L'analisi

Il welfare e la città: un sistema di protezione che bisogna difendere

Francesco Caroli

Le città crescono, innovano, si trasformano. Una città non è solo il suo skyline o il suo Pil: è il luogo in cui si costruisce il presente e il futuro delle persone

Le città crescono, innovano, si trasformano. Una città non è solo il suo skyline o il suo Pil: è il luogo in cui si costruisce il presente e il futuro delle persone. Il welfare ne è la spina dorsale, il sistema che garantisce dignità, sicurezza e opportunità. Senza un welfare forte, il rischio è che il progresso riguardi solo una parte della società, lasciando indietro molti e compromettendo quell’equilibrio essenziale per il benessere collettivo.

Non solo. Oggi più che mai, le città italiane e i sistemi di welfare costruiti dal dopoguerra con fatica e sacrificio rappresentano un vero presidio democratico. In un tempo in cui le disuguaglianze aumentano e il senso di comunità si affievolisce, le politiche sociali non sono un lusso, ma un investimento essenziale. La paura della precarietà economica e sociale spinge le persone a chiudersi in sé stesse, a diffidare del diverso, a considerare il welfare come un costo anziché come la base della coesione sociale.

Difendere il welfare significa difendere i valori democratici e un’idea di società basata su tre principi fondamentali: i diritti non sono privilegi, l’inclusione non è un’utopia e il benessere di uno dipende dal benessere di tutti. Il welfare è il nostro antidoto alla paura, il nostro argine contro la frammentazione sociale. In un mondo sempre più competitivo, garantire diritti e servizi non è un freno allo sviluppo, ma la condizione necessaria perché la crescita sia sostenibile ed equa.

Le città sono fatte di incontri e di distanze. Ogni giorno, nelle strade e nei quartieri si incrociano storie diverse: giovani che inseguono un’opportunità, anziani che combattono la solitudine, famiglie che cercano un equilibrio tra lavoro e cura. Non tutti partono dallo stesso punto, non tutti hanno le stesse possibilità. Il welfare è lo strumento che riduce queste disuguaglianze, genera appartenenza e comunità e, di conseguenza, responsabilità individuale verso un destino comune. Investire nel welfare vuol dire investire in sicurezza. Non è carità, è giustizia sociale, è l’infrastruttura che permette a una città di essere davvero viva e coesa.

Negli ultimi anni, molte città hanno scelto di rafforzare il welfare con un modello innovativo: l’amministrazione condivisa. I Comuni non si limitano più a erogare servizi, ma lavorano con cittadini, associazioni e imprese per costruire soluzioni condivise. Il welfare diventa così un patrimonio collettivo, in cui tutti - dal pubblico al privato - giocano un ruolo fondamentale. Anche il mondo economico deve fare la sua parte: le aziende che prosperano grazie alla vitalità delle città devono contribuire a un sistema che renda i territori più equi e sicuri per tutti. Un contesto sociale solido è alla base della crescita economica, perché un tessuto urbano coeso genera fiducia, stabilità e opportunità.

Al centro di tutto questo ci sono le persone che ogni giorno fanno funzionare il welfare: operatori sociali, educatori, assistenti domiciliari. Sono il volto umano di un sistema che sostiene chi è in difficoltà, eppure il loro lavoro è spesso sottovalutato e mal retribuito. Se vogliamo un welfare forte, dobbiamo valorizzare chi se ne prende cura. Servono più investimenti, salari adeguati, formazione continua. Proteggere il welfare significa anche proteggere chi lo fa vivere ogni giorno, perché senza di loro, ogni politica sociale resta solo sulla carta.

Guardiamoci intorno: l’anziano che vive solo, il giovane che ha bisogno di un’educazione inclusiva, il lavoratore in cerca di stabilità. Il welfare riguarda tutti perché crea equilibrio, e ci permette di offrire quegli strumenti di protezione di cui tutti abbiamo bisogno. Le città, in un’epoca così caotica, in cui anche i valori fondamentali vengono messi in discussione, rappresentano quei presidi di protezione per la dignità e la storia di vita di ciascuno. Vivere in una città che protegge significa vivere in una città più sicura, più giusta, più umana. Significa non dover scegliere tra sviluppo e solidarietà, perché senza welfare non c’è né l’uno né l’altra.

E allora, la domanda non è «quanto costa il welfare?», ma «quanto ci costerebbe non averlo?».

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