La curiosità
La Bella e la Bestia in scena nel castello di Brindisi di Montagna
Nel castello di Fittipaldi il 3 e 4 settembre la trasposizione di una delle favole più belle di tutti i tempi
POTENZA - Quale location più semantica per una favola? Perché è nei castelli che principesse e fanciulle, draghi e mostri, re infelici o cattivissimi consumano le loro leggendarie gesta. Castello Fittipaldi, per l’esattezza, Brindisi di Montagna alle porte di Potenza. Scenario ben noto al pubblico poiché superba quinta naturale dello spettacolo «La Storia Bandita», miseramente chiuso dopo anni di programmazione nel Parco della Grancìa. Archiviati i briganti, si passa alle fiabe e a uno dei testi dalle infinite chiavi di lettura: «La Bella e la Bestia».
Storia ben nota, nata dalla penna della dolce Jeanne-Marie Leprince de Beaumont, che all’educazione dei bambini dedicò l’intera sua vita (madre tra l’altro di ben sei figli), l’allestimento nel Castello Fittipaldi è scritto, diretto e interpretato da Alessio Chiodini (che ovviamente interpreta la Bestia). Belle è invece interpretata da Valentina Corti, Federico Campaiola il Narratore. Suggestivo il contatto stretto, intimo, complice con il pubblico che non assiste allo spettacolo perché È nello spettacolo, cioè in un’ala del castello. Immaginifico il sindaco di Brindisi di Montagna Gerardo Larocca: «Mi piace l’idea di pensare al pubblico che dopo lo spettacolo, voltandosi pensi di essere appena uscito dalla favola che ha vissuto».
L’allestimento è in programma sabato 3 e domenica 4 settembre alle 18 e, visto l’evidente stringato numero di posti a disposizione, è consigliabile cominciare a prenotare (345 0461304).
Chiodini e Corti, romani giovani e talentuosi, sono volti noti della tv e del cinema italiani. «Uno spettacolo nello spettacolo - spiega così Chiodini il suo adattamento della favola -. Una sfida, un’esperienza particolare, che porterà il pubblico ad immergersi completamente nella storia, gestita da soli tre attori». Già in scena a Roma nella sconsacrata Cappella Orsini, arredata come un castello medievale, questa rappresentazione del rapporto tra Belle e la Bestia indaga gli anfratti della solitudine umana, e dunque della diversità, ben prima del consueto happy ending.
Sebbene la Sindrome di Stoccolma (la vittima che sta dalla parte del carnefice) sia un’elaborazione solo degli anni Settanta, cioè molti secoli dopo l’opera di Jeanne Marie Leprince, «La Bella e la Bestia» è un visionario racconto sull’essere/apparire, sulle passioni e le pulsioni, sul dolore e sull’ingiustizia. Non a caso l’adattamento Disney del 1991 fu accolto come la più onirica rappresentazione dell’Aids, laddove il «miracolo» della trasformazione tradiva la speranza della sopravvivenza, quando ancora nessuna cura era ipotizzabile.
Castello Fittipaldi, restituito alla fruizione solo da pochi anni dopo un complesso restauro, si prepara dunque ad accogliere un allestimento singolare e introspettivo. Ma pur sempre una bella favola.