La riflessione
L’Anpi, la guerra e quell’antiamericanismo fuori tempo massimo
Sorprende quel gettare dubbi e ombre su un massacro che solo menti molto fantasiose o in malafede possono attribuire agli ucraini o, addirittura, a una regia cinematografica
Ci sono associazioni, politici, intellettuali, cittadini italiani che proprio non ci riescono a deplorare con fermezza e senza ambiguità l’invasione russa dell’Ucraina. E uno dei motivi principali per cui non riescono a farlo – e speriamo che il putinismo o il neo-sovietismo siano davvero fenomeni marginali – è l’antiamericanismo, che ovviamente ha diverse gradazioni e differenti tonalità.
Sono in tanti a dire, di fronte ai crimini di Kharkiv, Mariupol, Bucha, Makariv, che in passato a fare queste stesse cose furono gli Usa, e citano il Vietnam, il Cile, l’Iraq, l’Afghanistan, ecc; e l’aspetto che più colpisce è che queste cose vengono dette ancor prima di condannare esplicitamente la guerra di annessione di Putin e del suo regime oligarchico. È certamente vero che la politica estera degli Usa è stata anche una storia di guerre e di morte, ma complessivamente il ruolo degli americani è stato determinante nel difendere a livello mondiale il sistema liberal-democratico occidentale. Diciamo che anche noi italiani abbiamo beneficiato dell’ordine mondiale disegnato dagli Usa, ma anziché riconoscerlo con onestà intellettuale ce ne siamo spesso lavati le mani manifestando o criticando apertamente il «lavoro sporco» che il loro esercito era costretto a fare in ogni angolo del mondo.
All’indomani dell’invasione dell’Ucraina non sono stati pochi coloro che in Italia hanno giustificato Putin sostenendo che la Nato non doveva avvicinarsi troppo ai confini orientali. Dopodiché, non appena l’Ue, i singoli Stati europei e gli Usa hanno deciso di fornire armi all’Ucraina, hanno avuto la prova provata che a fomentare la guerra fossero gli americani e i loro «servi sciocchi» europei. Mai, in tutto questo, una parola vera in difesa della resistenza ucraina e del sacrosanto diritto all’indipendenza e alla sovranità. Al punto che a sentir loro parrebbe che a causare questa guerra siano stati gli Usa, come ha brutalmente confermato l’ambasciatore cinese a Mosca Zhang Hanhui, che ha sbraitato davanti al nostro ambasciatore unicamente accuse agli Usa, e nemmeno una alla Russia, che evidentemente Pechino ha tutto l’interesse di ridurre a Stato vassallo.
In questo scenario, dunque, continua a far discutere il comunicato stampa dell’Anpi (Associazione partigiani d’Italia) che, il 4 aprile, ha scritto: «L’Anpi condanna fermamente il massacro di Bucha, in attesa di una commissione d’inchiesta internazionale guidata dall’Onu e formata da rappresentanti di Paesi neutrali, per appurare cosa davvero è avvenuto, perché è avvenuto, chi sono i responsabili». A parte il cattivo italiano utilizzato, davvero sorprende questo gettare dubbi e ombre su un massacro che solo menti molto fantasiose o in malafede possono attribuire agli ucraini o, addirittura, a una regia cinematografica.
Ma veniamo al dunque: a dire queste cose, senza nemmeno una parola di vicinanza verso i partigiani ucraini in lotta contro «l’invasor» russo, è un’associazione che, in teoria, dovrebbe riunire coloro che hanno fatto la Resistenza in Italia, anche se di reduci, ormai, non ce ne sono quasi più. E allora a cosa serve una simile associazione? A tenere viva la memoria della Resistenza, e questo è certamente importante ed encomiabile. Ma qui si ha la netta sensazione di un’associazione vetero-comunista che usa l’autorevolezza storica dei partigiani per mantenere vivo un movimento politico comunista e anti-americano che non manca occasione per fare politica.
Come mai il presidente Pagliarulo e i vertici dell’Anpi non esprimono vicinanza al popolo ucraino e ai soldati-partigiani che da un mese e mezzo stanno lottando e morendo per difendere la propria patria? Siamo certi che qualsiasi loro risposta riporterà il discorso al punto di partenza: alle colpe dell’America, della Nato, dell’Ue. E a quel pacifismo pilatesco che auspica, di fatto, la resa di Zelensky e l’indifferenza dell’Occidente. Così, implicitamente, dando campo libero a Putin, che sarà anche un dittatore, ma è pur sempre un contraltare, insieme alla Cina, dello strapotere americano (è la stessa logica del dopoguerra, che portava molti comunisti a preferire la dittatura sovietica alla «falsa democrazia» americana).
L’Anpi è ovviamente libera di scrivere e di dire tutto ciò che vuole. Ma ha ancora senso un’associazione di partigiani senza più partigiani? Gli iscritti all’Anpi farebbero prima ad aderire senza ipocrisie a uno dei partiti comunisti che ci sono in Italia.