La riflessione

Sui migranti la distinzione tra destra e sinistra (con la «sorpresa» 5Stelle)

Nicola Costantino

L’approssimarsi delle diverse scadenze elettorali riporta all’attualità il dibattito sulle caratteristiche sostanziali dei vari schieramenti

L’approssimarsi delle diverse scadenze elettorali riporta all’attualità il dibattito sulle caratteristiche sostanziali dei vari schieramenti. Per chi, come il sottoscritto, ritiene che le differenze ideologiche persistano ancora, sia pure in termini e con linguaggi modificati rispetto a qualche decennio fa, ciò significa chiedersi, ancora una volta, cosa significhi essere di destra o di sinistra.

Il tuttora attualissimo saggio di Norberto Bobbio (Destra e sinistra. Ragioni e significati di una distinzione politica, Donzelli ed., 1994) fornisce una chiave di lettura molto netta: «il criterio più frequentemente adottato per distinguere la destra dalla sinistra è il diverso atteggiamento che gli uomini viventi in società assumono di fronte all’ideale dell’eguaglianza, che è, insieme a quello della libertà e a quello della pace, uno dei fini ultimi che si propongono di raggiungere e per i quali sono disposti a battersi».

Il credere, o meno, nell’uguaglianza si sostanzia quindi in comportamenti più o meno solidali (libertè, egalitè, fraternitè...) nei confronti degli altri. Ma chi sono gli altri, i «nostri» altri? Afferma ancora Bobbio: «Il concetto di eguaglianza è relativo, non assoluto. È relativo almeno a tre variabili di cui bisogna sempre tener conto ogni qualvolta viene introdotto il discorso sulla maggiore o minore desiderabilità dell’eguaglianza: i soggetti tra i quali ci si propone di ripartire i beni; i beni da ripartire; il criterio in base ai quali ripartirli».

La distinzione ideologica, quindi, non è tanto tra l’essere o no solidali, ma su quali siano i confini soggettivi (ma comunque ideologicamente orientati) dei sentimenti di eguaglianza e solidarietà. Il che ci riporta all’evangelico quesito: «Chi è il mio prossimo?».

L’«Economist» ha recentemente pubblicato i risultati di una interessante ricerca delle Università di Harvard, Boston ed Oxford che ha preso in considerazione la dicotomia tra «particolarismo» (attenzione alle sole realtà «locali») ed «universalismo» (visione geograficamente più ampia), in particolare studiando la correlazione tra circa 4 milioni di donazioni ricevute dall’associazione non-profit statunitense DonorsChoose (che raccoglie fondi per le scuole pubbliche) e le maggioranze politiche dei 435 distretti elettorali degli USA (paese nel quale, com’è noto, le donazioni sono molto diffuse, anche per motivi fiscali). Ne emerge una netta corrispondenza tra «particolarismo» e voto Repubblicano da una parte, e tra «universalismo» e voto Democratico dall’altro. Gli elettori di destra, cioè, tendono a sentirsi solidali solo con chi è loro più «vicino», mentre quelli di sinistra hanno una concezione del prossimo più universale (o meglio, in questo caso, nazionale).

Ed in Italia, come siamo messi? In un recente sondaggio Demos, il 40% degli italiani si è detto d’accordo con l’affermazione «gli immigrati sono un pericolo per l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone». Per costoro, quindi, la solidarietà arriva, al massimo, ai confini nazionali ed etnici. La disaggregazione di questo dato per preferenze elettorali registra alcuni valori assolutamente prevedibili; sono preoccupati per l’immigrazione il 79% degli elettori della Lega, il 56% di quelli di Fratelli d’Italia ed il 51% di quelli di Forza Italia: «Prima gli italiani!» (anzi, considerato il disegno di legge sull’autonomia differenziata, «Prima i settentrionali!»).

Altrettanto prevedibilmente, solo il 17% degli elettori PD condivide le preoccupazioni sui migranti. Sorprendente, e sotto molti versi inquietante, è invece la posizione degli elettori del Movimento Cinque Stelle: il 44% (addirittura più della media nazionale!) non vuole i migranti. Sembra che la radice trasversalmente populista del movimento, al di là delle posizioni esplicitamente di sinistra recentemente assunte, inaspettatamente persista, il che costituisce un oggettivo problema per chi auspica una reale unità di intenti all’interno del centro-sinistra.

Nel 1994 (l’anno della «discesa in campo» di Berlusconi), Giorgio Gaber scriveva, nell’ancora attualissima canzone Destra-Sinistra: «L’ideologia, l’ideologia / Malgrado tutto credo ancora che ci sia / È la passione, l’ossessione della tua diversità / Che al momento dove è andata non si sa».

Il dibattito quindi è ancora aperto. Qui ci piace solo ricordare che, nel Vangelo di Luca (10, 30-37) è lo straniero, il samaritano, il meno «vicino» quindi, a fornire la risposta esemplare alla domanda: «chi è il mio prossimo?».

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