Serie B

Bari, alza l’asticella: soliti errori e cattive gestioni, così non si cresce

Antonello Raimondo

Troppo presto per abbozzare bilanci e per avventurarsi in bocciature. Esattamente come sarebbe stato più saggio non lasciarsi andare in complimenti sperticati nei confronti di una squadra che, pur ricca di note liete, mostrava poco di quella concretezza che serve per diventare grandi

BARI - Bisogna mettersi d’accordo, una volta per tutte. Qual è il significato della parola merito? Merita di vincere una squadra che gestisce malino il vantaggio, che ottiene poco o nulla dai cambi, che sbaglia due-tre occasioni clamorose e che concede un gol e un’occasione clamorosa a un avversario sotto osservazione e in grave crisi psicologica? La risposta è più semplice di quanto di possa credere: no. No categorico. L’impressione è che, a volte, si faccia confusione tra la prestazione e i meriti. Una prestazione viva può indurre all’ottimismo, specie in avvio di stagione. Ma non autorizza a parlare di «punti mancanti» e «classifica bugiarda». Chi la vede così è completamente fuori strada. Al pari di quelli, sempre più numerosi, che si attaccano a errori arbitrali per riscrivere risultati, evidentemente virtuali.

Il Bari ha meritato la fiducia del suo popolo nonostante numeri tutt’altro che eccezionali. E questo mè accaduto perché la squadra ha mostrato un atteggiamento coinvolgente e un modo brillante di proporre calcio. Alcune buone prestazioni non hanno portato a risultati pieni, su tutte la trasferta a Genova contro la Sampdoria. Ed è un dato certo. Stavolta, però, il discorso è decisamente diverso. Il Bari visto nell’anticipo al «San Nicola» non ha giocato una grande partita, come sottolineato nel dopo partita da un Longo sempre molto onesto nelle disamine. Ha creato alcune occasioni monumentali, questo sì. E se avesse mostrato cinismo avrebbe finito con il meritare la vittoria. Però la partita ha raccontato anche altro. Per esempio di un Catanzaro sempre dentro la partita e comunque in grado di sviluppare il suo gioco con buona personalità. Poi, come spesso accade, le partite si decidono nel cuore delle aree di rigore. Sibilli e Lasagna hanno macchiato la loro prestazione con errori importanti. Iemmello, no. Lui sì, bomber nel senso più vero e classico del termine. Capace, pur in una serata complicata e in condizioni non ottimali (aveva saltato le due precedenti partite del Catanzaro), di imporre la legge dell’attaccante di razza. Ma l’avete visto quel tiro da biliardo che ha «uccellato» il Bari?

Troppo presto per abbozzare bilanci e per avventurarsi in bocciature. Esattamente come sarebbe stato più saggio non lasciarsi andare in complimenti sperticati nei confronti di una squadra che, pur ricca di note liete, mostrava poco di quella concretezza che serve per diventare grandi. Situazione fluida, insomma. In continua evoluzione, nella consapevolezza che di tempo ce n’è ormai poco. Serve un salto di qualità per iscriversi definitivamente al campionato dellìambizione. Ciò che la gente del Bari pretende, «scrivendolo» in ogni angolo di città a caratteri cubitali.

Si è parlato tantissimo dei cambi poco efficaci di Longo. Sbagliate le intuizioni dell’allenatore o una panchina con valori tutt’altro che eccezionali? La verità, come spesso accade, potrebbe stare nel mezzo. La decisione di alzare il livello tecnico in mezzo al campo non ha pagato, questa è una certezza. L’ingresso di Manzari ha tolto equilibrio alla squadra invece di migliorarne l’atteggiamento. Favilli, poi. Nessun dubbio sulle sue qualità, le abbiamo esaltate più volte. Ma oggi è un calciatore in grado di spostare gli equilibri? Saco, Tripaldelli, Favasuli? Tutta gente che, oggi, può ambire a una maglia da titolare in un Bari ambizioso. E ancora, Bellomo, Maiello, Simic, Sgarbi? Finora li abbiamo visti poco o nulla, per motivi evidentemente diversi. Sono compatibili con un progetto ambizioso a breve termine? A tutte queste domande risponderà il campo, giudice insindacabile e foriero di verità assolute. Venerdì sera a La Spezia, poi il doppio turno in casa contro Carrarese e Reggiana. Tra una quindicina di giorni, probabilmente, ne sapremo qualcosa in più. A oggi c’è una squadra viva e una classifica reale. Lasciate perdere tutto quello che allontana da fatti e numeri.

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