l'analisi

Così Il salario minimo diventa un’occasione per il Comune di Bari

Roberto Voza

Qualcosa si muove, negli ultimi giorni anche a Bari: una proposta (già lanciata in campagna elettorale per le ultime elezioni amministrative) è stata presentata come mozione

Come è noto, nel nostro Paese il fenomeno del lavoro povero ha assunto dimensioni preoccupanti, grazie al calo dei salari reali più forte tra le principali economie OCSE.

Come si legge nel Rapporto ISTAT 2024, negli ultimi anni la quota di occupati a rischio di povertà in Italia è aumentata costantemente, passando dal 9,5% del 2010 all’11,5% del 2022 ed è cresciuto il divario rispetto alla media Ue 27. In particolare, il settore degli appalti pubblici presenta un alto rischio di livellamento verso il basso dei trattamenti economici applicati ai lavoratori delle imprese appaltatrici.

Sappiamo che la Cassazione (in un sestetto di sentenze dello scorso ottobre, seguite da una pronuncia del Tribunale di Bari) ha sancito l’illegittimità del trattamento retributivo previsto dal contratto collettivo (anche se siglato da organizzazioni dotate di ampia rappresentatività), qualora sia in contrasto con il principio costituzionale della giusta retribuzione. Anche la giurisprudenza amministrativa (TAR Lombardia, 28.11.2023, n. 1339) ha riconosciuto all’amministrazione pubblica «un potere di sindacato diretto del CCNL al fine di accertare, con atto motivato, che il livello stipendiale proposto sia conforme all’art. 36 Cost. in quanto norma costituzionale di applicazione immediata e diretta». Allora, se l’amministrazione è chiamata a verificare il rispetto dell’art. 36 Cost., è evidente che tale verifica possa e debba essere compiuta già in sede di emanazione del bando, in modo da prevenire l’eventuale contenzioso lavoristico promosso dai lavoratori sottopagati.

Il 7 marzo del 2024 sulle colonne di questo quotidiano, mi capitava di commentare una mozione, adottata nel Comune di Foggia, volta a introdurre quello che – sinteticamente – possiamo definire il salario minimo comunale. Assieme al capoluogo danno, sono ormai vari i Comuni che, in diverse forme, hanno adottato (o annunciato) tale misura: Firenze, Napoli, Livorno, Civitavecchia, Pellezzano, Cerignola, Conversano, Bacoli, ecc. In alcuni di essi sono già disponibili i primi capitolati e disciplinari di gara. La stessa Regione Puglia ha recentemente approvato una legge (in corso di pubblicazione), contenente l’obbligo (esteso anche a Aziende sanitarie locali, Aziende ospedaliere, Sanitaservice, Agenzie regionali ed enti strumentali) di adottare un salario minimo in tutte le procedure di gara.

La precedente legge regionale n. 19 del 30 maggio di quest’anno aveva identificato «l’applicazione del trattamento economico minimo orario non inferiore a nove euro lordi» come criterio qualitativo premiale ai fini dell’aggiudicazione degli appalti e delle concessioni. In quest’ultimo solco, si è collocata pure una recentissima delibera assunta dal Comune di Noicattaro.

Qualcosa si muove, negli ultimi giorni anche a Bari, ove una proposta (già lanciata in campagna elettorale per le ultime elezioni amministrative) è stata presentata sotto forma di mozione sottoscritta da alcuni consiglieri comunali (primo firmatario Michele Laforgia), che impegna la Giunta e il Sindaco a prevedere – in tutti gli atti di gara per lavori, servizi e forniture oggetto di appalti pubblici e concessioni banditi dal Comune di Bari e dalle società sulle quali esso eserciti un controllo analogo – l’applicazione del contratto collettivo nazionale e territoriale in vigore per il settore e per la zona nella quale si eseguono le prestazioni di lavoro, stipulato dalle associazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale e quello il cui ambito di applicazione sia strettamente connesso con l’attività oggetto dell’appalto o della concessione svolta anche in maniera prevalente e in ogni caso una retribuzione non inferiore a nove 9 euro lordi l’ora.

Inoltre, la mozione prevede l’impegno del Comune ad effettuare una ricognizione di tutti i contratti collettivi in essere, verificando le condizioni economico-normative al fine di poter definire azioni conseguenti, redigendo ogni 6 mesi un rapporto relativo agli appalti/concessioni in essere nel Comune di Bari, anche attraverso un costante confronto con le organizzazioni sindacali. Se sarà approvata, al di là delle tecnicalità (requisito di accesso o criterio premiale) che potranno essere approfondite nelle conseguenti deliberazioni, si tratterebbe di un passo importante, che – nei limiti delle competenze di un’amministrazione locale – supplisce in parte all’assordante silenzio del legislatore nazionale.

Evidentemente, incidendo solo sulla retribuzione oraria, il salario minimo non esaurisce il tema del lavoro povero, il quale dipende soprattutto dalla precarietà (sotto forma di discontinuità occupazionale) e dalla scarsa intensità del lavoro (sotto forma di part-time involontario). Né la soglia di 9 euro (speriamo presto raggiunta da tutti i contratti collettivi) potrà rimanere «in eterno» un indicatore attendibile. Ma, nel frattempo, un’iniziativa come quella indicata va certamente sostenuta.

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