IL COMMENTO

Coraggio di cambiare per «abbattere» sgomento e tristezza

Antonio Dell’Atti

Il professore di Uniba: «Il futuro è di chi lo vivrà, ma il futuro necessita del coraggio di innovare»

L’intero sistema economico – produttivo, nazionale e mondiale rappresentato in larga misura da imprese di ogni tipo, pubbliche, private e miste ha registrato uno «scossone» significativo in ragione della nota pandemia e, da circa un mese, il drammatico conflitto bellico in Ucraina. Il primo naturale approccio a simili immani tragedie è lo sgomento e la tristezza: sgomento per le vite in pericolo; tristezza per le vite purtroppo perse. Certo, si tratta di un risultato comune a due cause ben diverse. La prima è una malattia, che mai come adesso ci ha dimostrato che di fronte alla salute siamo tutti uguali; la seconda è una guerra, per di più «tradizionale», una scelta scellerata che incredibilmente ancora oggi trova spazio nel nostro vecchio continente. Sgomento e tristezza non sono solo sentimenti dell’uomo, ma sono anche espressioni dell’impresa, la quale non è altro che l’espressione economica della dinamicità finanziaria dell’uomo. Se così è, dunque, quello sgomento e quella tristezza sono anche la prima immagine che le imprese hanno davanti ai propri occhi allorquando si trovano a combattere con costi lievitati inusitatamente e materie prime e merci scarsamente reperibili.

Ed allora, dobbiamo necessariamente immaginare un secondo corso rispetto a quel primo momento fatto di sgomento e tristezza. L’uomo, prima, e, l’impresa, poi, devono reagire; ed è la più difficile delle sfide. Certo, storicamente, tante sono state le difficoltà, eppure lo sviluppo sociale, economico e finanziario è sempre stato costante; tuttavia, in questo periodo v’è un ulteriore fattore di criticità, costituito dalla globalizzazione, quel fenomeno circolare che permette una crescita comune e, parimenti, una decrescita comune nei periodi di crisi. D’altronde, non è un caso che anche il nostro Paese risenta delle sanzioni internazionali comminate alla Russia; anche se, si badi, si tratta un sacrificio necessario. Tornando alla reazione, a mio avviso la via deve necessariamente essere una: investire sul domani; cambiare le regole, snellendole; dare una possibilità ai giovani, per un verso, creando prospettive e, per altro verso, responsabilizzandoli; capire che il fenomeno della globalizzazione deve essere letto in un’ottica positiva come lo specchio della omogeneità delle possibilità.

Bisogna mettere sul piatto tutto ciò che è possibile, avendo la forza di cambiare punto di vista. Mi rendo conto che potrebbero sembrare parole in libertà, sogni notturni di fronte ad una prospettiva da incubo; eppure, si tratta dell’unica possibilità di riscossa. Il futuro è di chi lo vivrà, ma il futuro necessita del coraggio di innovare; peraltro, solo in questi momenti ci si può permettere, socialmente ed imprenditorialmente parlando, di rischiare.

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