L'analisi
«Body shaming» da bar: quei commenti offensivi sul corpo delle donne
L’uomo latino non può fare a meno di pensieri che lo portano a fischiarci per strada, ma dal confezionare vere e proprie offese al genere umano, ce ne corre
Che in limine litis abbia fatto ammenda del proprio comportamento, oltretutto scoperto solo grazie alla diffusione operata da uno spettatore, non muta in nulla la gravità della questione.
E la gravità non consiste tanto in quel che ha commentato con riferimento alle atlete in gara, ma nel fatto che lo ha pensato, così grandemente, da non potersi frenare dall’esternarlo.
Che poi lo abbia fatto a microfono spento e che solo pochi fortunati erano i destinatari di quelle perle di saggezza da bar, non sposta la questione perché il punto è la sua mentalità e l’impostazione, non certo sana, del rapporto e dell’idea che ha dell’altro sesso.
Da donne mediterranee sappiamo perfettamente che l’uomo latino non può fare a meno di pensieri che lo portano a fischiarci per strada quando una qualche nostra qualità lo colpisce al punto da svincolare del tutto i freni inibitori, ma che, in caso contrario, si debbano sottolineare i difetti, tanto da confezionare delle vere e proprie offese al genere umano, ce ne corre.
Senza contare che quel comportamento – strategicamente definito dall’interessato stesso, «da bar», onde operare una difesa avanzata della propria indifendibile posizione – neppure al bar avrebbe potuto trovare cittadinanza, figuriamoci in un ambito assolutamente differente.
Ricordiamoci che si stava assistendo – e per loro commentando – una competizione sportiva ove, per definizione si devono apprezzare le qualità ginniche degli atleti in competizione che, anche solo logicamente, non posso subire l’influenza dell’avvenenza fisica o di eventuali fantasie erotiche che possano, a latere, suscitare.
L’aspetto fisico, per un atleta, può influenzare la resa della performance, ma non certo il superamento di uno standard sensuale.
Che quindi le atlete siano state giudicate «grosse», se bene può andare in considerazione della mancanza di leggiadria nel compiere il tuffo – visto che l’evento in commento proprio in questo si sostanziava – a tutto voler concedere ci stava, ma che questo venisse messo in correlazione con un commento sulla conseguente mancanza di appeal, proprio non se ne ravvede l’utilità.
Ancor meno utile, se si mette in correlazione con l’eventuale «utilizzo» del corpo femminile che, del tutto estrapolato dalla gara sportiva a cui si stava assistendo, trasloca in un’alcova per sentenziare che in quel posto «sono tutte alte uguali»!
Per carità di patria, stendiamo un velo pietoso sul riferimento alle note musicali utilizzate per commentare la conoscenza quantitativa che delle stesse dovrebbero avere gli uomini e le donne e/o la voluta, sottolineata e motivata storpiatura del nome di un nostro atleta in versione cinese che con la sostituzione della lettera «R» con la «L» ha ulteriormente arricchito lo scemenziario fino a quel punto sciorinato.
Invece, ci interessa la sottolineatura del massimo rispetto che il cronista in questione ha dichiarato di avere per le donne a giustificazione di una battutaccia che, anche questa per carità di patria non riportiamo, ma che neppure all’asilo infantile i bimbi nel passaggio attraverso le 5 fasi dello sviluppo psicosessuale di Freud avrebbero mai pronunciato.
Una battuta, per quanto si possa ritenere simpatica perché rimodulata in modo da suscitare un’ilarità tipicamente maschile – e possiamo assicurare non comprendente l’intero universo, visto che esistono uomini che non si lascerebbero coinvolgere in tali bassezze – non può mai giustificare il completamento della carrellata di considerazioni fuori posto.
Doppiamente fuori posto: perché si commentava una kermesse sportiva e perché in ballo c’era la dignità dell’altra metà del cielo che laddove non meriti apprezzamento per la mancanza di riscontro con i canoni più o meno classici dell’avvenenza, non deve essere trattata alla stregua di un bene di consumo.
In tutto questo vogliamo rassicurare sia il diretto interessato che l’intero universo maschile che, per quanto il mondo sia andato avanti sdoganando una serie di non commendevoli comportamenti, alcuni dei quali sfociano in veri e propri reati contro la persona di gravità maggiore di questi, l’universo femminile ancora gradisce gli apprezzamenti che vengono loro fatti, a condizione che restino in un range di decenza e laddove non riscontrino i gusti del valutatore, se ne faccia mesto silenzio.
* Magistrato