Serie A
Lecce, «nubi» in vista: col Bologna per svoltare
La parte tattica non funziona, attacco e difesa da «rosso»
Ci si aspettava qualche segnale positivo dal Lecce di Coppa Italia, al netto del risultato. Alla fine, tuttavia, la sconfitta contro il Milan non ha fatto altro che addensare ulteriormente le nubi. La squadra allenata da Di Francesco è uscita dal «Meazza» con le ossa rotte. Una sconfitta senza appello, che pesa nei modi ancor più che nella misura. Perché i salentini non hanno praticamente mai dato l’impressione di potersela giocare, né sono sembrati all’altezza dei pur forti avversari. Certo, l’espulsione rimediata da Siebert dopo meno di venti minuti di gioco non ha fatto altro che peggiorare le cose, ma anche in parità numerica, nel primissimo frangente di gara, i giallorossi sono apparsi in balìa dell’avversario. Un vero peccato, perché, come anticipato, la sfida di Coppa doveva essere una tappa da sfruttare al meglio per cercare degli spunti interessanti da replicare in campionato. Il ko rimediato, invece, aumenta sempre più le incertezze.
Una novità, a dire il vero, si è vista. Di Francesco ha schierato il Lecce con un inedito 3-5-2. Una soluzione radicalmente diversa rispetto al 4-3-3 attorno al quale è stata costruita la rosa, un tentativo di invertire la tendenza negativa. La scelta, però, non ha pagato e, a dire il vero, non è neanche pienamente giudicabile. Il fatto che il Lecce abbia giocato per oltre un’ora in inferiorità numerica, infatti, ha fatto saltare il piano partita, quindi tutte le valutazioni tattiche sono sub iudice. Restano però i numeri, freddi e impietosi, che fotografano un momento di profonda crisi già all’alba di una lunga stagione. La compagine salentina ha rimediato tre sconfitte consecutive in campionato, che diventano quattro se si considera anche l’incontro di Coppa Italia. Quattro partite nelle quali il Lecce ha segnato due soli gol (N’Dri contro l’Atalanta e Tiago Gabriel contro il Cagliari) e ne ha incassati ben undici. Quattro partite nelle quali, soprattutto, la squadra di Di Francesco è apparsa fragile caratterialmente, oltre che in grossa difficoltà dal punto di vista tecnico. E pensare che quel pareggio alla prima giornata di campionato sul campo del Genoa aveva dato dei segnali positivi, di una squadra ordinata e ben messa in campo, con difetti da limare, ma nel complesso competitiva. Da lì in poi è partita una spirale verso il basso nelle successive quattro partite. Milan, Atalanta, Cagliari e di nuovo Milan in Coppa Italia. Di partita in partita sempre un passo indietro, quattro sconfitte nelle quali il fil rouge è stato rappresentato da un velato senso di arrendevolezza di fronte alle difficoltà e alla forza dell’avversario.
Sono tante le difficoltà del Lecce e le criticità vanno distribuite su più livelli. Da un lato c’è la difficoltà di Di Francesco nel trovare una quadra che permetta alla squadra di esprimersi al meglio. Troppe le lacune evidenziate dai giallorossi nelle due fasi, dalle difficoltà nel creare pericoli offensive alle maglie troppo larghe di una difesa facilmente perforabile. Ma sul banco degli imputati finisce anche, inevitabilmente, l’organico allestito in estate, perché nel Lecce di quest’anno si continuano a intravedere difetti atavici della squadra della scorsa stagione. Una squadra che nella sessione di calciomercato ha perso importanti leader tecnici e carismatici (Krstovic e Baschirotto) e che ha visto l’innesto di elementi ancora da costruire. Il risultato è che sembra quasi come se alle incertezze dello scorso anno se ne siano aggiunte di ulteriori, in un gioco di equilibri che al momento appaiono piuttosto fragili.
Sia chiaro, tuttavia, che ci si trova pur sempre ancora all’alba della nuova stagione e che il tempo per raddrizzare la rotta c’è tutto, benché appaia evidente come sia un’operazione tutt’altro che facile. Alla quinta giornata di campionato, con un solo punto ottenuto, è innegabile come si debba andare a caccia della svolta, prima che la situazione diventi ulteriormente ed eccessivamente precaria. Le prossime due sfide, in tal senso, appaiono davvero decisive per il futuro. Prima la partita di domenica al «Via del Mare» contro il Bologna, poi la trasferta della prossima settimana sul campo del Parma, diretta concorrente nella lotta salvezza. Due partite che separano il Lecce dalla prossima sosta del campionato, 180 minuti nei quali i giallorossi dovranno provare a spegnere i campanelli d’allarme e a trovare rimedio alle proprie fragilità. Altrimenti, la strada in questa serie A rischia di farsi troppo in salita.