il commento

Il futuro della città di Taranto? Ex Ilva e transizione: tante sfide che richiedono l’impegno di tutti

Rinaldo Melucci

Dal 2018 in avanti la strategia insita nel piano locale per la transizione giusta, noto come Ecosistema Taranto, ha generato mutamenti nel tessuto economico della città

Dal 2018 in avanti la strategia insita nel piano locale per la transizione giusta, ormai noto come Ecosistema Taranto, a valere in parte sulla programmazione finanziaria europea, ha con fatica, ma anche con costanza, generato una serie rilevante ed indiscutibile di positivi mutamenti nel tessuto economico di Taranto e nella sua organizzazione esteriore. Viene riconosciuto ogni giorno da semplici visitatori e dagli investitori istituzionali, nonché certificato da numerose statistiche, al di là dell’esercizio tentato dai soliti improduttivi menagrami.

Ora ci sembra, come riportiamo da qualche mese a questa parte che, nonostante gli alti e bassi di una classe politica a volte incapace di traguardare certi grandi obiettivi, che richiedono serietà, competenza e soprattutto continuità amministrativa, la città dei due mari stia per percorrere un ultimo decisivo miglio verso la svolta, verso il cambiamento da realtà incatenata alla monocultura industriale a contesto di maggiore dinamismo e interesse per giovani e imprese, orientato all’innovazione, alla transizione energetica, alle bonifiche ambientali, all’internazionalizzazione. E, poi ancora, al turismo sostenibile, al recupero di settori identitari ovvero a forte valore aggiunto, come la cantieristica nautica, la moda e l’aerospazio, persino all’impresa culturale connessa ai tanti attrattori pubblici attivi o in corso di attivazione nel capoluogo ionico (dalla Biblioteca Acclavio al Mudit, passando per il teatro Fusco e Palazzo Troilo, piuttosto che per Casa Paisiello o i Bac, senza contare la Pinacoteca comunale in previsione presso il Palazzo Archita di prossima riqualificazione, tutti risultati ascrivibili all’attuale Amministrazione comunale).

Dopo la pausa estiva si entrerà, allora, nel vivo del nuovo piano urbanistico generale, che significa ridefinizione delle aree demaniali, del perimetro del SIN ionico, di istituzione della ZES unica del Mezzogiorno, rifunzionalizzazione della Marina di Taranto e finanche approvazione dei regolamenti del parco naturale regionale del Mar Piccolo e dell’area marina protetta delle Isole Cheradi. Con ogni probabilità, settembre sarà anche il mese del partenariato sui fondi ed i progetti del regolamento europeo per la transizione giusta, che significano, almeno rispetto agli obiettivi prioritari proposti dal Comune di Taranto: punti di sbarco per la maricoltura e idrovie, forestazione urbana massiva e biorimedio dei suoli (la cosiddetta Green Belt), centro di ricerca e potenziamento del campus diffuso universitario, programmazione della Biennale del Mediterraneo, oltre alle iniziative su idrogeno verde e mobilità elettrica (a dire, le BRT). Sul finire del medesimo mese, incominceremo a comprendere chi e come fa sul serio circa il piano di riconversione e decarbonizzazione dell’ex Ilva. Mentre, ottobre potrebbe vedere la riconvocazione finalmente del tavolo permanente del Cis Taranto, con le importanti implicazioni immaginabili sul porto, il nuovo policlinico San Cataldo e gli stessi XX Giochi del Mediterraneo, le cui procedure sono ormai partite.

E proprio novembre sarà il periodo in cui partirà il cantiere per il nuovo stadio comunale Erasmo Iacovone e ci sarà una era di opportunità anche per lo sport e la cultura popolare della città. In proporzione, analoghe riflessioni si possono ripetere in relazione al lavoro dell’Ente provinciale. Come non ricordare l’imminente gara per la realizzazione della strada regionale 8, oppure il tavolo di confronto che si sta aprendo sullo sviluppo dell’aeroporto di Taranto-Grottaglie, e ancora i tanti cantieri sull’edilizia scolastica nella lista del Pnrr.

Però, una comunità intelligente e votata al futuro affronta simili sfide con coraggio e nella coesione, senza voltarsi indietro, senza lasciare spazio alla paura di non essere all’altezza, lasciando a latere della discussione le fisiologiche ma meno importanti distinzioni tra gruppi di interesse e forze politiche, tenendo invece al centro dell’agenda pubblica le sorti della città e delle sue prossime generazioni. È, cioè, proprio il momento di assicurare la giustizia intergenerazionale ai tarantini, concetto fondativo del pensiero riformista e progressista, di cui l’Amministrazione comunale è portatrice e che ha trasferito abbondantemente nei principi alla base, per l’appunto, del piano Ecosistema Taranto. Dunque, anche la narrazione che abbiamo ascoltato di recente circa programmi traditi resta del tutto speciosa. Il quadro valoriale dell’azione amministrativa, come si sta registrando ormai, è del tutto immutato, rispetto a quanto hanno selezionato gli elettori nel 2022. E non muterà il senso delle nostre scelte fino al termine del mandato.

Lo stesso sindaco ha aderito ad un altro partito, più vicino alla sua storia, ma non ha cambiato certo campo politico. È proprio per spingere questo ultimo miglio di cambiamento e incentivare quel coraggio e quella coesione nella comunità, che tanti consiglieri comunali, assessori, militanti, gente delle professioni e delle associazioni, volontari, provenienti da strade disparate, ma uniti dal senso di appartenenza per la terra ionica e dal desiderio di amministrare con moderazione e serietà questa fase degli enti locali e dei tavoli interistituzionali, si stanno in queste ore aggregando e riorganizzando, nel capoluogo come nei comuni della Provincia ionica. Forse, tanti sono stati gli errori politici e le spropositate rappresaglie in quest’ultimo anno, da tutte le parti, con ricostruzioni al limite della parodia. Errori e rappresaglie, per altro, che si sarebbero potute evitare se ciascuno avesse tenuto al primo posto la città. È una debolezza storica della classe dirigente tarantina, che non possiamo più permetterci, perché questo treno di cambiamento potrebbe non ripresentarsi alla nostra stazione per molto tempo, complici gli scenari economici e geopolitici dell’intero Mediterraneo, di cui Taranto aspira a diventare centro nodale.

Lungo gli anni appena descritti le Amministrazioni comunale e provinciale ioniche hanno fornito un impulso innegabile e ragionato al cambiamento in atto. E questo è avvenuto anche per effetto della costante presenza degli organismi regionali sui dossier di Taranto. Sono stati infatti gli anni nei quali, a partire dalle intuizioni di Michele Emiliano, si è iniziato a parlare di decarbonizzazione completa dello stabilimento siderurgico e di una nuova vocazione per la città dei due mari (si pensi al Medimex). Dobbiamo con onestà intellettuale riconoscere che sono stati anni di grande costruzione e va recuperato un clima di generale fiducia. E non si può prescindere da una azione concorde del Governo nazionale sui grandi obiettivi ionici. Insomma, se si ha la capacità di mettere da parte spiccioli dissidi e dissapori personali, c’è lo spazio per lavorare tutti insieme a questo autunno caldo, caldissimo. Ognuno nel suo ruolo, nella sua identità, nella sua libertà. Perché, se vince Taranto vincono tutti, se perde Taranto perdono tutti, proprio tutti, questo concetto non dovrebbe far dormire sereno chi sta pensando già alle prossime tornate elettorali, come al solito creando fibrillazioni nell’attività amministrativa, quella che interessa in ultimo ai cittadini. Ricarichiamo le batterie a Ferragosto, perciò, meditando su questi scenari, poiché ci aspetta una corsa assai impegnativa, per il bene di Taranto.

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