La curiosità

La bioedilizia punta sulla lana di Puglia

Gianpaolo Balsamo

Hackustica, la scommessa di quattro giovani imprenditori

T ra le diverse soluzioni che si possono adottare in bioedilizia la scelta della lana di pecora sta diventando sempre più frequente per i suoi molti vantaggi in termini ecologici ed antispreco. L’idea è venuta a quattro giovani pugliesi di San Vito dei Normanni, Bari e Putignano (fonici, ingegneri acustici e architetti provenienti dai Politecnici di Bari e Torino) che, qualche anno fa, conoscendoci nei corridoi del Politecnico, decisero di mettere su una «Hackustica». Intendiamoci, utilizzare la lana di scarto per produrre pannelli isolanti non è un’idea innovativa. Lo è invece il procedimento messo a punto dai quattro giovani pugliesi (il responsabile del progetto Leonardo Lococciolo, Chiara Rubino, Rosario Errico e Antonella Castellana) che, attraverso la progettazione e la commercializzazione di materiali ecosostenibili per la bioedilizia, di fatto stanno favorendo lo sviluppo di economie di filiera locali e la transizione ecologica nel settore edilizio. Tutto nasce da una loro idea e dalla loro intraprendenza che, alla fine, è stata premiata. «La mission di Hackustica - spiega Leonardo Lococciolo - è ideare, co-progettare e riscrivere vecchi processi di ingegnerizzazione di “materiali sonori” col fine di creare nuovi prodotti capaci di garantire ascolti ottimali in ogni ambiente, dai luoghi per la didattica e per il lavoro agli spazi di intrattenimento». E non è un caso che il primo progetto interamente curato dai giovani di «Hackustica» è stato il Tex-il Teatro dell’ex Fadda di San Vito dei Normanni, con la sonorizzazione, attraverso pannelli fibrosi in lana di pecora, del secondo corpo di fabbrica di uno stabilimento enologico dismesso. Con la stessa tecnica hanno realizzato anche uno studio di registrazione e di postproduzione nel Mulino del Ronzone a Vinci in Toscana, e hanno curato la sonorizzazione di una sala per lo studio delle percussioni a San Vito dei Normanni. Ma perché proprio la lana di pecora? «In realtà - ci dice Leonardo - è un ottimo isolante termico ed acustico e viene frequentemente impiegato in edilizia come sostituto degli isolanti di origine sintetica. È una fibra che garantisce ottime performance per la climatizzazione degli edifici (sia contro il caldo che contro il freddo), è idrorepellente e assorbe l’umidità riducendo così il rischio della formazione di condensa nella struttura dell’edificio». Per il Tex di San Vito dei Normanni sono stati utilizzati circa 5mila chilogrammi di lana che hanno restituito 400 metri quadrati di pannelli, 250 dei quali utilizzati per il teatro e i restanti per altri progetti. «I pannelli sono stati prodotti da un’azienda toscana alla quale ci siamo affidati». Quintali di lana di pecora ogni anno anche in Puglia finiscono nella spazzatura come “rifiuto speciale”. Quello che un tempo era un ricavo aggiuntivo oggi è un costo. La lana prodotta dalle pecore da latte è poco adatta alla filatura. Uno scarto, insomma. Eppure oggi questa lana è diventata la reginetta della bioedilizia. «Il nostro studio si è subito concentrato sulla lana di pecora - aggiunge il giovane ingegnere e ideatore del progetto di Hackustica - che è uno degli isolanti più antichi utilizzata anche nelle costruzioni primitive: è un materiale ideale per costruire secondo i principi della bioedilizia. Elastica e traspirante, è un’ottima fibra climatizzante sia contro il freddo che contro il caldo e possiede una notevole capacità igroscopica. Grazie alla particolare microstruttura, la lana di pecora si propone quindi come un’ottima e naturale alternativa ai materiali isolanti ed acustici tradizionali. In più la lana è una materia prima rinnovabile e riciclabile la cui trasformazione in pannello isolante richiede un bassissimo bilancio energetico». Per realizzare i pannelli studiati dai giovani ingegneri pugliesi, oltre alla lana tosata dalle pecore (in massima percentuale) viene utilizzata anche la canapa e fibre in poliestere ricavate dal riciclo di bottiglie di plastica. «Il poliestere è un ottimo collante per la lana e la canapa. Ogni nostro studio, valutazione e azione sono frutto di una chiara e diretta visione: favorire l’economia circolare e garantire l’ecosostenibilità per determinare migliori ricadute non solo economiche, ma soprattutto ambientali sociali e culturali».

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