la riflessione

I salari secondo Bankitalia e quell’effetto sui prezzi

Guglielmo Forges Davanzati

Va rilevato, peraltro, che l'andamento dei salari dipende in modo cruciale dal tasso di disoccupazione

«Oggi la probabilità che un ipotetico rafforzamento della dinamica salariale dia il via a una tardiva rincorsa salari-prezzi è… esigua. Per di più, con pressioni inflazionistiche che volgono al ribasso e profitti delle imprese elevati, un qualche recupero del potere d’acquisto dei salari, dopo le perdite subite, è fisiologico e potrà sostenere i consumi e la ripresa dell’economia».

Così si è espresso il nuovo Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, al Forex di Genova di febbraio. Si tratta di un cambio di vedute interessante all’interno dell’Istituto, dal momento che il suo predecessore, Ignazio Visco (Governatore dal 2011 al dicembre 2023), sosteneva semmai la necessità di ridurre il rischio di una spirale salari-prezzi.

È però da considerare che lo stesso Visco si diceva preoccupato per l’eccessiva numerosità di contratti di lavoro con salari inferiori a un «livello dignitoso».

La spirale salari-prezzi è un meccanismo di trasmissione dell’inflazione che si verifica quando le rivendicazioni di più elevate retribuzioni monetarie, da parte dei sindacati, hanno successo e si traducono in prezzi più elevati praticati dalle imprese, in ragione di aumenti dei costi di produzione.

Si ritiene generalmente che la spirale salari-prezzi abbia contribuito significativamente all’inflazione italiana degli anni Settanta-Ottanta, quando l’inflazione, nel nostro Paese, raggiunse il valore - molto elevato - del 20%.

La posizione di Panetta, in merito alla non rilevanza della spirale salari-prezzi, è utile per comprendere sotto quali ipotesi questo meccanismo funziona e, dunque, per evidenziare altri possibili effetti derivanti da un aumento dei salari. Come già rilevato da Marx (nell’opera Salario, prezzo e profitto del 1865, pubblicato postumo dalla figlia nel 1898), l'aumento dei salari implica, nell'immediato, un aumento della domanda di beni di consumo.

Ciò può determinare un aumento dei prezzi di questi beni e dei margini di profitto delle imprese che li producono. L'aumento del saggio del profitto nel settore che produce beni di consumo tende a spingere altre imprese a convertire i propri processi produttivi per produrre questa tipologia di beni, divenuta più conveniente e/o può spingere imprese nascenti a produrre questi beni. Contestualmente, infatti, le imprese che operano in altri settori (produzione di beni strumentali e beni di lusso) vedono erosi i propri margini di profitto, per effetto dell’aumento dei salari, senza beneficiare di aumenti della domanda.

La rilevanza di questo effetto si trova in tutte le condizioni nelle quali le imprese non hanno rilevante potere di mercato, così che più alte retribuzioni dei loro dipendenti hanno effetti solo sui loro profitti. Vi è poi da considerare che l'aumento dei salari può spingere all'adozione di migliori metodi produttivi e di una più efficiente organizzazione del lavoro, accrescendo la produttività del lavoro.

Da questo meccanismo si deduce che l'aumento dei salari nominali, contrariamente a quanto diffusamente ritenuto, non è neutralizzato da un aumento dei prezzi e, dunque, migliora il benessere dei lavoratori, ovvero non riduce i salari reali. L'immediato corollario, in termini di politica economica, consiste nel prescrivere l'adozione di dispositivi di adeguamento dei salari ai prezzi.

Infine, va rilevato che l'andamento dei salari dipende in modo cruciale dal tasso di disoccupazione, nel senso che, quando quest'ultimo si riduce, riducendosi la concorrenza fra lavoratori, cresce il loro potere contrattuale. La precarizzazione del lavoro impatta negativamente sulla funzione anticoncorrenziale del sindacato, riducendone il potere contrattuale.

Panetta aggiunge che sarebbe opportuno pensare a una riduzione in tempi brevi dei tassi di interesse da parte della BCE.

L’interesse per la posizione di Panetta ha natura politica. Panetta è un liberale. Tecnocrate di alto livello, il «Draghi della Destra» ha sempre avuto un atteggiamento di critica nei confronti del rigorismo che prevale nella BCE (la Banca d’Italia è ovviamente parte del SEBC, il sistema europeo delle Banche centrali).

La presa di posizione a favore dell’aumento dei salari merita, tuttavia, una riflessione, dal momento che potrebbe spiazzare il Governo Meloni e costituire la principale «opposizione interna» alla sua politica del lavoro, fortemente orientata, dal suo insediamento, nella direzione della promozione di politiche di segno liberista.

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