Il fenomeno
Bari: «boomer» in pista, risale la febbre del sabato sera
Comitive itineranti di over 50 si spostano nei locali inseguendo i dee-jay storici e il Cellar cambia pelle e ritorna agli antichi fasti
BARI - Pasquale Dioguardi ha messo il cappello sulle ventitré delle serate baresi, Pasquale Trentatré, Enzo Veronese e Nicola Di Venere hanno intenzione di (ri)vestirle di emozioni. Il Cellar richiama i boomer e cambia pelle (non potrebbe essere diversamente): decenni dopo, il ritrovo è tagliato su misura per chi arriva a toccare anche i 60 anni (e più). Lo schema è diverso: ingresso alle 21 (mica alla 1 come una volta), cena (rigorosamente su prenotazione) e poi dj set. Essere imprenditore significa questo: capire gli umori, ancor prima delle tendenze, rendersi conto della domanda di intrattenimento. Gli over 50 lo sanno: comitive itineranti si spostano in questo e in quel locale, inseguendo i dee-jay storici. Mancava evidentemente un riferimento stabile, dove riunire la meglio gioventù di allora. «Pasquale ha prima annusato e poi concretizzato - afferma Veronese - affidandoci il progetto artistico. Ci alterneremo alla consolle, per poi riunirci e chiudere l’esibizione insieme».
EMOZIONI È il progetto Emotions, pensato per riproporre i fasti del Cellar, partendo dalla riproposizione di grandi successi del passato, Senza filtri, senza rework. Oppure il contrario, seguendo la tendenza del momento. Saturday night fever dei Bee Gees è (è stato) il brano di riapertura, come hanno scoperto ieri i 150 fortunati presenti alla inaugurazione. Perché la febbre del sabato sera si ripresenta ciclicamente, come un virus che influenza la vita che scorre e che ritorna con gli stessi sintomi, anche quando si è canuti, stempiati, magari un po’ acciaccati: si canta, si balla, si suda fino a quando il corpo ti assiste. «La base - spiega Trentatré - era tirar fuori, recuperare l’anima di quel locale. Un obiettivo che abbiamo compreso essere possibile durante le anticipazioni a Villa Rotondo, serate che hanno avuto un enorme successo».
CONTAMINAZIONI Ma la location attuale è quella perfetta per il concept, anche musicale. Non una discoteca, nemmeno un night club classico. Non una colonna sonora… analogica, ma una contaminazione derivante dal format che ripropone lo standard dello Studio 54 (la ex discoteca, poi divenuta un teatro di Broadway, situata a Manhattan, New York), ma in chiave moderna. «In molta della nuova produzione - continua Trentatré - ci sono campioni musicali che richiamano pezzi del passato. Prendiamo il dj-producer greco Markakis. Rtroviamo, ad esempio, Marvin Gaye. La contaminazione funziona più dell’originale ed è anche molto più semplice del passato. Oggi, anziché rimasterizzare, si fa prima a ricominciare grazie al digitale, magari cambiando groove, variando la ritmica insomma. Mi meraviglia che i 25enni conoscano alla perfezione quelli che definiamo vecchi artisti. L’avvento della rete ha favorito la conoscenza».
GENERAZIONI Le generazioni s’incontreranno anche al Cellar. Magari entreranno in momenti diversi. Ma entrambe ascolteranno (immaginiamo) Cold Hearth di Elton John insieme con Dua Lipa. Perché, appunto, i successi del passato riemergono, ma mai identici. «Ho iniziato come dj al Cellar nel ‘79 - ricorda Veronese -. A 15 anni già suonavo di domenica per i ragazzi, grazie ai pr Marcello Vernola e Fabio De Fano (ride, ndr), poi a 16 ebbi la proposta dal Le Privé degli architetti Morelli. Quindi a 17 anni fu la volta dello Snoopy con Michele Ranieri e Vito Saliano. Stiamo adesso recuperando i riff e le melodie di allora con arrangiamenti che piacciono a grandi e giovani, anche se noto una spaccatura con gli adolescenti, che preferiscono altro (trap, rap, reggaeton, ndr). Mi piacerebbe rivisitare la prima band che fondò Paul McCartney, i Wings. Goodnight Tonight potrebbe diventare un successo internazionale. Lo rifarei in modalità nu-disco (disco house, ndr) senza intaccare la stesura della traccia né la melodia, rendendolo più percussivo. Sfonderebbe anche tra i giovani».