Il commento

Gasdotto Tap, dopo le barricate adesso si tenta di correre ai ripari e il Sud riceva quanto gli è dovuto

Lino Patruno

Solo ora si è capito quanto il Tap era doppiamente utile, pur con tutti i paletti ad eventuali abusi

Eppure la Puglia poteva evitare da tempo la bufera del caro-bollette. Bastava un ambientalismo meno unto dal Signore. E che invece di fare le barricate contro il gasdotto di Melendugno, l’avesse accettato almeno come il meno peggio. Il Trans-Adriatic Pipeline, il Tap che porta il gas dall’Azerbaigian. Tanto osteggiato quanto benedetto ora che Putin cerca di strozzare l’Europa non solo di freddo ma di miseria. Mentre continua ad ammazzare civili in Ucraina accusando di terrorismo gli altri.

Solo ora si è capito quanto il Tap era doppiamente utile, pur con tutti i paletti ad eventuali abusi. Ora che quel gas è diventato sangue nelle vene. E ora che finalmente è chiaro come più che un problema è una opportunità non solo energetica ma economica. Ora che la Regione pare finalmente muoversi verso ciò che gli stessi gestori del gasdotto avevano proposto. Respinto però come se a parlare fosse stato il diavolo. Noi attracchiamo alla vostra costa, ma siccome nessun pasto è gratis, siamo disposti a pagarne il prezzo. «Vade retro».

Il fatto è che la Regione si prepara a chiedere per legge quanto poteva essere ottenuto d’accordo fra le parti. Si chiama compensazione, compensiamo il territorio per l’eventuale sacrificio (fra l’altro assente, visto che le spiagge di Melendugno hanno tutt’altro che perso turisti questa estate). Misura che riguarderebbe anche la Snam, il gestore italiano i cui vertici sono altrettanto disponibili quanto quelli del Tap. Una percentuale sui loro utili. O uno sconto ai pugliesi su una bolletta che fa più paura di un lupo in un ovile. Regione peraltro parte civile in una delle tante denunce penali contro lo stesso Tap. Misteri della fede.

È la stessa strada che con ritardo solo poco meno dannoso ha intrapreso la Basilicata, il Texas d’Italia per il suo petrolio. Per il quale le Compagnie già pagano da anni un ristoro ai paesi dell’area di estrazione. Ma mai tanto da consentire ai lucani, chessò, di pagare meno la benzina nella regione che più ne dà a tutti.

Altro discorso l’uso dei ristori, che hanno prodotto finora più fontane monumentali che sviluppo. Perché c’è anche un Sud che è difficile difendere. Come è difficile difendere chi ancora oggi non capisce il vantaggio di un Azerbaigian come Paese meno a rischio di una Algeria o di un Mozambico, cui l’Italia è andata a chiedere quell’energia preclusa dalla Russia.

Certo ambientalismo del «no» a prescindere è lo stesso che in Puglia come altrove ora respinge i rigassificatori con la stessa virulenza di tanti altri «no». Rigassificatore di terra che poteva esserci a Brindisi da almeno un decennio. Ma ora nuovi rigassificatori su nave statisticamente meno pericolosi di un nido di merli. Eppure senza aver trovato asilo da nessuna parte pur essendo considerati dagli scienziati la soluzione più verde all’attuale drammatica penuria di energia.

Infine a Piombino, ma con una tiritera da teatro dell’assurdo. Anzitutto il colore non inquietante della nave. E poi sì per tre anni e dopo via. Tre anni appena sufficienti per far partire i primi metri cubi. Mentre la bolletta strangola gli italiani. E mentre quei furboni di Ravenna si sono precipitati a dire sì.

Sono tutte lezioni utili solo poco tempo dopo che il governo Draghi ha eletto il Mezzogiorno ad hub energetico del Paese. Nel senso che il problema delle fonti potrà essere risolto dal Sud ben al di là della mattanza di Putin. E con Sud definito soluzione del problema dello stentato sviluppo dell’Italia più che causa. Evviva. Arriva dal Sud oltre la metà dell’energia alternativa nazionale. L’energia pulita tanto invocata e tanto desiderata. Con la Puglia addirittura al primo posto sia per eolico (vento) che per fotovoltaico (sole). Ma che siccome anche in questo caso nessun pranzo è gratis, ebbene che non lo sia.

Il Sud è anche disposto a essere la presa di corrente nella quale tutta l’Italia potrà inserire la sua spina per non soffocare. Ma che anche questo avvenga in cambio di una crescita verso la quale il Paese ha responsabilità da sempre. Vuoi luce e caldo? Allora dacci finalmente ciò che ci serve e finora ci è stato negato. Ciò che prevede del resto la Costituzione, non ci vogliono mica appigli. Infrastrutture e servizi almeno allo stesso livello del resto del Paese. Compensazioni, si chiamano appunto. Sono diritti, ma per i diritti ci sono sempre i diversamente italiani.

Se presidenti e parlamentari delle regioni meridionali si chiedevano cosa chiedere al nuovo governo, ecco: questo. Ammesso (ma ti pare?) che se lo chiedessero.

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