L'idea
Una modesta proposta: più alberi e meno libri inutili
La notizia incredibile è che, dati Istat alla mano, il 30 per cento dei libri pubblicati non vende nemmeno una copia
Allora, la notizia incredibile è che, dati Istat alla mano, il 30 per cento dei libri pubblicati non vende nemmeno una copia. Come può essere?, mi sono chiesto. Ma confesso che non ho dovuto pensarci molto per arrivare a una conclusione e la mia conclusione, ve lo dico con un eufemismo, è che il 30 per cento dei libri stampati non vende nemmeno una copia perché quei libri fanno schifo!
Lossò lossò, adesso starete pensando al solito preambolo per la solita geremiade: ah, gli editori di una volta! E gli scrittori e i lettori, anche. Ma, in realtà, c’è poco da rimpiangere se Schopenhauer nei Parerga e Paralipomena, data di pubblicazione 1851, già scriveva: «La maggior parte dei libri è cattiva e sarebbe dovuta rimanere non scritta ed è quindi da buttar via».
Certo nemmeno si può pensare che i libri che, invece, vendono siano tutti bei libri. Raramente infatti la quantità si trasforma, come diceva Hegel, in qualità. E quante volte ci siamo avvicinati pieni di speranze ai primi in classifica restandone delusi?
Quante volte ci hanno delusi addirittura quegli stessi scrittori che ci avevano precedentemente incantati.
Sì, spesso si tratta di quelli che il severissimo Flaubert chiamava «scrittori gallina», quelli cioè che depongono libri come uova le galline. E né, ancora, possiamo dire che i libri che vendono siano tutti scadenti. Ognuno ne avrà qualcuno nel cuore – il primo a venirmi in mente è La versione di Barney.
Insomma, la faccenda è complicata e allora? Allora a chi affidarsi nella scelta delle nostre letture in un paese dove, oltretutto, si pubblicano ben 80 mila volumi l’anno? È facile perdere l’orientamento. Ci vuole un aiuto. E questo aiuto certo ce lo danno i critici sui giornali, il passa- parola dei lettori e sui social e i premi letterari.
Ma a «Le Pagine della Terra», di cui sono giurato, e che alla sua ultima edizione ha selezionato il delizioso La vita segreta delle api del giovane Marco Valsesia, visto che è un premio dedicato alla sostenibilità, al rapporto tra uomo e ambiente e, in particolare, alla tutela degli alberi, io ho chiesto qualcosa in più della semplice premiazione d’un libro. E cioè, uno studio sull’impatto ambientale dell’industria editoriale che, inondando il mercato di 80 mila titoli – che, con una tiratura media, diciamo di mille copie a volume, arrivano alla cifra immane di 80 milioni di copie.
Immaginate il numero di alberi che ogni anno vengono sacrificati da questa sovrapproduzione selvaggia. Lo spaesamento del lettore medio in una libreria: quello non c’è nemmeno bisogno di immaginarlo.
Ma poi, perché gli editori pubblicano tanto? Buttando le loro reti a strascico, tra migliaia di titoli sperano di pescare il best seller. Il risultato invece è che calano vertiginosamente i lettori e aumentano a dismisura gli scrittori. Scrittori nemmeno capaci di vendere una copia del loro capolavoro perfino a mammà. Più alberi, quindi, e meno libri inutili.