L'analisi

La finestra sul mondo del «Ciheam» vero campus mediterraneo

Enrica Simonetti

Siria, Tunisia, Libano, Albania e tanti altri Sud del pianeta sono i destinatari di una serie di progetti che partono da questo angolo di Puglia

Un passaggio a livello, poi una distesa di ulivi e lo sguardo verso la città di Valenzano che si sviluppa in fondo: varcare il cancello del Ciheam Bari significa entrare in un altro mondo, un universo internazionale dal quale si diramano azioni pratiche e concrete verso tanti Paesi lontani da qui, da questo campus intitolato a Cosimo Lacirignola, capace di sintetizzare l'abbraccio della Puglia al mondo.

Siria, Tunisia, Libano, Albania e tanti altri Sud del pianeta sono i destinatari di una serie di progetti che partono da questo angolo di Puglia, collegando urgenze e rendendo il concetto di cooperazione un percorso pratico, con risultati tangibili e progetti che spaziano in mille campi, dall'alimentazione all'agricoltura fino all'innovazione, ma sempre con risvolti sociali ed economici di grande importanza.

Una finestra aperta sul Mediterraneo (Ciheam è appunto l'acronimo francese di «Centro Internazionale di Alti Studi Agronomici Mediterranei») le cui azioni in corso sono state presentate ieri durante la quindicesima edizione delle «Giornate della cooperazione internazionale», prima sessione plenaria di una settimana in cui si alterneranno tutte le voci di coloro che in varie parti del mondo portano avanti programmi e attività, il cui valore dei 60 milioni di euro investiti è solo un riferimento fatto di cifre, perché portare formazione e imprenditorialità in zone in cui la povertà e i bisogni incalzano, vale molto di più, tanto che i risultati superano di gran lunga le aspettative.

Gli esempi di quest'opera portata avanti nel mondo sono infiniti: in venti Paesi mediterranei, dal Corno d'Africa all'Oriente, decine di migliaia di beneficiari – ha spiegato il direttore del Ciheam Maurizio Raeli – hanno potuto veder mitigare le vulnerabilità e dare spazio allo sviluppo economico. Ci sono i programmi di «Food Policy» (e il Ciheam co-organizzerà con l'Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo una conferenza internazionale delle città mediterranee); c'è l'azione di formazione e informazione sulla Xylella, con il batterio che ora è arrivato purtroppo anche in Libano e la prossima conferenza dei Paesi olivicoli mediterranei; ci sono le attività sulla dieta mediterranea e quelle sulla valorizzazione dell'alimentazione sostenibile. E non solo: due progetti importanti nascono proprio dalla Puglia e uno sarà in Egitto, con la nascita della «Water Academy», in collaborazione con Acquedotto Pugliese, per la realizzazione a marzo del primo corso di una neonata Accademia dell'acqua di cui si sta occupando Nicola Lamaddalena. Il secondo progetto, di altrettanta utilità, riguarda le donne siriane, quelle divenute capofamiglia, vedove delle guerre e delle infinite emergenze di quella terra meravigliosa e insanguinata: ebbene, ha sottolineato Raeli, sarà realizzato uno sportello di Telemedicina, un programma che, immaginate, potrà informare e dare una speranza a tante madri sole, lontane dai centri urbani e bisognose di consulti medici. Università e Policlinico di Bari, grazie agli accordi con il direttore generale Giovanni Migliore, nell'ambito dell'attività della Medicina Interna «G. Baccelli», potranno realizzare questo programma e ieri erano presenti alla sessione i professori Angelo Vacca e Fabio Manca.

E ancora, l'innovazione, l'imprenditoria giovanile e l'economia blu di cui ha parlato il prof. Teodoro Miano, appena nominato segretario generale del Ciheam, votato da 9 Paesi del mondo in una difficile competizione con il collega francese.

Italia e Puglia capofila dal 1962 delle tante attività di questo Istituto, affacciato tra campagna e case, verso un universo che cerca giustizia, che insegue la pace. Ecco i progetti in Tanzania, Congo, Senegal, Sudan; ecco i pericoli corsi da funzionari e collaboratori del Ciheam in terre lontane, tanto che è stata approntata una «app» capace di localizzare posizioni e aiuti in caso di emergenza; ecco i tanti beneficiari di programmi in Libia (ben 30mila soggetti), Tunisia e Siria, con le azioni raccontate dal direttore aggiunto del Ciheam Biagio Di Terlizzi. Pianificazione e formazione, con gli studenti arrivati a specializzarsi qui al Ciheam, universitari che poi diventano a loro volta funzionari capaci nei loro Paesi; o con programmi che si sviluppano attraverso cooperative e azioni mirate, come il «Cooperative Network SaNet» in Palestina. Come ha chiosato il direttore della «Gazzetta» Oscar Iarussi citando Franco Cassano, «Bari dovrebbe essere capitale di qualcosa e qui lo è, capitale di queste azioni internazionali, di grande respiro».

I legami tra Paesi del mondo nascono sulle urgenze: pensate che Taranto e la città tunisina di Gabès hanno in comune la piaga dell'inquinamento e il progetto «Best Tag» si occupa proprio del rilancio comune di pesca sostenibile e di salute. E poi, i tanti programmi attivi tra mare e mari, anche da Tricase, dove il Ciheam sta ampliando la sua sede. Una continuità che da sessant'anni è un vento di possibilità, un ciclone positivo che dalla Puglia investe il Mediterraneo e ci torna come un'onda, un soffio d'amore e di occasioni comuni.

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