Il commento
Bari come il resto del mondo: la ricchezza cresce poco e ingrassa i ricchi
Si costruiscono molte nuove case, soprattutto di lusso eppure raddoppiano le crisi da sovraindebitamento
Strana città Bari. Il numero dei residenti langue, ma si costruiscono molte nuove case, soprattutto di lusso (bosco verticale, e non solo): evidentemente c’è domanda. Nello stesso tempo, come riportato dalla «Gazzetta» di Bari di venerdì, le istanze per il riconoscimento delle crisi da sovraindebitamento raddoppiano. Eppure, sono anni che risparmi e depositi bancari delle famiglie italiane continuano a crescere a tassi maggiori rispetto alla produzione complessiva di ricchezza.
Come si spiega tutto ciò? Secondo il Rapporto sulle Diseguaglianze in Italia recentemente pubblicato dalla Fondazione Cariplo, dal 2005 al 2019 il numero dei poveri è passato da 1,9 a 5,5 milioni (quasi triplicati!): i ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri. La ricchezza complessivamente prodotta aumenta pochissimo (le previsioni danno, per il 2023, il PIL in crescita dello 0,6%), ma si distribuisce in maniera sempre più diseguale. È questo il contesto in cui la riforma fiscale si pone l’esplicito obiettivo di favorire i redditi medi ed alti, attraverso l’annullamento per step della progressività impositiva, e l’autonomia differenziata tende a riprodurre lo stesso aumento di diseguaglianze a livello territoriale. Come si possono giustificare scelte del genere? La teoria economica sottesa a questa strategia è quella del cosiddetto trickle down («sgocciolamento»): se i ricchi hanno più reddito disponibile spenderanno di più, e ciò farà aumentare la produzione, e quindi l’occupazione, e la ricchezza «sgocciolerà», appunto, lungo la piramide sociale, sino agli strati più svantaggiati, giacché «l’alta marea alza tutti gli scafi, dagli yacht alle barchette».
È la versione aggiornata del famoso apologo pronunciato da Menenio Agrippa nel 494 A.C.: le membra (la plebe) possono essere in salute solo se lo stomaco (i patrizi) continua a mangiare abbondantemente. Teoria, e metafore, estremamente suggestive ed apparentemente convincenti, con un solo - macroscopico - difetto: sono assolutamente errate! Ce lo dimostrano i disastri messi in atto da Thatcher, Reagan, Busch e Trump, con i forti sgravi fiscali a favore dei più ricchi, che hanno provocato gravi problemi ai bilanci pubblici dei loro Paesi, insieme all’esplodere di tante tensioni sociali. E ce lo conferma la teoria economica, come efficacemente spiegato, tra gli altri, dal premio Nobel Joseph Stiglitz, facendo riferimento alla «propensione marginale al consumo», indicatore che risponde alla domanda: «Se avessi, ad esempio, 1.000 euro in più di reddito disponibile, quanto ne destineresti al consumo?». È evidente che ognuno di noi darebbe una risposta diversa, ma statisticamente (a livello aggregato) esperienza e buon senso ci dicono che questa propensione è massima per i redditi più bassi, e diminuisce sempre più all’aumentare delle disponibilità. Se diamo 1.000 euro extra ai percettori di pensione minima, questi li destineranno pressoché integralmente a consumi (a partire dalle cure mediche cui troppo spesso sono costretti a rinunciare) mentre il manager, il professionista, l’imprenditore ad alto reddito li destineranno in buona parte a rimpinguare i loro conti correnti, con un effetto molto ridotto, e indiretto, sui consumi, e pertanto sulla produzione complessiva di ricchezza.
Lo «sgocciolamento» più efficace, quindi, è quello che va dal basso verso l’alto (è cioè simile ad una capillarità di risalita, per restare nella metafora «liquida»): aumentiamo i redditi disponibili a chi è più svantaggiato, a partire da indennità di disoccupazione e salario minimo, ed i loro consumi faranno aumentare la produzione e quindi anche (ma solo come effetto indotto) i redditi dei più fortunati.
Tito Livio ci dice che Menenio Agrippa riuscì a smorzare la rivolta dei plebei, che comunque in seguito ottennero l’istituzione del concilium plebis, che eleggeva tribuni ed edili, in loro difesa. Cerchiamo di non arretrare, 2500 anni dopo!