L'analisi

Un sogno per Sanremo 2024: una conduttrice-direttrice e i monologhi agli uomini

Valentina Petrini

«Ma perché le donne a Sanremo devono giustificare la loro presenza facendo monologhi e discorsi importanti?». «A questo punto non sarebbe meglio invitare a parlare di problemi sociali chi vive davvero questi drammi?».

«Ma perché le donne a Sanremo devono giustificare la loro presenza facendo monologhi e discorsi importanti?». «A questo punto non sarebbe meglio invitare a parlare di problemi sociali chi vive davvero questi drammi?». «I monologhi delle donne a Sanremo? Non ce n’è davvero bisogno, magari potevano farle condurre e basta».

Sanremo è Sanremo, fa sempre parlare di sé. Nel bene e nel male è il grande appuntamento nazional-popolare della televisione pubblica. Riesci a commentarlo anche se non lo vedi. Per tutta la settimana e anche quelle successive, social, siti, tv, giornali pubblicano una quantità infinita di foto, video, titoli sulla kermesse canora italiana. È anche - diciamolo - un termometro importante su temi sociali, come la parità di genere. Ed è su questo che vorrei soffermarmi. Non mi stupisce il dibattito divisivo che ogni anno si sprigiona all’indomani delle performance delle co-conduttrici. Non mi appassiona, ma non mi sottraggo. Su quel palco sono salite anche donne che non mi hanno in alcun modo rappresentato. Comunque siccome non mi sottraggo, come dicevo, sul ruolo delle donne sul palco più famoso della Rai, ho un sogno. Lo confesso agganciandomi all’attualità e cioè ai temi portati a Sanremo dalle prime due co-conduttrici di questa edizione.

Chiara Ferragni. Ha fatto esplodere le timeline social e arrabbiare tutti i ghostwriter per essersi scritta da sola (male dicono) il suo monologo. E poi: chi è lei per fare la portavoce di temi femministi? E come può parlare di femminismo e violenza psicologica mettendo se stessa e la sua storia al centro? Mah... Non sono d’accordo. Su Ferragni cito solo un punto di vista, per me il più interessante. Maura Gancitano, filosofa, scrittrice, fondatrice del progetto editoriale e culturale Tlon, non dice a Ferragni come e da chi farsi scrivere i testi e se può o meno intestarsi cause femministe. Al contrario la prende sul serio e risponde con un’analisi a tema: «L’imprenditrice non critica mai il neoliberismo. Per quanto mi riguarda genere e classe sociale non si possono separare. Per parlare di violenza di genere oggi è essenziale mettere in discussione il modello neoliberista». E Ferragni non lo fa in effetti.

Francesca Fagnani. Ha messo d’accordo tutti gli addetti ai lavori, plauso unanime e trasversale. O quasi! Per Selvaggia Lucarelli «Sanremo è una belva feroce» che «s’è mangiato, masticato, digerito» anche Fagnani: «poco feeling con i conduttori, scambi di battute scarsamente efficaci, fuori contesto». OK, ma l’emergenza carceri? Tema al centro del suo monologo? È stato quello il suo unico momento centrale.

Insomma, a differenza dei loro colleghi uomini co-conduttori, Ferragni, Fagnani e le altre co-conduttrici, sono relegate a ruoli e spazi minori. Devono colpire o deludere in pochi minuti, o la va o la spacca. Non è proprio una gara alla pari con i colleghi uomini. Mi spiego meglio: se solchi il palco per tutta la serata, sei anche il direttore artistico, e quindi scegli, decidi, dirigi, comandi... ecco che il tuo successo o insuccesso avrà più occasioni per determinarsi. Puoi inciampare, ma nell’istante successivo riprenderti e brillare comunque.

Ci sono stati importanti volti femminili alla conduzione di Sanremo dal 1951 ad oggi. Però solamente Antonella Clerici, Simona Ventura, Raffaella Carrà, Loretta Goggi e Maria Giovanna Elmi sono state padrone di casa esclusive. Ma nessuna di loro è stata sia conduttrice che direttrice artistica.

«Il primo ad aver avuto entrambi i ruoli è stato nel 1995 Pippo Baudo, che era stato direttore artistico anche l’anno prima, il ‘94, ma senza condurre». Eddy Anselmi è un’enciclopedia vivente in materia. Bolognese, 53 anni, dal 2008 per Panini e poi per DeAgostini cura un almanacco sulla kermesse. Eddy ma è vero quindi che nessuna donna conduttrice è stata anche direttrice artistica? «Esatto». Arrivo al sogno: una donna conduttrice e direttrice artistica con i super poteri, compreso quello di scegliere cinque uomini co-conduttori, che salgono poco sul palco, cambiano abiti, scendono più volte le scale e fanno i monologhi su temi impegnati.

Sai che divertimento sarebbe finalmente commentare e criticare la loro profondità di pensiero, capacità di scrittura e appropriatezza? Ci siamo quasi, ne sono certa. Viva Sanremo.

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