, balcanizzata in men che non si dica.

Il crollo delle tre evidenze chiaramente impone leadership politiche nuove. Anche in Italia, che è il momento dove stranamente, si può proiettare una filosofia europea nuova. Ma richiede un coraggioso remaking di filosofie e certezze. L’antica saggezza musicale napoletana «scurdammoce o passate» può soccorrere. Il principio «chi ha date, ha date, ha date, chi ha avuto, ha avuto, ha avuto. Simme napule paisa» è genialità darwiniana. Non debolezza. Sopravvive non il più forte, nel nostro caso il più bullo alla Salvini, o il più cedevole, il papà Tajani di tutti gli esuli berlusconiani, ma chi si adatta meglio al cambio. Guardiamo con attenzione agli esercizi di adattamento fra Giorgia ed Elly. Forza ragazze. Ci fidiamo di voi. Ce la potete fare.

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