Il punto

Ma in questa pazza estate sudati e sgasati possiamo perfino rinascere

Enrica Simonetti

Cercasi antidoti disperatamente. Tra un melone e una boccia, anche la frutta e i giochi di un tempo sanno di politica e di candidature

Ma che estate! Ora che l'aria settembrina comincia timidamente a farsi sentire, possiamo guardarci indietro e gridare a gran voce che siamo leggermente adirati? Noi sudditi, anzi patrioti (secondo Meloni), anzi popolo (secondo i candidati che ogni tanto rilanciano questa ormai «strana» parola), abbiamo vissuto un summer time che sembra un incubo, tra allarmi lanciati e rientrati, annunci sbandierati e poi smentiti.

Temperati dovremmo essere, ma non lo siamo: e per forza! Prima il caldo che esplode da maggio e ci consuma, insieme alle notizie della desertificazione, della morìa generale animale e umana e del clima impazzito. Termometri a 40 gradi, cervello in tilt, speranza nel deumidificatore, fede sperticata nell'aria condizionata glaciale del reparto yogurt dei supermercati. Ah no... niente spesa, poche settimane dopo, eccoci all'allarme beni alimentari/grano/guerra con il profilarsi all'orizzonte dell'era della Grande Fame in un Paese di obesi e di gaudenti, che solo all'alba si sentono fitness-maniaci.

Ma la dieta alla fine non c'è. Le navi del grano partono dalla città martoriata e resistente di Odessa, si fa dietro-front. Avremo il pane e ingrasseremo... ma attenzione, staremo al freddo. Ecco il nuovo ossimoro dell'estate 2022: muoriamo di caldo ma già dobbiamo immaginarci nel gelo invernale dei nostri appartamenti senza gas. Noi, con le ascelle trasudanti di oggi e i geloni da incubo della prossima stagione: aiuto, ma è possibile? C'è mai un giorno di calma in questo mondo?

Non abbiamo nemmeno avuto il tempo di sperare nel dio Pnrr, di gioire sognando i fiumi milionari pronti ad invadere il neo-capitalismo, che tutto poi è sembrato intasarsi per la crisi di governo o forse con la prospettiva di sbloccarsi subito dopo il voto (a seconda di chi lo promette per farsi eleggere e lo minaccia per annientare i rivali). Già, perché a solleticare e infastidire la nostra pazienza... ci mancavano loro, le elezioni, con il fardello di promesse e di vendette. Nomi e schieramenti, voltagabbana e non, tutti insieme a occupare i discorsi sonnecchianti di chi si rosola ancora un po' al sole, magari nel tentativo di incamerare calore e surriscaldarsi in modo da risparmiare sulla bolletta dello scaldabagno. Non che la politica sia in cima ai pensieri degli italiani. Il tentativo di astenersi è il grande pericolo: altro allarme. E che succederà? Chi si favorirà in questo modo? Nuove incertezze all'orizzonte, nuovi proclami dei soliti informati.

E dire che doveva essere l'estate del «liberi-tutti» o perlomeno del «raffreddati tutti» con il Covid in contagio ma con delicatezza, senza per fortuna provocare stragi come in passato, grazie ai vaccini. Bene. Ma la quarta dose sì o no? Ecco gli scettici, ecco le paure inutili e le nuove angosce. Mica solo Covid, ci mancherebbe: abbiamo pure il vaiolo delle scimmie, le pustole sulla pelle che fanno paura e che isolano categorie di persone. Altro dramma nel dramma, tanto per sentirsi ancora un po' più razzisti. Ora, ci mancava persino la paura delle varianti arrivate da lontano e l'altra parola fatidica: la polio! Anche questa è in risalita, come lo spread e i prezzi al dettaglio. Come l'ira sui social, come il maschilismo fuori e dentro i social, come l'angoscia di un popolo dominato dal populismo, tendenza politica che aumenta vorticosamente il rischio di diffusione di allarmi.

Cercasi antidoti disperatamente. Tra un melone e una boccia, anche la frutta e i giochi di un tempo sanno di politica e di candidature. I poster elettorali ci chiedono di scegliere tra rosso e nero? Chi ricorda Le rouge e le noir, meraviglioso romanzo di Stendhal, sa bene che ogni tanto ci si può pure ribellare, che non è detto che il «popolo» stia solo a guardare e a ingoiare l’aria dell’allarmismo. Non dobbiamo per forza assuefarci.

E la rivoluzione comincia da noi. Prendiamoci una pausa dagli allarmi, guardiamo un orizzonte infinito senza pensare alle pale dell'eolico offshore e dei suoi possibili usi importanti sul fronte dell'energia. Sì, parliamo sempre di energia ma sentiamoci energici noi, tanto il futuro arriva sempre e ogni volta siamo qui. Possiamo schivare colpi, possiamo incassare, ma possiamo anche reagire, immaginare, pensare, discutere, agire. E rinascere.

Privacy Policy Cookie Policy