Il ricordo
Berlusconi visionario nella politica nazionale, come nel calcio
La sua storia politica e sportiva resta, resta nei nostri ricordi che nessuno potrà cancellare perché sono i ricordi che appartengono ad un uomo che ha amato l’ItaIia e il calcio
Ma Silvio, che fai? Chiamare il tuo partito Forza Italia con il classico grido dei tifosi per la nostra Nazionale di Calcio! Silvio Berlusconi mi spiegava e mi pregava (ma tanto aveva già deciso ed io sapevo che non si sarebbe fermato) di non ostacolare questa sua iniziativa. E allora il mio ricordo va quando in chiesa a Firenze durante la messa in memoria delI’aIlora presidente della Viola Mario Cecchi Gori, mi spiegava che secondo i suoi calcoli il Partito Comunista aveva raggiunto la quota di circa 400 parlamentari e tu Antonio, tu sei un grande portatore di voti devi ritornare in Parlamento. Ed io, a convincerlo che, come presidente federale, non dovevo e non potevo ritornare a ricoprire la carica di parlamentare, avendo già a suo tempo rinunciato a ricandidarmi onde evitare problemi alla Federazione.
Io avevo incontrato Berlusconi a Bari in occasione della posa della prima pietra in un grande centro commerciale la cui costruzione era stata affidata alla nostra impresa. Una veloce presentazione non immaginando assolutamente che un giorno sarei diventato presidente della Federazione della quale Io stesso Berlusconi faceva parte.
II primo incontro operativo fu in occasione di una assemblea durante la quale si sarebbe parlato di diritti televisivi, lo vidi seduto in prima fila incuriosito e attento a studiare che tipo di presidente io fossi, ci salutammo con l’intento di rivederci al più presto. E difatti ci siamo rivisti in occasione dello scambio degli auguri di fine anno che io avevo deciso di tenere con tutto il mondo del calcio. Lo vedevo molto preoccupato e amareggiato perché erano iniziati i primi attacchi a quella che sarebbe stata poi “la sua storia».
Avemmo modo di parlare del futuro del calcio che un po’ era anche il futuro della sua società e della sua grande azienda televisiva. Abbiamo discusso e riflettuto sul futuro del calcio da buoni amici ma comunque riconoscendo in lui un uomo di grande potenzialità ed anche saggezza.
Abbiamo anche avuto momenti di contrasto e contrapposizione, quando dovetti prendere un provvedimento straordinario per calmare Ie violente azioni delle tifoserie dopo incontri di calcio che si concludevano con terribili scontri con danni alle persone e alle strutture calcistiche.
In quelle occasioni accusavo Ie società di responsabilità oggettiva e quindi con provvedimenti punitivi a carico di quelle società alle quali facevano riferimento Ie tifoserie più violenti. Berlusconi di fronte a queste straordinare sanzioni si espresse criticandola così: «Questa norma federale é demenziale». Per questa invettiva la Procura Federale lo deferì agli organi di giustizia. Berlusconi si é sentito toccato nel profondo. Dopo qualche giorno, inizio I‘opera di avvicinamento alla Federazione e quindi al suo presidente.
L’allora amministratore delegato del Milan Adriano Galliani incominciò a tempestare di telefonate I’aIIora segretario generale della Federazione Petrucci insistendo a nome del presidente Berlusconi per un incontro con me. Io che non avevo tollerato quella che ritenevo una grave mancanza di rispetto nei confronti della Federazione rinviavo sempre il fatidico incontro. Dovetti cedere alle pressioni del segretario generale e accettai I‘invito ad incontrare Berlusconi presso un famoso ristorante romano. Non fui sorpreso quando notai Berlusconi che mi aspettava aIl’ingresso del ristorante. Dopo i dovuti convenevoli mi chiese di parlare da soli. Si sentiva toccato e con la sua amarezza ci teneva a sottolineare che lui aveva ventimila dipendenti e tutto ciò che ne conseguiva. Gli risposi subito che l’azione della Federazione era doverosa perché era tesa a difendere anche gli interessi del Milan di fronte ad una dichiarazione che io non avevo assolutamente tollerato. Gli risposi subito che se io non mi fossi comportato in quel modo non meritavo di ricoprire quel ruolo di grande responsabilità che anche il suo Milan mi aveva assegnato. Alzandosi in piedi mi disse subito «ti posso abbracciare» e rivolgendosi a Galliani gli diceva Galliani «da oggi noi siamo agli ordini del presidente federale».
Mi resi ancora conto, qualora ce ne fosse stato bisogno, che avevo di fronte un uomo di una grande intelligenza, sensibilità ed arguzia. Riprendemmo i nostri cordiali rapporti e ci fu una frequentazione che avveniva durante la sosta giornaliera che si tramutava in un invito da parte di Berlusconi ad un leggero pasto a casa sua. Molto spesso arrivavo in ritardo e lui mi invitava a mangiare mentre amava parlare di calcio, di regole e di sviluppo del calcio. Erano incontri di amicizia e di lavoro nel rispetto dei ruoli. A differenza di alcuni presidenti che mi chiedevano protezioni, Berlusconi si é sempre mosso nel rispetto delle mie prerogative.
Sabato scorso in occasione della finale di Champions ad Istanbul ricordavamo con l’amico Galliani il lungo periodo storico del nostro calcio vissuto insieme. Abbiamo parlato di Silvio Berlusconi, della sua grandezza e genialità e di quasi tutti gli episodi vissuti insieme. Io ho chiesto alI’amico Adriano come stesse il presidente Berlusconi, Adriano mi assicurava che anche questa volta avrebbe vinto sconfiggendo quella malattia che poi lo ha portato via.
La sua storia politica e sportiva resta, resta nei nostri ricordi che nessuno potrà cancellare perché sono i ricordi che appartengono ad un uomo che ha amato l’ItaIia e il calcio italiano e di questo io ne sono ancora grato, come penso gran parte degli italiani.