Il commento

Quanto è pericolosa questa Europa che si sta armando

Dorella Cianci

Nei famosi corsi e ricorsi storici anche quest’anno torna a riproporsi il solito stanco e vecchio schema di un Occidente che «deve» opporsi alla Russia

Nei famosi corsi e ricorsi storici anche quest’anno, a un anno preciso dall’apparente richiesta d’aiuto tanto della Transinistria a Mosca quanto della Moldavia all’Europa, torna a riproporsi il solito stanco e vecchio schema di un Occidente che “deve” opporsi alla Russia, di un’Europa che “deve” difendere la sua libertà, di una Russia che “deve” riconquistare territori, di un mondo, decisamente molto vecchio, che non fa altro che appellarsi all’uso delle armi (si veda anche sul sito di questo giornale https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/mondo/1385317/la-moldavia-minacciata-e-lanomalia-transnistria.html). E così mentre i leader dei diversi Paesi Nato stanno prendendo le distanze dalle dichiarazioni belliciste di Macron, espresse durante il vertice di sostegno a Kiev, arrivano, come una doccia fredda, le parole di Ursula Von der Leyen, la quale sottolinea, in maniera perentoria, che occorre difendere gli europei e occorre rifornirsi di più armi. Come riesce l’Europa a rinnegare, fino a tal punto, se stessa? Com’è possibile che ancora si invochino le armi, in un mondo già abbastanza in pericolo su vari fronti? Quando è avvenuto quel salto, silenzioso e sospettoso, secondo cui, non solo dobbiamo difendere l’Ucraina, ma non possiamo neanche escludere di passare a posizioni d’attacco? Le parole di Macron e quella della presidente della Commissione europea non sono da trascurare (e non sono così innocenti) e ci inducono a una profonda riflessione, anche rispetto a quanto visto personalmente in Ucraina e ai suoi confini. In qualche modo, pur essendo testimoni diretti e convinti sostenitori dei diritti degli ucraini, in queste ore, non possiamo non fare, coscienziosamente, dei passi indietro, in nome dei nostri padri fondatori. La “formula Ursula”, così come ci è giunta ieri, appare una vera retrocessione dei principi su cui si fonda l’Unione europea. Facciamo solo qualche accenno alla storia, per evitare di disperderci in una contemporaneità che ha perso non solo la profondità storica, ma anche il valore sacrosanto dell’irenismo, come radice europea. Ricordiamo dunque che, sulla base del piano Schuman, nel 1951 sei Paesi firmarono un trattato per riunire le rispettive industrie del carbone e dell'acciaio sotto una gestione comune. Come mai? In questo modo si stabilì che nessun Paese - da solo - avrebbe potuto fabbricare armi da guerra da utilizzare contro gli altri, come in passato. I sei Paesi erano (e sono) la Germania, la Francia, l'Italia, i Paesi Bassi, il Belgio e il Lussemburgo. Chi erano i pionieri di questa Europa? Erano combattenti della Resistenza, erano sopravvissuti all'Olocausto, erano personaggi politici lungimiranti: questi leader visionari hanno ispirato l'Europa come la conosciamo oggi. Molti di loro si sono adoperati per porre fine agli orrori di due guerre mondiali e per promuovere la pace, una pace duratura messa, ora, ancora più in pericolo. L’oggi? Ecco i dati ufficiali, di certo poco visionari. Il 12 settembre 2023, l'Eurocamera ha approvato una legge volta a potenziare l'industria europea della difesa, attraverso la normativa sugli appalti comuni. Il nuovo strumento può contare su un bilancio di 300 milioni di euro fino al 31 dicembre 2025. Gli acquisti congiunti dovranno coinvolgere almeno tre Stati membri. Questo strumento sarà accessibile anche ai Paesi appartenenti all'Area Economica Europea - ovvero Islanda, Liechtenstein e Norvegia. La formula Ursula, ora, vorrebbe potenziare, ancora di più, questa corsa alle armi? Purtroppo sì, perché, già a settembre scorso, tutti i leader europei hanno sottoscritto una clausola, che ritiene di poter elevare al 20% questi investimenti, sopratutto qualora i prodotti vengano forniti all'Ucraina o alla Moldavia. Intanto, guardando anche al di là del Mediterraneo, oggi, primo marzo, si svolgerà a Roma una manifestazione contro la guerra e contro il massacro di Gaza. Evidentemente non tutti gli europei condividono il tradimento della pace.

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