Il commento
Sanremo 2023: non importa perché, basta essere là. Anche solo per dirlo ai follower
Una spasmodica voglia di esserci: sembra che quest'anno a guardare il Festival da casa siano rimasti in pochi
Ieri si moriva di fame, oggi di fomo (dall’inglese fear of missing out, paura di perdersi qualcosa). Pandemia (quasi) archiviata, si riparte da dove ci si era fermati, dal Festival di Sanremo, e da una spasmodica voglia di esserci, di sentirsi parte della macchina che nel febbraio 2020 si chiudeva con la vittoria della Puglia di Diodato e la lite Bugo-Morgan, e che oggi è ai blocchi di partenza per l’edizione numero 73 (da domani, martedì 7 febbraio).
A una manciata di ore dal via basta fare un giro sui social per vedere che saranno tutti là, più o meno famosi, per i motivi più disparati. Dai nutriti staff dei 28 artisti in gara, amici e parenti inclusi, a influencer, navigati o improvvisati, che occuperanno ogni angolo, terrazza, quadratino di asfalto per raccontare aneddoti discutibili sui loro profili TikTok. Dagli inviati di testate più o meno note, alcune inattive tutto l’anno e che si «risvegliano» per l’occasione, fino ai fan che si ritagliano una settimana di ferie pur di essere fisicamente vicini ai loro beniamini, sapendo benissimo che questi ultimi rimarranno blindati negli hotel e che al massimo la trasferta si trasformerà in una gita fuori porta.
Quest’anno più che mai sembra che qualsiasi motivo sia valido per legittimare una presenza a Sanremo. E dato il numero di eventi collaterali organizzati in città durante la kermesse, non si può dire che manchino le occasioni: presentazioni di libri, concorsi canori paralleli, cooking-show, panel sulla situazione dell’industria discografica in Italia, innumerevoli iniziative pubblicitarie. Che poi dietro quel «Vado lì per lavoro» si nasconda un desiderio di selfie con i cantanti del cuore, di inviti ai party post-puntata all’Hotel Londra o al Morgana Bay, e di un posto in platea durante una delle serate per i più facoltosi, non è un segreto.
Insomma, sembra quasi che quest’anno le persone che andranno in questo ombelico del mondo per comunicare ai follower di essere a Sanremo, saranno più di quelle che resteranno a casa a guardare il Festival in tv. Ecco allora, soprattutto per i tanti neofiti, qualche trucco per sopravvivere al meglio nella città dei fiori, per una settimana che, specie se si è alla prima esperienza e non si hanno più vent’anni, può diventare una vera prova di forza.
Uno: a Sanremo non si dorme. Le giornate finiscono al sorgere del sole, le ore di sonno sono molto poche. L’energia solitamente il giovedì comincia a venir meno (anche il mercoledì, se l’età avanza). Se non ci sono «comprovate esigenze lavorative» (cit.), un pisolino pomeridiano potrebbe essere determinante.
Due: non ci si muove in auto, nè in taxi, se non si ha voglia di rimanere imbottigliati nel traffico (soprattutto pedonale). Il mezzo più comodo e conveniente per le distanze sanremesi sono i piedi. E, saranno i fiori, sarà la magia della kermesse, le temperature sono quasi sempre primaverili. A febbraio.
Tre: la settimana del festival si mangia quando, come e cosa capita. Quando: agli eventi (al PalaFiori oltre ai sosia di Pavarotti e Liz Taylor ci sono pizzaioli, chef, barman, una grande fiera parallela che può regalare sorprese. Un anno fu intercettato perfino Raffaele Sollecito che presentava la sua start-up). Al Mc Donald’s di Piazza Colombo, fino a mezzanotte. Al supermercato di Corso Garibaldi, dopo mezzanotte (è aperto h24, c’è anche la focaccia ligure). Post-scriptum: non dimenticatevi di mangiare. Potreste svenire nel bel mezzo di un’intervista costringendo Max Gazzè a raccogliervi da terra (è una storia vera).
Quattro: Sanremo è una città meravigliosa, tutta da scoprire (non solo Casinó e via Matteotti). E l’Ariston è più piccolo di quanto sembra.
Cinque: inutile cercare il selfie dall’ingresso sul retro degli hotel. Se i cantanti vogliono farsi trovare saranno a bere di notte in Piazza Bresca. Assicurato.
Ultimo (che non è solo il nome del probabile vincitore), un consiglio per chi resta a casa. Non provate invidia per chi c’è. Perché sui social si può raccontare ciò che si vuole, ma spesso e volentieri è ben diverso da ciò che succede davvero.