L'analisi
Né nuovi figli, né idee è il «gelo demografico» della Fiera del Levante
È possibile che la più grande innovazione per la Fiera del Levante dell’anno prossimo sarà lo spostamento ad ottobre
È possibile che la più grande innovazione per la Fiera del Levante dell’anno prossimo sarà lo spostamento ad ottobre: a settembre fa ancora molto caldo. Così almeno il meteo darà una piccola scossa a un malato terminale arrivato a 86 anni senza troppa speranza di farcela più a lungo. Perché anche la Fiera è vittima del gelo demografico che non fa nascere nuovi figli né tantomeno nuove idee. Era la Fiera del ponte verso i Balcani. La Fiera del mare che unisce e non divide. La Fiera della vocazione mediterranea. La Fiera vetrina del Sud che cresce. La Fiera del riscatto. La Fiera della svolta perennemente più attesa del Bari in serie A. La Fiera del futuro che quest’anno si è aperta con una esposizione di auto usate. E che ha rischiato di aver avuto nelle merendine Aida tutta la sua perduta nobiltà.
Incontri a Bari un’amica che sfoggia una giacca damascata di foggia indiana. Ah. Comprata alla Galleria delle Nazioni. Trenta euro, davvero in Fiera conviene. Ma se la Fiera è quella, un qualsiasi ipermercato di quelli che cingono d’assedio la città è più fornito. Né vale la pena conservare uno spazio così grande, così storico, così emozionale, così costoso per portarsi a casa tal trofeo. E ogni anno lo stesso: Fiera dei record, quest’anno oltre 200 mila visitatori, 311 espositori, giochi, musica e cotillons. La gente gradisce. E l’anno prossimo? In autunno, quando è più fresco. Se questo è la Fiera, viva la Fiera.
Ma addio sogni di gloria. Un cronicario per tutto il resto dell’anno, e non perché ci sia ancora l’abbandonato ospedale Covid. Fra poco ci sarà la nuova sede della multinazionale Deloitte, C’è l’Apulia Film Commission. C’è un Palazzo del Cinema mai diventato Palazzo del Cinema. Fino a poco fa c’era Eataly fuggita via. Andate via anche alcune aziende piene di buona volontà. Dimostrazione di una fiera a caccia di qualcosa da fare tranne che la Fiera del Levante. In un punto di Bari e della Puglia e del Sud di fronte al mare con tutta la suggestione dello sguardo di Magellano che guarda oltre. Di fronte a un porto prossimo venturo per i naviganti del mondo. In un punto che sta per diventare un nuovo immaginifico centro residenziale di una città che cerca di diventare una altrimenti Wunderkammer, camera delle meraviglie.
La Fiera del Levante è un Sud che non cresce nella città e nella regione del Sud che nonostante tutto crescono di più. Il Sud della resistenza capace di fare il più col meno e di dare lezioni di sviluppo all’Italia più avvantaggiata. Proprio il meglio Sud che fra quei viali tanto carichi di storia quanto di promesse al vento potrebbe (e dovrebbe) essere in esposizione permanente. Essendo invece eternamente il Sud che vorrei ma non posso, anzi neanche vorrei, a quanto pare. Il Sud che da anni non ha più neanche la manfrina dell’inaugurazione del capo del governo e del Sud in testa ai nostri pensieri. Che comunque attira visitatori a iosa tanto quanto non fa un passo avanti.
Eppure tutti i partner della Fiera si dichiarano tanto ben intenzionati quanto non altrettanto conseguenti. Tutti parlano di una necessità di vita tutto l’anno tanto quanto questa vita perenne tarda sempre ad arrivare. Ci saranno pure gli sforzi di fronte a mezzi inadeguati. Sarebbe ingiusto non riconoscerli ringraziandone. Ma la grande assente è la visione, lo scopo, il perché. Si direbbe la politica, se in Italia politica non significasse solo campagna elettorale. A che serve questa Fiera, quale obiettivo, rivolta a chi? Può essere il suo futuro alle spalle?
La Fiera del Levante è stata per anni vetrina del meridionalismo. Vade retro questo meridionalismo, anzi quello: c’è un tempo per tutto, dice la Bibbia. E nessuna intenzione di dare consigli alla regia. Sono però le scuole di management a insegnare di fare le cose, di farle bene ma soprattutto di farle sapere. E la Puglia e il Sud hanno bisogno di far saper di sé per non restare sempre ostaggi del doloso racconto altrui. Far saper di sé in modo permanente, non per lo spazio di una (calda) settimana di settembre. Un posto dove esibire i loro gioielli al visitatore (e investitore). Dal manufatto alla tavola, dalla ricerca all’università, dalla bellezza turistica a quella umana: signori, questi siamo.
Lo sapevate che un pugliese garantisce la sicurezza delle ferrovie e delle metropolitane di tutto il mondo? E lo sapevate che un pugliese ha inventato la stampante 3D più precisa al mondo? E lo sapevate che un pugliese traduce all’istante tutti i discorsi che si fanno al Parlamento europeo? E lo sapevate che? Venite in Fiera, saprete (e troverete) tutto. Foss’anche senza giacca indiana.