Il caso
Teatro Abeliano, tragica fine da scongiurare. Signorile: «In difficoltà a causa dei crediti non riscossi»
Stagione programmata fino a dicembre: «L’attività del teatro continua oltre gennaio. Certo se qualche mecenate si facesse avanti, non sarebbe male»
«La situazione è drammatica, al limite del tragico... eppure speriamo che ce la caviamo!». A parlare così è Vito Signorile, patron e regista del Teatro Abeliano, le cui sorti, anche nelle sue parole di un paio di giorni fa, sembrerebbero inclinare verso cupe soluzioni, o addirittura dissoluzioni.
Qual è la strada per un possibile esito positivo? Quello dell’Abeliano è un problema di debiti accumulati, di contributi persi, di mancati introiti?
«Il paradosso della situazione in cui versa l’Abeliano è tutta conseguenza dell’esito conflittuale che ha chiuso il Tric (Teatro di rilevante interesse culturale), che fu istituito col nome Teatri di Bari insieme al teatro Kismet, esperienza da cui l’ Abeliano è fuoruscito suo malgrado e che ora è al vaglio della magistratura. Il paradosso di cui parlo è quello per cui l’ Abeliano è titolare non di debiti accumulati, quanto piuttosto di crediti mai riscossi e dei quali resta in fiduciosa attesa. Parliamo di alcune centinaia di migliaia di euro, non di noccioline. Prima o poi i tribunali si esprimeranno, si spera “alla stagion dei fiori” verso marzo o giù di lì. Nell’attesa tocca “resistere resistere resistere”, stringendo la cinghia all’estremo. L’attività del teatro, un teatro che abbiamo costruito dal nulla e indebitandoci, continuerà anche se i teatranti dell’Abeliano non prendono la paga da quel dì».
La stagione presentata l’altro giorno è programmata fino a dicembre. Poi che succede?
«Succede che proseguirà il percorso di questo “Festival multimediale”, progetto approvato dal Ministero - anche se abbiamo dovuto “entrarci” come fosse la prima volta, data la sospensione dovuta ai Teatri di Bari in cui eravamo confluiti - con poco (cinquantamila euro) e che si programma anno per anno. Questa “discontinuità” della sigla Abeliano che abbiamo subito, ovviamente ci danneggia moltissimo, specie nella partecipazione a bandi, progetti, ecc., vedi il caso degli stanziamenti di Ministero/Comune della scorsa estate. E comunque “la guerra continua”, così l’ attività del teatro, da gennaio e oltre gennaio. Certo se qualche sponsor, se qualche mecenate pugliese si facesse avanti e venisse in soccorso, non sarebbe male!»
A parte le banche quali sono i vostri interlocutori, istituzionali e no?
«Premetto che per quanto riguarda i ratei del mutuo (quello per la costruzione del teatro) siamo perfettamente in regola, in accordo con le banche, così per il pagamento dei fitti alla Parrocchia S. Sabino, che resta proprietaria del suolo e del manufatto. Questo teatro Nuovo Abeliano sarà domani un bel “regalo” al quartiere Japigia e alla città di Bari. I costi da sostenere restano quelli tecnici, per la gestione della sala e delle attività, che certamente continueranno, costi quel che costi, a cominciare dai nostri stipendi. Altri interlocutori sono, a parte il Ministero con il “ricomincio” dei rapporti, indubbiamente il Comune di Bari (con cui prima vigeva una convenzione finanziaria, al momento sospesa) e la Regione Puglia. Enti con i quali in passato intensa è sempre stata l’ interlocuzione. Enti con cui, spero, ci rincontreremo».
Borgia dà la colpa all’«eventismo». Vincenti: ci perdiamo come cittadini (di Maria Grazia Rongo)
Il grido di dolore lanciato qualche giorno fa da Vito Signorile è stato raccolto dal suo mondo, quello del teatro, di un’arte che non finirà mai di creare un rapporto unico, irripetibile, tra chi calca il palcoscenico e lo spettatore. La paventata chiusura del Teatro Abeliano, con lo strascico della vicenda che vede ancora in piedi il contenzioso tra l’Abeliano e il Teatro Kismet che insieme diedero vita al TRIC nel 2015, non può che lasciare sgomenti gli operatori del mondo teatrale che si chiedono cosa si potrebbe fare.
«Purtroppo, chi si occupa di teatro a livello istituzionale, dal centro alla periferia, non solo non comprende il teatro ma non lo ha nemmeno a cuore - commenta duramente Gianpiero Borgia, attore e regista pugliese, tante volte al Teatro Abeliano con i suoi lavori -. Quello che sta succedendo all’Abeliano, che è sempre stato un avamposto del teatro pugliese, è quello che succederà a tantissime altre realtà finché la politica teatrale sarà affidata a gente che pensa che sia un inutile fastidio». «Rispetto all’era Vendola in cui i soldi magari erano pochi ma c’era un progetto relativo alla cultura e un sistema di regole che consentiva agli operatori di orientarsi - prosegue -, siamo tornati all’”eventismo”. I soldi sono rimasti gli stessi ma l’”eventismo” è dannoso per chi vive di questo mestiere. È inutile riempire di risorse un sistema senza conoscere come funziona e quali sono i suoi bisogni. La cultura in Puglia è affidata a passanti».
«Vito che da una vita è l’avamposto, è quello che si sta facendo male per primo. Lui che ha insegnato a tutti noi a buttare il cuore oltre l’ostacolo, è il primo a cadere - conclude Borgia - . Quello che devono fare le istituzioni è rendersi conto che nessuno è tuttologo, che il nostro è uno specialismo, che è necessario che se ne occupi gente esperta di teatro e non solo di finanziamenti europei. Noi tutti teatranti pugliesi sappiamo chi è Vito Signorile e cosa ha fatto per tanti decenni con il suo teatro, quindi spero che chi prende le decisioni, riconoscendo la propria incapacità e data l’urgenza che ha sollevato questo caso, prenda provvedimenti seri».
L’attrice barese Carmela Vincenti è addolorata e dice: «È una notizia che mi crea un grande dispiacere. Ho lavorato all’Abeliano anche nel vecchio teatro e poi sono tornata nel nuovo. Queste notizie rappresentano un lutto per la città. Ancora una volta si rischia di rimanere orfani di un fondamentale presidio culturale e tutte le volte che si chiude un teatro, perdiamo noi come cittadini. Non sono una burocrate e non so quale potrebbe essere la soluzione per farlo sopravvivere, auspico comunque l’intervento del Comune e della Regione».
Schiavarelli: serve il sostegno ministeriale. Bruni: «Ora investimenti oculati degli Enti» (di M.G. Rongo)
Il mondo del teatro e dello spettacolo barese fa quadrato sulla vicenda dell’Abeliano. Tiziana Schiavarelli, l’attrice barese che con suo marito Dante Marmone da anni dà vita alla compagnia teatrale Anonima G.R., nel 2013 ha dovuto attraversare lo stesso momento di crisi e di dolore, con la chiusura del loro teatro, il Teatro dell’Anonima. Dopo ben venticinque anni di successi, la protagonista di tanti spettacoli di successo si vede costretta a rivivere un piccolo incubo e commenta così la possibile chiusura del teatro Abeliano: «Dovremmo lavorare e contribuire anche noi, compagnie teatrali cittadine, alla programmazione dell’Abeliano. Attivare collaborazioni e nuove produzioni», suggerisce.
«Sarei molto felice di collaborare con Vito Signorile in eventuali allestimenti, ma l’Abeliano ha innanzi tutto bisogno di rientrare nella contribuzione ministeriale perché si tratta di un grande teatro, che affronta spese notevoli», dice ancora.
E aggiunge: «Noi comprendiamo bene quello che sta attraversando Vito perché ci siamo trovati nella stessa condizione e non abbiamo mai avuto sostegni ministeriali e neanche locali se è per questo. C’è bisogno anche di sponsor, di qualcuno che sostenga il lavoro degli artisti».
«Noi non possiamo che dare il nostro contributo artistico, quello del botteghino, come facevano le compagnie di una volta, cercando di far tornare il pubblico a teatro», conclude con amarezza.
Carlo Bruni, attore e regista teatrale, dal 2004 al 2009 consulente dell’assessorato alle Culture con assessore Nicola Laforgia nel primo mandato da sindaco di Michele Emiliano, a gennaio scorso ha concluso la sua esperienza da direttore artistico del «Sistema Garibaldi» a Bisceglie, essendo escluso all’improvviso dalla programmazione del Teatro Garibaldi realizzata dal Comune di Bisceglie e dal Teatro Pubblico Pugliese. «Uno dei peggiori proverbi che conosco è “mal comune mezzo gaudio” -, afferma - In una regione che corre spedita verso il monopolio culturale, non mi sorprende il rischio che, nell’elenco degli spazi teatrali preclusi, rientri l’Abeliano».«
«Confido quindi in un investimento oculato delle prossime risorse pubbliche che includa la salvaguardia della struttura barese, rivendicando quella pluralità e quella indipendenza del Teatro, indispensabile alla vita civile di ogni Comunità», conclude l’artista.