Il commento

Altro che luna, caro Leccese aspettiamo gli alberi

Rossana Gismondi

Nel mio infinitesimamente piccolo, come l’immenso Martin L. King, stanotte ho fatto un sogno: l’appena eletto sindaco Vito Leccese non ammorberà i baresi con la tradizionale solfa dei «100 giorni di luna di miele con gli elettori»

Nel mio infinitesimamente piccolo, come l’immenso Martin L. King, stanotte ho fatto un sogno: l’appena eletto sindaco Vito Leccese non ammorberà i baresi con la tradizionale solfa dei «100 giorni di luna di miele con gli elettori».

Leccese, come sappiamo tutti, non è un neofita della politica (che bazzica dal 1985 tra Parlamento e Comune) e la macchina amministrativa la conosce meglio di casa sua (da 20 anni ad ora, se a qualcuno fosse sfuggito, è stato capo di gabinetto prima di Emiliano e poi di Decaro). Dunque non ha bisogno di periodi di rodaggio e ambientamento: sa bene non soltanto «dove» mettere le mani per far funzionare meglio Bari ma, per così dire, anche «come» metterle. Dunque sappia che non riceverà sconti o confetti da nessun barese: e che da lui ci aspettiamo cose stupefacenti. Poche, almeno nell’immediato, caro sindaco, ma stupefacenti, questo sì. Sappiamo quanto nulla sia facile e rapido nell’amministrazione di una città che vorrebbe definirsi «grande».

Ma Vito Leccese, da frequentatore antico, sa bene quanto nella pubblica amministrazione a far notizia sia una ordinarietà che funzioni. Tra i punti del suo programma, per esempio, c’è quello del verde cittadino che, ha promesso, deve aumentare: 100mila alberi. Calcolando: nei 5 anni del mandato dovrebbe piantarne 55 ogni giorno. E 55 alberi al giorno a meno che non pianti alberelli di mezzo metro (in una città che abbatte quelli secolari con la stessa facilità con cui il nostro votatissimo e caro sindaco si fa lo shampoo la mattina) si notano, si vedono, si ammirano, si apprezzano. Di più, ci aiutano a vivere meglio la città: stupefacente, appunto.

Così come si potrebbe apprezzare (da parte di un sindaco che vuol fare della «temperanza» la visione della sua gestione politica) una collaborazione stretta, una presenza importante nella composizione della nuova giunta, per l’alleato Michele Laforgia.

Oltre all’indiscutibile valore dell’uomo e delle sue capacità al servizio dei baresi, sarebbe il segno chiaro e netto che quel pasticciaccio brutto e infinito ai tempi delle primarie sì primarie no, con un campo che, più che largo, appariva slabbrato come una vecchia mutanda, ebbene: a lui, Vito Leccese, sindaco dal 70% di preferenze al ballottaggio, non si può applicare. Lui, sindaco temperante e gentile che promette di «restituire ai cittadini la fiducia nelle istituzioni». Ecco, caro sindaco: prendere le distanze da questa politica vecchia e ammuffita, tutta giochi di potere retrovie e spartizione anche dell’ultimo strapuntino, sarebbe il primo ricostituente per la fiducia. Specie per quella metà dei baresi che non ha votato affatto perché «tanto non serve a nulla». Il ticket Leccese-Laforgia, per realizzare ciò che si è promesso in campagna elettorale significherebbe che, nella politica, si può ancora credere. Che i campi larghi servono «prima» ma si onorano e valorizzano «dopo». E, naturalmente caro sindaco, aspettiamo gli alberi, altro che luna di miele.

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