il commento
Il congresso del Pd, ultimo «treno» per il socialismo europeo
Dimentichiamo l’autoreferenzialità individuale e puntiamo su cosa proporre agli Italiani per riconquistarli
Mai più un 25 settembre per la Sinistra italiana, ma se vogliamo lasciarlo alle spalle dimentichiamo l’autoreferenzialità individuale e puntiamo su cosa proporre agli Italiani per riconquistarli. Il risultato delle Politiche è l’esito di un processo avviato con Tangentopoli, nel 1994. La tempesta mediatica e giudiziaria ai partiti tradizionali portò all’estinzione del Partito Socialista, alla frantumazione della Democrazia Cristiana e alla trasformazione del PCI da più grande partito comunista europeo a forza di Centrosinistra. Ma lo «svoltismo» (da PDS a DS e alla fusione a freddo con l’area democristiana da cui è nato il Partito Democratico), ha sbiadito l’anima originale di sinistra e indebolito il legame con il mondo del lavoro, i quartieri operai e le periferie. Il partito che riusciva a far dialogare le masse con la cultura è diventato il partito degli intellettuali e delle élite, ha tradito le Primarie per aprire al civismo ipocrita, che traghetta i pendolari spregiudicati della politica. L’astensionismo alto e una pessima legge elettorale hanno dato il colpo di grazia ad una Sinistra incapace d’intercettare le trasformazioni della società e consegnato il Paese a una Destra sdoganata dalle radici fasciste da un percorso avviato trent’anni fa da Berlusconi. A liberarla dai lacci delle nostalgie politiche ha contribuito la visione di Pinuccio Tatarella, il «Ministro dell’armonia», vicepremier del primo governo del Cavaliere.
In un sistema politico maturo qual è quello italiano, il successo di Giorgia Meloni (che ha ragione quando dice «non siamo dei mostri») non desta nessuna preoccupazione sulla tenuta della democrazia, fondata sull’alternanza, come ho imparato fin dalle prime esperienze da giovane socialista. Ora il Governo è legittimamente in carica, ci auguriamo che riesca a compiere un buon lavoro e che gli impegni assunti nei confronti degli Italiani non vengano disattesi. A questo punto, il PD e le formazioni riformiste hanno come obiettivo principale costruire un’opposizione democratica, passando da un Congresso rifondativo indispensabile. Un confronto aperto, in parte autocritico. Un Congresso senza un’assunzione di responsabilità su quello che è stato il percorso dal vecchio PCI ad oggi sarebbe l’ennesima occasione persa di creare a Sinistra una forza autenticamente democratica, percepita, riconosciuta e apprezzata dagli elettori. Una grande Sinistra in Italia deve tornare ad essere moderna, europea, ambientalista, pluralista e riformista. Trovo sbagliata, perciò, la corsa nel PD a proporre autocandidature. Per fare cosa? Questo ci fa temere che nulla possa cambiare, quando invece occorre lanciare al Paese un chiaro messaggio di speranza, serietà, capacità e concretezza.
Che senso avrebbe eleggere il settimo, ottavo segretario di un PD svuotato, senza identità, delegittimato dagli elettori, se non si pongono prima le basi della rinascita della Sinistra, democratica e riformista, che non può prescindere dai valori del Socialismo storico: lavoro, libertà, uguaglianza, giustizia, pace. E quindi, tutela dei diritti dei lavoratori, difesa dello stato sociale, politiche per le periferie, valorizzazione delle nuove generazioni e delle donne. Resta prioritario recuperare le sensibilità che avvicinano la Sinistra agli Italiani. Una Sinistra non sorda ai bisogni e ai deboli, attenta all’ambiente, alla difesa del territorio, alla salute dei cittadini, all’occupazione.. Se il PD intende continuare con le svolte, il mondo socialista non è interessato: vogliamo coinvolgere i giovani e le donne nella costruzione di un partito nuovo, che sarà all’opposizione e potrà condurla da solo, pronto a convergere con le altre forze di minoranza in Parlamento sui grandi temi, come la Pace sui quali ritrovarsi facilmente e creare col tempo le grandi alleanze, compreso il rilancio del Campo Largo. «Cosa» fare deve precedere «chi» dovrà fare. Ci aspettano cinque anni da minoranza, ma anche il nuovo della Sinistra italiana può nascere da un’opposizione intelligente, sui temi, su quale Italia costruire e su quale ruolo svolgere in un contesto europeo comunque indiscutibile. Abbiamo misurato la solidarietà necessaria dell’Ue nel post pandemia e ci auguriamo di ritrovarla nell’affrontare la crisi energetica.
Non dobbiamo avere paura dell’alternanza, il cambio sarà probante per una Sinistra consapevole di andare incontro, da domani in poi, ad una competizione sui nodi, sui progetti, sulla visione dell’Italia del futuro e del suo futuro in Europa. Per la Sinistra italiana, l’opposizione può essere la condizione più giusta per una «autorivoluzione» o una «autorifondazione», magari entrambe, per ripartire con le idee, le scelte, le sensibilità per marcare e rendere evidenti le differenze tra le politiche progressiste e riformiste e quelle del Governo. Proviamo a pensare che il Congresso del PD possa essere l’ultima occasione per realizzare il Socialismo europeo anche in Italia, dov’è nata nel 1892 la prima e più antica formazione politica dell’età contemporanea: il Partito Socialista.