La questione

Altro che 21 miliardi in più, e la decarbonizzazione Ilva è scomparsa dal Pnrr

Ubaldo Pagano

Sgombriamo il campo dalla bugia più macroscopica: l’Italia non avrà 21 miliardi in più. La Commissione UE ce ne sta riconoscendo solo 2,8 miliardi in più rispetto al piano originario e nemmeno un euro di quella somma è da attribuire al merito del Ministro Fitto o della Presidente del Consiglio

Altro giro, altra bugia. Il Ministro Fitto non smette di stupirci e questa volta per il suo ultimo spot sul PNRR si fa accompagnare dall’autorevole voce della Presidente del Consiglio.

Abbiamo sentito negli ultimi giorni dichiarazioni parecchio fantasiose da parte del duo Fitto-Meloni. Ricostruzioni secondo cui il nostro Paese sarà beneficiario di altri 21 miliardi di euro di risorse europee per finanziare nuovi progetti del PNRR. È difficile per chi scrive ricordare un precedente così goffo e sgrammaticato di ingannare i cittadini, sebbene in appena un anno di legislatura questo Governo ci abbia già offerto molti esempi.

Sgombriamo il campo dalla bugia più macroscopica: l’Italia non avrà 21 miliardi in più. La Commissione UE ce ne sta riconoscendo solo 2,8 miliardi in più rispetto al piano originario e nemmeno un euro di quella somma è da attribuire al merito del Ministro Fitto o della Presidente del Consiglio. Quelle risorse aggiuntive ci vengono riconosciute perché l’Europa ci sta liquidando le quote ETS, ossia quell’ammontare di emissioni di CO2 che il nostro Paese non ha prodotto nell’ambito del sistema europeo di riduzione dell’inquinamento dell’aria.

Ciò che invece è purtroppo vero sono i tagli che Fitto ha deciso con la rimodulazione del PNRR. Basti pensare alle 525 strutture sanitarie che salteranno. Ebbene sì, 312 case di comunità, 93 ospedali di comunità e 120 centri operativi territoriali non saranno realizzati proprio per scelta del Governo. E a poco serve appellarsi ad altri fondi per fingere di finanziare con risorse nazionali ciò che non si riesce a fare con i soldi europei. È una tecnica che ormai abbiamo imparato a conoscere e che serve solo a gettare fumo negli occhi e rimandare il problema.

Ma non è solo la sanità a pagare il conto delle scelte di Fitto. Sono i Comuni a perderci di più e a rischiare in tanti casi il default. Dei 16 miliardi di tagli, ben 10 riguardano progetti degli enti locali, peraltro su investimento fondamentali come la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica (6 miliardi), la gestione e riduzione del rischio alluvionale e idrogeologico (1,287 miliardi), la rigenerazione urbana (2 miliardi), i Piani urbani integrati (circa 1 miliardo), la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie (300 milioni), cui si aggiunge il taglio da 900 milioni di euro sugli asili nido, che si traduce in 100mila posti in meno rispetto a quelli previsti. Per non parlare del progetto da 1 miliardo di euro per la decarbonizzazione dell’ex Ilva, scomparso dal Piano e mai più recuperato. Un investimento che dovrebbe essere “messo a terra” con la massima priorità, perché altrimenti il rischio e di non vederlo mai realizzato con tutto ciò che ne consegue in termini di inquinamento e rilancio produttivo e occupazionale del siderurgico di Taranto.

Dati alla mano, allora, chiediamo almeno un sussulto di dignità a questo Governo. Chiediamo che la smettano di cimentarsi in questi insulsi giochi di prestigio, pensando di avere dei perfetti idioti come interlocutori. Gli italiani vedranno con i loro occhi quali e quante promesse Meloni &Co. non saranno stati in grado di rispettare alla fine del loro mandato, che auspico per il bene del Paese possa venire ben prima della naturale scadenza della legislatura.

Privacy Policy Cookie Policy