L'analisi

La delusione d’amore per ragazzi incapaci di avere relazioni vere

Pasquale Chianura

Tutto questo ci rimanda all’educazione impartita dall’adulto. Infatti è importante far sentire ai propri figli che le emozioni, le ansie, le paure di fallire e di deludere, le sensazioni di inadeguatezza e di vergogna possono essere comunicate

In continuità con il mio articolo pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno il 5 giugno 2023 dal titolo «Emergenza figli in una società senza più genitori» vorrei sviluppare alcune riflessioni alla luce degli ultimi tragici eventi.

Oggi nei ragazzi c’è molto disagio, sofferenza e solitudine anche se sono per lo più ascoltati, coccolati e sorvegliati ma questo non vuol dire che sono conosciuti e capiti; soprattutto i ragazzi hanno una particolare fragilità rispetto alla delusione amorosa; infatti è cambiato il modo di reagire alla fine di una relazione; se in passato avevano una reazione depressiva, ora invece prevale una reazione violenta.

Pensano che bisogna condividere tutto, hanno una cultura dell’amore come possesso. Spesso i ragazzi oggi non sono capaci di relazioni vere, non sanno riconoscere i sentimenti, gestire i rifiuti, combattere i pregiudizi di genere. Tutto questo ci rimanda all’educazione impartita dall’adulto. Infatti è importante far sentire ai propri figli che le emozioni, le ansie, le paure di fallire e di deludere, le sensazioni di inadeguatezza e di vergogna possono essere comunicate. Questa disregolazione emotiva non dipende solo dalla mancata educazione ma in particolare dal mancato riconoscimento dei bisogni emotivi degli adolescenti; infatti emozioni come la tristezza e la rabbia spesso non vengono captate nell’ambito familiare. Perciò è utile una alfabetizzazione emotiva degli adulti finalizzata ad aiutare i ragazzi ad esprimere le proprie emozioni anche quelle più dolorose.

Troppi adulti si rivelano incapaci di capire i figli cresciuti con l’obbligo di essere felici; mai come oggi gli adolescenti hanno un grande bisogno di aiuto che viene manifestato in molte maniere come chiusura in se stessi, tentativi di suicidio, autolesionismi, abuso di sostanze e di alcool, sfide sociali; e molti di loro non trovano chi possa aiutarli; anzi talora devono prendersi carico della fragilità dei genitori che spesso sono troppo concentrati su se stessi. Siamo passati da una generazione di genitori autoritari ad una generazione di genitori deboli; c’era in passato l’età della responsabilità; oggi per tutti il desiderio è uno solo: la ricerca della felicità, la realizzazione di sé a qualunque età, costi quel che costi. Non sono tanto i figli che crescendo faticano ad emanciparsi. Ma sono i genitori che più spesso non ce la fanno ad emanciparsi dai figli; infatti tendono a trattenerli e talvolta a fagocitarli.

Amare significa concedere spazio, e se i figli non dovessero ricalcare le orme genitoriali, sarà il segnale di un successo educativo.

In conclusione in un’ottica di prevenzione forse è più utile impegnarsi in un lavoro di consulenza ai genitori, piuttosto che mandare i ragazzi in terapia.

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