l'intervista

«Domenico Modugno, il più grande. Non ne nascono più così. Pura energia mediterranea»

fulvio colucci

Lo scrittore Selvaggi: riscoprii le sue origini di Polignano. E una volta feci arrabbiare Mister Volare e voleva rincorrermi per il paese con il bastone

«Ero già alla “Gazzetta” quando mi resi conto che nessuno aveva mai indagato le origini polignanesi di Domenico Modugno». Alberto Selvaggi, giornalista e scrittore, muove gli occhi con la stessa lentezza sorniona dei suoi adorati gatti.

Selvaggi, è sempre colpa sua...

«Cos'altro ho fatto adesso (ride)?».

Fece arrabbiare Modugno.

«È stato il più grande. Non ne nascono più così. Pura energia mediterranea. Come mio zio Vittorio Pedote, polignanese doc. Facevano coppia fissa. Erano esuberanti, scintillanti, due forze della natura».

Non divaghi...

«Il problema era il rapporto con Polignano».

Dica la verità: consideravano Mister Volare uno che aveva dimenticato la sua terra.

«A Polignano gli hanno fatto una statua, con tutti i turisti che arrivano in pellegrinaggio...».

Sì, ma allora?

«Allora, era il dicembre del 1992, mi resi conto che nessuno aveva indagato le origini di Modugno. Che in tanti lo consideravano siciliano. Invece lui aveva preso l'accento di San Pietro Vernotico, in provincia di Brindisi, dove si era trasferito con la famiglia, in tenera età. L'effetto era strano. Sembrava parlasse siciliano. Da lì un fraintendimento che divenne “guerra fredda”».

Tra chi?

«Tra Modugno e i polignanesi. Eppure...».

Cosa?

«Andò a Roma e cambiò tutto. Ne ha aiutati tanti di compaesani».

Poi volò da Sanremo «nel blu dipinto di blu».

«La prima volta lo vidi in un Carosello. Ero bambino e rimasi ipnotizzato. Ha cambiato non solo la canzone, ma la musica italiana».

Il suo brano preferito?

«Tu sì 'na cosa grande. Faccia un paragone con quel che passa oggi il mainstream e vedrà la differenza tra un musicista e un manager. Trionfa l'Auto-Tune. Sanremo certifica da tempo il cambiamento. Non c'è più l'anima».

E la canzone di riserva?

«Meraviglioso. Contiene tutto Modugno, persino la profezia della malattia, della disabilità. Su Youtube si vede il filmato di una vecchia esibizione televisiva in bianco e nero. A un certo punto Modugno porta una mano agli occhi. Si commuove. Forse gli scorre davanti il futuro, il male, le aspre battaglie civili con i Radicali, la sedia a rotelle, il mare di Lampedusa dove cantava, negli ultimi giorni di vita, Meraviglioso».

Ma perché lo fece arrabbiare?

«Io volevo far finire la “guerra fredda” tra Domenico Modugno e Polignano. La prima volta al telefono disse: “Finalmente al paese si ricordano di me”. Io gli feci l'esame di dialetto, lo ricordava benissimo. Scrissi così Modugno, una biografia non autorizzata per Marcello Baraghini, l'editore di Stampa Alternativa. Il 26 agosto del 1993 col grande concerto in piazza Moro, fu siglata la pace. Il guaio è che nel libro avevo riportato le tante lettere d'amore, passatemi da un comune amico, nelle quali emergeva la figura di un Modugno sciupafemmine. Mi voleva rincorrere col bastone per tutto il paese. Poi facemmo pace anche noi. Meraviglioso».

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