La riflessione

Amore e rispetto unici antidoti contro la violenza

Emanuela Megli

Rimettiamoci in dialogo con il nostro bambino interiore, che chiede leggerezza, libertà, bellezza

Amiamo i nostri figli, i bambini che educhiamo, offrendo loro presenza di qualità, affettività, educazione ad un uso consapevole delle emozioni con una giusta emotività messa in campo da noi adulti. Educhiamoli con autorevolezza, esempio e supporto affettivo, distante dall’autoritarismo e dal permissivismo che è spesso rinuncia all’impegno e alla cura, abbandono.

Prendiamoci libertà e tempo per ripensare alla nostra relazione con loro, che sia segno di disponibilità e apertura al dialogo, al confronto in cui possano sentirsi soggetti d’amore e non oggetti d’amore, favoriamo la loro espressione libera e serena, che possa aiutarli a mettere radici di fiducia in se stessi e negli altri, stima e buona immagine di sé, amicizia con se stessi, abbracciando anche le proprie ombre e le zone grigie, riconoscendole senza drammatizzare e adoperandosi per gestirle.
Rimettiamoci in dialogo con il nostro bambino interiore, che chiede leggerezza, libertà, bellezza, anche nella responsabilità e nella fatica quotidiana. Accogliamo ciò che è altro da noi, ciò che è diverso, riconoscendo che la nostra visione è «una», limitata e che si completa con l’incontro di chi è altro da noi, anche se è un partner, un figlio, un nipote. Che la alterità è ricchezza e bellezza, perché posso dire «io» solo se dico «tu» e le due persone vivono bene insieme se distinte in armonia e reciproco riconoscimento.

Abituiamoci a sostenere coloro che intorno a noi stanno attraversando il percorso della distinzione ed identificazione, perché sta creando con forza e coraggio la propria identità, senza più cercare approvazioni e riconoscimenti e incoraggiamolo a proseguire nel suo viaggio, unico e irripetibile, per poi potersi donare all’umanità con la propria specificità, carisma e talenti.
Facciamo sentire chiunque degno di amore, di stima e di rispetto, perché essere vivente e persona in un equilibrio dinamico e armonioso con il sistema in cui viviamo, incoraggiandolo a riconoscere il suo scopo. Perché la vita ha un senso, per tutti e per ciascuno, e si ritrova nella propria storia narrata in terza persona, colorita, calorosa, arricchita dall’essere persona tra le persone, attori e registi al contempo, in un dialogo spesso balbettato ma originale, in cui ognuno afferma sé stesso in armonia con gli altri, attraverso lo stare bene, in modo originale perché siamo su una traiettoria di evoluzione dei singoli e di un collettivo comune, che ci rende interdipendenti. La casa comune.

La terra, l’umanità, che tutti vogliamo abitare stando bene.

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