La riflessione
L’imbuto primarie baresi tra regole e inquinamento: ecco i pro e i contro
Il dopo Antonio De Caro, sindaco non più candidabile per via di una legge molto discutibile, lascia una eredità giocata su un terreno competitivo al massimo
A Bari le primarie, invece di risolvere il problema della candidatura a sindaco della Città, all’interno dell’area progressista le hanno complicate, come era prevedibile. Muro contro muro. Due politici di razza che non se le mandano a dire. Di sicuro, una querelle politica con due strategie dissimili: una riformista radicale e l’altra riformista governativa tout court. Entrambe di grande rispetto e di innovazione programmatica.
Le primarie, inventate da Arturo Parisi, le aveva escogitate come «punto qualificante» del centrosinistra. La forza delle primarie sta nel fatto che sottrae le candidature a presidente del consiglio, a presidente di regione e a sindaco alle segreterie dei partiti e si appella direttamente agli elettori e ai simpatizzanti del centrosinistra. Ci sono i pro e i contro, benché venissero regolate da una sorta di norme talvolta large tal’altra extralarge. I pro: la libera e partecipativa affluenza ai seggi. I contro: la presenza al voto di elettori imbucati da rendere le primarie non sempre trasparenti.
Questa è una preoccupazione che sorge all’interno dei due fronti progressisti, eppero’, con punti di vista non convergenti. Coloro che calcolano i rischi: da un lato, l’infiltrazione di delinquenti matricolati che potrebbero inquinare le primarie, dall’altro, il trasporto di truppe cammellate. E coloro i quali, benché allarmati da un possibile inquinamento del voto, si sentono sicuri che ciò non accadrà, per il fatto che ci sarà una vigilanza occhiuta e un controllo ad personam dei votanti.
Il dopo Antonio De Caro, sindaco non più candidabile per via di una legge molto discutibile, lascia una eredità giocata su un terreno competitivo al massimo. Uno dei sindaci «più amati d’Italia» non avrebbe potuto non avere come suo successore uno dei due esponenti di alto rango in lizza, per la candidatura a primo cittadino. Precisiamo che ciò non significa aver vinto le elezioni di giugno. Bisogna sudare le fatidiche sette camicie per essere eletto. I due contendenti: Michele Laforgia, da una parte, Vito Leccese, dall’altra. L’uno e l’altro capitani di lungo corso della politica, coriacei, conoscitori della macchina amministrativa e con una chiara visione della Città.
Il 7 aprile è il tanto atteso giorno per lo svolgimento delle primarie. Ognuno dei due sfidanti ha le proprie ragioni politiche per come si sarebbero dovute svolgere . Michele Laforgia avrebbe preferito chiamare «unitarie» al posto di primarie e aveva posto più di qualche stringente filtro: gli «elettori» avrebbero dovuto , in modo gratuito, votare elettronicamente, nei seggi, cosi si sarebbe garantita maggiore trasparenza. In più, aveva messo al centro il problema della pre - registrazione degli elettori la sera prima del voto. La maxi operazione della DNA: 130 indagati ha lasciato il segno: voto di scambio tra clan criminali e una candidata al consiglio comunale di Bari. Arrestato anche il di lei marito, regista della infiltrazione mafiosa nelle elezioni comunali. Sempre, nell’ambito della maxi inchiesta, è stata sottoposta ad amministrazione giudiziaria, per infiltrazioni criminali la municipalizzata Amtab SPA, azienda in cui i clan avrebbero ottenuto posti di lavoro.
Laforgia è candidato da parte di uno schieramento di cui fanno parte l’Associazione la Giusta causa di cui è il leader, M5s, PSI, IV, SI. Invece, Leccese è indicato dal Partito democratico e da un congruo numero di liste civiche. La battaglia è apertissima e dalle primarie potrebbero uscire delle sorprese. Di ciò non ci si può meravigliare. Non a caso, già alla fondazione ci furono divisioni attorno al progetto delle primarie, dato che era basato sulla discontinuità: di fatto toglieva il potere ai segretari della coalizione. Lo scontro sulle primarie non è un fatto di oggi, in epoche passate, ci furono scintille tra Massimo D’Alema e Michele Emiliano. Ambedue non candidati, ma impegnati ad appoggiare ognuno il proprio candidato alla segreteria del Nazareno.
L’ex premier contro l’allora sindaco «”Usa un blocco di potere per la campagna interna di partito». La replica di Emiliano non si fece attendere: «Mi sono sempre battuto per la correttezza e la trasparenza». Polemica che lascia il tempo che trova. Dopo quella breve parentesi dialettica, il rapporto tra l’ex premier e il governatore è andato d’amore d’accordo. In politica capita, spesso, di avere posture diverse ed è un antidoto al conformismo. Ad esempio, Elly Schlein figlia delle primarie, a Firenze, ha candidato a sindaco una esponente dem senza passare per le primarie.
A fronte di rifiuti a trovare un compromesso, con buona pace di Laforgia e del suo schieramento: «Il Pd si assumerà la totale responsabilità di organizzare, dettare le regole e assicurare il trasparente e regolare svolgimento della consultazione». A ben vedere, i paletti di Laforgia avevano qualcosa di macchinoso, ma messi in campo a fin di bene per evitare il rischio di inquinamento, incontravano il medesimo interesse di Leccese e e del suo schieramento. Benché, finora, non si sappia ancora granché delle regole del gioco.
Di là da chi vincerà nelle primarie, dovrà vedersela con il candidato della destra. Il cui nome è altalenante tra il civismo di nuovo conio e il politico dell’usato sicuro.