Il punto

Eurispes, l'impietosa foto di un paese che è ridotto male

Roberto Calpista

Velo pietoso sul tema della giustizia: il 65,9% non ha fiducia nel sistema giudiziario e solo l’8% ritiene che funzioni bene. La malagiustizia, secondo l’analisi, sarebbe causata soprattutto dall’eccessiva lentezza dei processi

Prima di starnazzare al qualunquismo dilagante, chiediamoci, noi italiani, perché ci siamo ridotti così. Il 25% della popolazione sopra i 18 anni crede che un complotto abbia scatenato la pandemia e un ulteriore 30% non ha alcuna fiducia nelle Istituzioni. Viviamo in un Paese in cui solo il 25,4% apprezza il lavoro del Parlamento e solo il 29,1% si fida dei partiti, mentre il governo piace solo al 35,1%.

La fotografia che esce dal nuovo rapporto Eurispes è solo disarmante. Chiediamoci il perché.

Chiediamoci perché tra lamenti e diffidenze, si disegna una penisola senza speranza, che guarda con scarso ottimismo al futuro, convinta di essere vittima di una serie di ingiustizie. Un’Italia povera che - dimenticatasi del Covid - vive con il timore di una terza guerra mondiale (l’84,3% degli intervistati), scopre la gravità della crisi energetica (87,3%) ed è certa che i fondi del Pnrr non saranno utilizzati correttamente (i fiduciosi sono il 36,2%).

«Ci troviamo in un momento di passaggio cruciale - spiega il presidente dell’istituto, Gian Maria Fara -, in uno snodo della storia carico di indeterminatezza per il futuro, e questo vale particolarmente proprio per noi, per l’Europa. Nel passaggio che stiamo vivendo occorre operare per la costruzione di una “Buona Società”».

Il problema è: chi la costruisce? In che tempi? Di certo occorre fare in fretta. La situazione economica generale è peggiorata negli ultimi dodici mesi (secondo il 59,1%) e continuerà a peggiorare nel prossimo anno (47%), mentre quasi la metà delle famiglie è costretta ad usare i risparmi per arrivare a fine mese, la capacità di risparmiare è diminuita (22,9%; -4,7%) mentre aumenta la difficoltà a pagare la rata del mutuo (43%; +4,8%). Circa una famiglia su quattro affronta con fatica le spese mediche (24,5%), e il pagamento delle utenze (34,4%, +7,4% sul 2021). Il 35,7% (+7,2% rispetto al 2021) ha chiesto un sostegno finanziario alla propria famiglia oppure si è rivolto ad amici, colleghi o altri parenti (18,2%, +3,1%); ha chiesto un prestito bancario il 18% (+2,9%), mentre è molto più diffuso il ricorso alla rateizzazione dei pagamenti per effettuare acquisti, utilizzata da circa uno su tre (33,6%). L’11,1% del campione, non potendo accedere a finanziamenti bancari, ha richiesto prestiti a privati (non parenti o amici), pratica che spesso si traduce in una usura obbligata; il 14,4% ha dovuto vendere o ha perso dei beni (casa, attività, automobile, ecc.) e il 12,9% è tornato a vivere in casa con la famiglia di origine o con i suoceri (+2,9%). Chi avrebbe avuto bisogno di una badante vi ha rinunciato nel 31,6% dei casi e sono il 27,5% i genitori che hanno rinunciato all’aiuto di una baby sitter. Tra quanti, studenti e lavoratori, hanno optato per il rientro nella propria regione a causa della pandemia, emerge che il 28,8% sono stati costretti a farlo per mancanza di lavoro.

Vecchi e nuovi mali, nel 2022 il 7,4% afferma di essere stato vittima di stalking, con il persecutore che in un caso su 4 è l’ex partner.

Velo pietoso sul tema della giustizia: il 65,9% non ha fiducia nel sistema giudiziario e solo l’8% ritiene che funzioni bene. La malagiustizia, secondo l’analisi, sarebbe causata soprattutto dall’eccessiva lentezza dei processi. Di fronte ad un reato o illecito più di un cittadino su 4 preferisce non denunciare.

Cresce invece il consenso sulla tutela delle coppie di fatto indipendentemente dal sesso (67,1%), e sull’eutanasia (74,9%). La legalizzazione delle droghe leggere (hashish e marijuana) trova favorevoli poco più della metà degli italiani (52,3%), mentre il 49,1% si dice a favore della regolamentazione della prostituzione.

Eurispes ci consegna, insomma, una nazione divisa tra una classe dirigente e privilegiata - non solo politica - e la popolazione. Tutto già scritto del resto. 47 anni fa, nel gennaio del 1975, Pier Paolo Pasolini avvertiva: «Prevedo la spoliticizzazione completa dell'Italia: diventeremo un gran corpo senza nervi, senza più riflessi. Lo so: i comitati di quartiere, la partecipazione dei genitori nelle scuole, la politica dal basso… Ma sono tutte iniziative pratiche, utilitaristiche, in definitiva non politiche. La strada maestra, fatta di qualunquismo e di alienante egoismo, è già tracciata. Resterà forse, come sempre è accaduto in passato, qualche sentiero: non so però chi lo percorrerà, e come».

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